Gentile direttore,
vorrei evidenziare una mia riflessione da cittadino che potrebbe sicuramente interessare tantissime persone vittime della burocrazia.
Volevo segnalare il contorto "giro" giuridico in vigore in merito alla presentazione di ricorsi di varia natura presso le sedi competenti al fine del riconoscimento di un diritto legittimo.
Nello specifico evidenzio si evidenzia che la normativa vigente, prevede il versamento di un "contributo unificato" da effettuarsi per la presentazione di ricorsi presso le sede competenti (Tribunale, Giudice di Pace, Commissione Tributaria Regionale, Commissione Tributaria Provinciale ect..) per la decisione, che, anche in caso di accoglimento, al ricorrente non viene però riconosciuto il rimborso delle spese vive sostenute per la presentazione dello stesso.
Per quanto sopra se ne deduce che l'utente, sia nel caso in cui attiva un procedimento per farsi riconoscere un legittimo diritto sia nel caso si evidenzi l'insussistenza e l'infondatezza di una contestazione, comunque subisce un danno economico.
Un esempio può essere il ricorso per un verbale redatto per violazione al codice della strada ove viene applicata una sanzione di euro 54,00.
Presentando un ricorso al Giudice di Pace bisogna effettuare il citato pagamento del contributo unificato di euro 33,00 ed acquistare una marca da bollo da euro 16,00, per un totale di 49,00.
In caso di accoglimento del ricorso e dell'archiviazione del verbale è vero che non verrà pagata la sanzione di euro 54,00 ma è pur vero che non viene restituita la somma di 49,00.
Questo è uno dei tantissimi casi in cui un contribuente, se ha torto versa 54,00 euro, se dimostra di avere ragione sborsa, comunque, l'importo di euro 49,00.
In un caso come sopra, che senso ha dimostrare di avere ragione se comunque si subisce un danno economico ??? In effetti, la dimostrazione di aver ricevuto un danno ingiusto serve a risparmiare solo l'importo di euro 05,00, che solitamente si azzera o viene superato dai costi che si sostengono per la spedizione di raccomandate con ricevute di ritorno, spese per fotocopie dell'intera cartella ed altri documenti, ect. Ovvero, pur dimostrando di non aver commesso nessun illecito si è comunque chiamati a pagare una somma di denaro.
Non si osi pensare a cosa succede in caso il ricorso non venga accolto !
Spesse volte si è costretti a dover presentare i ricorsi per la mancata applicazione dell'"autotutela" da parte degli organi che, incuranti delle norme in vigore, dichiarano di non avvalersi dell'istituto dell'autotutela, come se fosse una "facoltà. Ciò non consente all'utente di potersi difendere in via bonaria dimostrando palesemente le proprie ragioni. In alcuni casi, ed in alcuni Uffici, per ottenere risposte e utili elementi da indicare nei ricorsi, bisogna effettuare un "acceso agli atti", ben correlato da marche da bollo i cui costi gravano sull'utente.
Tutto ciò sembra sia ben architettato al fine di distogliere il cittadino dal presentare un qualsiasi ricorso, con il sempre presente dubbio che non venga neanche accolto.
In conclusione con la presente volevo suggerire agli organi competenti di valutare la possibilità di rivedere l'attuale normativa restituendoci dignitosamente e civilmente la possibilità di far valere i propri diritti senza essere già sconfitti in partenza.
In alternativa, si potrebbe integrare la vigente normativa, stabilendo il rimborso delle spese sostenute per la presentazione del ricorso, facendo gravare il pagamento delle somme sull'Amministrazione che emette le richieste di errate cartelle esattoriali che potrebbero esercitare il diritto di rivalsa sul dipendente che per incuria, per negligenza o quant'altro, prospetta situazioni non rispondenti a fatti inconfutabili, inducendo l'emissione di atti e cartelle di pagamento nei confronti dei cittadini.
A quanto sopra esposta è da aggiungere anche il meccanismo adottato per le notifiche agli interessati che vengono effettuate sempre nei tempi limiti e comunque, al massimo, entro un mese dalla scadenza dei tempi per la prescrizione.
Ovviamente, più tardi la inviano più sono alte le spese e gli interessi.
Difficilmente si riscontra che un tributo dovuto nell'anno 2010 venga notificato nel 2011 infatti spesso si verifica che, ad esempio, per una tassa auto non pagata nel 2010 la notifica viene notificata nel 2013, ovvero qualche manciata di giorni prima che intervenga la prescrizione e quando le somme relative a sanzioni ed interessi rappresentano un importo cospicui e soddisfacente per l'Amministrazione richiedente.
Per meglio apprendere quanto detto, basta pensare alle centinaia di migliaia di cartelle esattoriali cartelle che vengono emesse su richiesta dell'Agenzia delle Entrate o dai rispettivi Comuni per tributi relativi ad annualità già andate in prescrizione.
Quanti ricorsi saranno presentati al costo di euro 49,00 cadauno? Quanti pagheranno rinunciando al proprio diritto di presentare un ricorso, considerando che le spese da sostenere non saranno in alcun modo restituite?
Con i sistemi ed iter burocratici in vigore, in caso di accoglimento di un nostro ricorso, una cosa possiamo dirla a voce alta: "ABBIAMO PAGATO TANTI SOLDI MA ....... ABBIAMO AVUTO RAGIONE NOI !!
L'ultima beffa è rappresentata da quei dipendenti di Enti che, incuranti dei disagi che creano specie in questi particolari momenti di crisi, si vantano comunque di svolgere impeccabilmente il proprio lavoro: Forse convinti di aver lavorato bene visto che, con il sistema attualmente adottato, consentono, in ogni caso, all'Erario di riempire le casse. Perché non si responsabilizza detto personale facendo gravare su di esso il rimborso delle spese in caso un contribuente vinca il ricorso scaturito dal lavoro svolto dallo stesso. Intanto penso che la richiesta di emissione di avvisi o di cartelle di pagamento diminuirebbe vertiginosamente. PROVIAMO ?
Ringrazio per il tempo dedicato alla lettura della presente, con la speranza che ciò possa essere uno spunto di riflessione e ... chissà ... magari l'inizio di un percorso per ottenere di poter esercitare il libero diritto a difendersi.
Lettera firmata