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di Angelo Sidoti

Caro Direttore,

trovo corretta l’analisi fatta da Michele Giacomantonio in merito alla disgregazione dei Comuni innanzi alla gestione dello stato di emergenza che sta interessando il Territorio nazionale, e non.

Certo, come cittadini di Lipari, possiamo soffermarci a valutare solamente il modo con cui il nostro primo cittadino ha affrontato l’emergenza; a mio giudizio, peraltro, non può essere definito esemplare il lavoro sinora svolto solo per il fatto di non aver registrato contagi alle Eolie.

Ripeto quanto già detto in precedenza, ovvero che l’emergenza doveva essere gestita da un commissario nominato dalla protezione civile su richiesta di tutti i Comuni Eoliani, poiché nessuno dei primi cittadini delle Eolie, ha avuto esperienza nella gestione di situazioni emergenziali come quella di Covid19.

Ma mentre i Sindaci di Salina con umiltà hanno gestito, senza riflettori accessi, la loro situazione di difficoltà seppur in presenza di pochi casi di contagio, non si può dire la stessa cosa per quanto accaduto a Lipari.

Il nostro primo cittadino ci ha tempestato di aggiornamenti sui social praticamente inutili, trascurando invece una serie di aspetti rilevanti ed essenziali, quali ad esempio gli effetti sul tessuto economico del territorio che oggi si sono rilevati devastanti. Invece di apparire sui social, avrebbe quanto meno potuto racchiudere tutti gli argomenti di rilievo in un comunicato stampa!

Insomma il nostro Sindaco, da soggetto poco avvezzo alla comunicazione tramite social, oggi di fatto si è rilevato il più grande fruitore.

Fatta questa breve premessa, avendo ricevuto alcune amichevoli sollecitazioni da amici imprenditori delle Eolie, espongo di seguito una mia breve disamina sullo stato dell’economia ante emergenza e post covid19.

Nel Comune di Lipari il tessuto imprenditoriale della ricettività risulta essere costituito principalmente da micro e piccole imprese. Circa la metà delle n. 267 imprese, analizzate durante la durata del mio incarico al Comune di Lipari, risultano essere imprese individuali (49%), spesso a gestione familiare, operanti soprattutto nei settori della ristorazione, bar, gelaterie e pasticcerie.

Il 27% risultano essere società di capitali, per un totale di 72 e la metà delle quali ha un fatturato inferiore a 500mila Euro. Il Restante 24% è costituito per la quasi totalità da società di persone (23%) e altre forme (1%).

Nel 2014 il settore, i cui dati sono stati rilevati dalla banca dati cerved, registrava un fatturato di Euro 8mln, con una marginalità media del 22%. Il rapporto tra debiti finanziari e patrimonio netto, parametro che identifica la solidità finanziaria di una impresa, è leggermente superiore al 50% e, quindi, insufficiente.

Da questa analisi appare evidente come la nostra economia si basa su aziende molto fragili, non solo per la caratteristica dimensionale, ma anche per la struttura finanziaria.

Da buon osservatore rilevo che nuovi comitati e rappresentanze storiche propongono cure per affrontare questo stati di crisi. Direi che si tratta di un’ottima iniziativa, l’importante è che non si trasformi in uno strumento per primeggiare.

Le imprese senza il pubblico non vanno da nessuna parte, e questo vale anche in senso inverso; se il pubblico, poi, pensa esclusivamente ad occupare il palcoscenico e primeggiare, ritengo sia ancora peggio.

Gli attori coinvolti, perché la macchina funzioni, devono essere affini ed affiatati sia nel pensiero che negli intenti; in mancanza, si arriverà al fallimento generale.

Un tavolo tecnico permanente è indispensabile, composto da poche teste ma buone, eventualmente anche da ex amministratori del nostro Comune che di esperienza, nel bene e nel male, ne hanno.

Infine concludo con una riflessione: chiedere è legittimo, ma è necessario essere in grado di procurarsi in autonomia le risorse, meglio anche solo sapere dove poterle trovare, tenuto conto che l’Italia non è uno stato che gode di buona salute.

A coloro che chiedono il legittimo ristoro per il danno subito, mi sento di dire e consigliare: non illudetevi di avere un assegno di mantenimento dallo Stato, il danno di solito è commisurato al mancato guadagno e non alla perdita di fatturato. La manna dal cielo solo nostro Signore è stato in grado di donare al suo popolo.

Riscopriamo insieme il valore di essere comunità, soffrendo e lavorando insieme. Questo è il vero insegnamento che dobbiamo custodire in questo momento, oltre la fede.

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