di Felice D’Ambra
Alcuni anni fa mentre passeggiavo sul corso a Lipari, il carissimo amico Bartolo Basile, mi diede alcuni foglietti di poesie scritte di suo pugno, con preghiera di pubblicarle a suo nome. Io le invio così come esattamente scritte da lui e consegnatemeli, il 15 luglio 2005, sapevo di averle, ma soltanto qualche giorno fa le ho trovate, meglio tardi che mai.
- “Come passa il tempo: Sfogliando l’album delle foto me ne accorgo come è passato il tempo. Non mi riconosco più. Come se ne andata via la gioventù, sono cambiato, sono vecchio, sono stato bambino, non ho avuto tanto. Incontro degli amici ricordandoci del passato, dei tempi che furono. La gioventù non torna più, come il sole che spunta e tramonta. E’ finita la giornata.
- La sincerità: Mi dovete scusare ciò che dico, ciò che vedo a modo mio lo dico. Non sono un diplomato, sono uno che la pensa a modo suo. Le cose sono strane e non sincere, sono i fatti che convincono, è inutile sperare. Nessuno ti aiuta, nessuno sembra strano, non è umano. Basta un semplice saluto per capire ch’è rimasto qualcosa tra di noi.
- L’Estate: Quanta è bella l’estate, sulu ca vidi tutti sti beddi carusi cumu la natura li fici, cuddi belli cosci e cuddi minni ca si vidunu sutta a maglietta trasparenti. Iò cull’amici fazzu li cummenti, locchi godi e giuvani si senti. Anciulinu amicu mia ci vaddamu nta facci e dicimu: quanta è bella la natura e l’ estati. Ora ca veni l’inviernu, tuttu ritorna riservatu e chiddi seni nun si vidi chiù, ca spiranza ca veni prestu la nova estati.
- L’Isola: Lipari è l’isola dove sono nato. Quanta è bella l’isola mia, dal mare si specchia la natura. O mare quanto sei bello trasparente, inviti a fare il bagno a tanta gente. L’Isola non è mia, mi appartiene perché ci sono nato e noi a tutti la offriamo, così anche loro godano le grazzie della natura che Dio ci ha dato”.
Poesie di Bartolo Basile (in arte “Monacedda”), scritte nel 2005.