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C’è la sparizione di una serie di testi antichi, i primi ad essere pubblicati con la nascita dei caratteri di stampa mobili, dietro la misteriosa morte di un frate cappuccino, Leo, pronto a denunciare un traffico di incunaboli e cinquecentine. “Il lago delle oche zelanti” è il fantasioso titolo della quinta avventura di Anna Dalù, la giornalista-detective nata dalla penna di Enzo Basso.

Quasi per caso, Anna Dalù si immerge nel mondo delle biblioteche, dopo che il suo amico etno-antropologo Adolfo Inglese chiude la carriera alla Biblioteca regionale di Messina.
A mettere le mani sui testi rari, oltre un gruppo organizzato di antiquari nazionali, c’è l’Accademia degli Zelanti, una associazione della quale fanno parte insospettabili bibliofili, una setta con la passione segreta del potere. Dopo due viaggi nel cuore della Sicilia, al centro di restauro della patologia del libro a Mezzojuuso, gestito dai frati basiliani di rito greco bizantino, e una tappa a Riesi, dai genitori del giovane frate strangolato in biblioteca, Anna Dalù decide di ricorrere alla sua tecnica di guastatrice per mettere in crisi quel mondo dedito alla sottrazione dei libri, avviluppato nella ragnatela di istituzioni locali che incolla tutti i protagonisti della storia nel mastice delle complicità.

Sarà il fiuto di Giovanni Agati, con la sua esperienza di investigatore, a farle trovare le prove del grande inganno messo in opera per sviare le indagini sull’omicidio di frate Leo, maturato da un raptus dopo che il giovane ha minacciato di denunciare le sottrazioni di libri rari nelle biblioteche. Anna Dalù trova la chiave del mistero dopo l’adozione di una serie di simboli e di terminologie interne e segrete all’Accademia degli Zelanti, l’associazione segreta che raggruppa pezzi di istituzioni preposte anche a indagare sull’omicidio del fraticello, insabbiato con il falso movente di un litigio con un altro frate anziano, che soffre di disturbi mentali. La verità mescolata alla menzogna, retta dalle complicità dentro le istituzioni.

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Cas, consorzio autostrade scolapasta” è il nuovo istant book del giornalista Enzo Basso, disponibile da sabato in tutte le edicole. 126 pagine, Author publishing, dieci euro. Il libro è un viaggio-inchiesta nella storia del Cas, il consorzio delle Autostrade Siciliane, dai suoi primi passi, fino al progetto che ora vede impegnata la giunta Musumeci a modificarne, dopo sessant’anni, la natura giuridica, da ente non economico a economico, in vista del progetto di fusione e incorporazione con l’Anas.

Che cosa è successo nel frattempo?

Le autostrade siciliane sono bucate come uno scolapasta. Le corsie sono spesso a carreggiata unica, segnaletica impazzita, interruzioni e dossi, che hanno portato gli automobilisti a far nascere blog di protesta continua e le associazioni dei consumatori a chiedere che si tolga il pedaggio per l’entità dei disservizi registrati. Ma come si è arrivati a questa situazione di degrado assoluto, che ha portato il Ministero a rilevare ottocento “non conformità” e l’ispettore Placido Migliorino a chiedere la chiusura di ponti e cavalcavia per imminente pericolo di cedimento?

Il viaggio parte dalla presidenza di Vincenzo Ardizzone, il pioniere delle autostrade siciliane, un tempo esempio di studio per l’alta ingegneria delle opere realizzate, per arrivare alla crisi di tangentopoli degli anni Novanta che ha decapitato la classe dirigente dell’ente, sostituendola via via con direttori e burocrati di nomina politica.

“E’ nato allora il declino lento delle autostrade” chiosa l’ex direttore generale Eraldo Luxi, per anni direttore generale della Messina-Catania in tandem con il fratello Ubaldo alla guida della Messina-Palermo, che ha seguito per trent’anni la crescita del nastro autostradale da uno svincolo e da un casello all’altro. Ma, dai primordi delle prime opere del nastro d’asfalto, il contenzioso del Cas con le imprese è poi cresciuto fino a toccare la stratosferica cifra di seicento milioni di euro.

“Il libro”, confessa l’autore, “fa la storia delle autostrade, le speranze delle popolazioni che hanno vissuto gli anni del il boom e poi fa l’analisi di chi ha contribuito a trasformare il Cas in un carrozzone, a rischio di continuità aziendale”.

Dai segreti degli arbitrati, alle miserie delle inchieste che hanno investito più volte la direzione dell’ente di Contrada Scoppo, una mappa ragionata anche della malapolitica che, prima che si completi l’autostrada in costruzione, la Siracusa-Gela, ora vuole portare l’ente nelle braccia capienti dell’Anas, l’azienda di Stato chiamata a svolgere i controlli, finita essa stessa di recente incorporata nelle Ferrovie italiane. Sessant’anni di storia, che viaggiano dalle prime esplosioni di dinamite per il Traforo dei Peloritani, per arrivare alla tangenziale di Messina e ai misteri del Viadotto Ritiro, la mega opera oggi in ristrutturazione che, per i ritardi accumulati nei lavori, ancora una volta metterà in ginocchio la circolazione autostradale per l’estate già alle porte.   

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