di Vito Faenza
L'UOMO CHE HA SCOPERTO L'OSSIDIANA
(dedicato alle isole Eolie e all'isola di Filicudi con il suo villaggio preistorico)
ll mare era immenso. Non vi vedeva la fine. All’orizzonte solo un filo di fumo, continuo. E di notte c’erano anche dei getti di fuoco. Era una montagna? Allora cosa voleva dire a chi da lontano la guardava. C’era anche chi la adorava, come fosse un Dio. C’era anche chi la temeva. “Ma è tanto lontana”, aveva detto, ma a bassa voce quasi la montagna lo potesse sentire, l’anziano del villaggio.
Uomo, un pescatore, voleva andare più al largo per poter pescare più pesci. Ma come fare? Gli venne l’idea di scavare il tronco che era stato abbattuto da un fulmine. Tolse la corteccia e lo mise al sole. Poi con una selce, con pazienza, piano piano, lo intaccò e ricavo uno spazio dove poteva sedersi comodamente. Continuò il lavoro e ricavò uno spazio per l’otre d’acqua, gli ami, il filo. Erano sorte e tramontate molte luce quando finalmente lo mise in acqua. Tra tanti pezzi di legni ne scelse uno e cominciò con questo a spingere il tronco per portarlo ramo aveva cominciato a spingere. Gettò gli ami e prese molti pesci.
Ogni tanto guardava la montagna di fuoco. Da dove si trovava si vedeva che era una montagna che sorgeva su un’isola. Con il pezzo di legno spinse il tronco a riva. Buttò sulla spiaggia i pesci che aveva preso e trascinò, lontano dall’acqua il tronco. Barattò il pesce che non gli serviva con alcune cose e con qualche frutto. Portò tutto alla moglie. Sarebbe bastato per mangiare per alcuni giorni.
Ogni giorno usciva con il suo tronco e tornava sempre con una pesca abbondante. Era diventato esperto e la sua famiglia viveva bene. I suoi figli erano sani e con una selce cominciava a intagliare il pegno. Il primogenito ad un pastone legò una pietra con un lato tagliente e la usava per tagliare rami. Il secondo aiutava la sorella a coltivare n pezzo di terra accanto alla capanna. E con i rami tagliati dal primogenito aveva creato una sorta di barriera per tenere lontano gli animali.
Per alcuni giorni il mare fu tempestoso. Il vento soffiava forte. Dal cielo cadeva una pioggia fitta. Il cielo si riempiva di fulmini e potenti boati scuotevano la terra. Rintanati nelle capanne si stringevano l’uno all’altro. Le scorte di cibo si riducevano giorno dopo giorno.
Smise di piovere. Uscì sulla soglia della capanna. Aveva smesso di piovere ed il cielo era chiaro. “Esco a pescare” disse alla moglie prendendo tutti gli attrezzi e l’otre con l’acqua. Il mare era agitato e il tronco una volta al largo era sballottato da una parte all’altra. Nonostante le difficoltà riuscì a pescare molti pesci. Lanciò l’amo in mare, nascosto da uno dei pesci che aveva pescato poco prima.
Dopo qualche minuto, sentì uno strappo alla corda legata all’amo. Il tronco sobbalzando venne trascinato al largo. Le mani gli facevano male. Legò la corda al tronco. La corsa non si interrompeva, Anche se dopo qualche tempo il ritmo era più lento. Poi il tronco si fermò. Tirò la corda e portò nel tronco un pesce. Erra enorme, aveva un muso lungo e appuntito. Lo sistemò alla men peggio e poi alzò lo sguardo. Vide che era molto vicino all’isola della montagna di fuoco e le onde lo portavano verso la spiaggia ai piedi della montagna. Era sera quando arrivò e portò il tronco sulla riva. Mise il piede su un sasso nero e si tagliò.
Era affilatissimo. L’indomani vide che la spiaggia era piena di queste pietre taglienti e nere. Ne raccolse molte e le mise insieme al pesce sulla barca. Poi cominciò a remare, alle spalle la montagna, davanti il mare. La montagna diventava sempre più piccola, l’orizzonte indicava la terra. Era quasi sera quando arrivò al villaggio. Sulla spiaggia la moglie e i figli. Avevano pensato che fosse morto. Gli fecero una gran festa.
L’indomani mattina mostrò al figlio la pietra nera e lui la usò per intaccare il legno. Dopo qualche giorno disse al padre che aveva tagliato un albero con la pietra e lo avrebbe scavato per creare un’altra imbarcazione. Così fece e dopo molte lune andarono verso la montagna di fuoco alla ricerca delle pietre nere. Come allora quelle pietre sono ancora là. Noi non le chiamiamo pietre nere, le abbiamo dato un nome: ossidiana.
*Già giornalista dell'Unità