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di Salvatore Leone*
 
Gentile direttore,
Questo periodo di sospensione delle attività a seguito del coronavirus, mi ha dato la possibilità di rivedere i vari fascicoli  relativi ad una concessione edilizia rilasciata dal Comune di Lipari nel 2016. Trattasi di una riqualificazione di un immobile in zona RES del PTP, ove è possibile realizzare solo un wc ove inesistente. Ma il punto cruciale non è questo. I miei assistiti, hanno lamentato principalmente l’occupazione all’interno della nuova costruzione in c.a., di una porzione del loro fabbricato. Chiaro che non si poteva trattare di una riqualificazione. L’Ufficio Urbanistica, nonostante le mie numerose segnalazioni, ha inteso sorvolare. Per loro: tutto a posto…
 
Desidero premettere, che l’intervento presentato ed approvato come riqualificazione, prevedeva la demolizione del solaio e la realizzazione al suo interno di una struttura in c.a.. Quindi la vecchia struttura, non doveva e poteva essere demolita, nè quella in c.a., poteva essere più grande rispetto all'immobile oggetto dell'intervento. Nel momento in cui la nuova opera, ha incorporato al suo interno, una porzione dell’immobile dei miei clienti, sono state segnalate le irregolarità al Comune. Si denunciava alla P.A., che l’intervento eseguito costituiva una demolizione e ricostruzione dell’immobile con aumento della superficie utile, rispetto al fabbricato interamente demolito.
 
Risultava evidente, pertanto che era stato approvato un progetto su una falsa e/o errata rappresentazione dell’esistente. Infatti, non si spiegava, il motivo per il quale, nonostante l’ampliamento dell’immobile di 25 cm. sul lato Sud e oltre 35 cm. lato Nord, l’incorporazione all'interno di porzione del fabbricato confinante, la nuova costruzione, risultava più piccola rispetto al progetto e più grande rispetto al vecchio immobile demolito. Inoltre, consultando i vari fascicoli depositati presso il Comune di Lipari, riscontravo una planimetria che descriveva la superfici dell'immobile oggetto dell'intervento, ove risultava  che la larghezza della parete posteriore era indicata  in ml 3,00 contro quella di progetto di ml 4,40.  Il Comune non ha mai inteso dare spiegazioni, ritenendo tutto in regola.

 

Non occorrono spiegazioni per chiarire tutti i vari passaggi e le falsità progettuali, volutamente e costantemente disattese dall'ufficio preposto. Su altri e più inquietanti aspetti, i tecnici Comunali hanno inteso sorvolare, come se avessero il potere discrezionale di decidere e motivare solo quello che più gli aggrada, travalicando anche il confine tra il lecito e l’illecito. Continuando a rimaneggiare i documenti d’archivio, rileggendo attentamente a distanza di anni i vari verbali e relazioni,  mi sono convinto che la linea seguita dalla P.A. ha un solo obiettivo, quello non di salvaguardare l’interesse pubblico ma solo quello privato. Tra le varie carte, ho rinvenuto, anche una relazione dell'istruttore della concessione edilizia, il quale nel 2014 aveva chiaramente compreso, mediante l’esame dei vari elaborati alla sua firma che si trattava non di riqualificazione bensì di demolizione e ricostruzione. Inoltre, lo stesso istruttore non si convinceva della superficie utile del vecchio immobile, notevolmente superiore rispetto a quella reale.

Queste, considerazioni, continuano a dare sostegno alla ragioni dei miei rappresentati dell’esistenza di vistose irregolarità, volutamente sminuite da chi è preposto all'esame degli atti. Ritengo ancora che l’amministrazione, forte della propria discrezionalità amministrativa, che non deve esorbitare l'illecito, non dovrebbe mai permettersi di rispondere al cittadino: aspettiamo l'esito dei vari procedimenti civili e penali, con l'evidente motivo di cercare di procrastinare nel tempo una semplice e non gradita revoca di atti. Se si pensa che per una causa civile occorrono ben dieci anni e che spesso i procedimenti penali si concludono con la prescrizione, che non vuol dire assoluzione, come molti funzionari son convinti. Ma insomma…, assumeteVi le debite responsabilità e decidete equamente, motivando congruamente i provvedimenti relativi a giuste richieste dei cittadini.

Tenete in debita considerazione che l’insorgere delle numerose cause è stato determinato solo ed esclusivamente dal comportamento tenuto dalla P.A. e le responsabilità sono legate strettamente alla Concessione Edilizia illegittima. Il Consiglio di Stato in tali circostanze ha riconosciuto, recentemente  la responsabilità civile della P.A.
 
Ci tengo a precisare ancora una volta che il Comune non ha volutamente assentire i due recenti provvedimenti che hanno revocato le condizioni per mantenere in vita la C.E.. L'ufficio urbanistica doveva tenere in debita considerazione la revoca intervenuta dal Genio Civile a seguito segnalazione di fatti e circostanze  segnalate dai miei assistiti.  Doveva ancora tenere in considerazione  la revoca dell'Asp di Messina sul rilascio del parere sanitario. Solo il Comune di Lipari, ancora oggi, ritiene e continua a ritenere tutto regolare, tutto a posto… .
 
Chissà perchè. Così il Comune ha incasinato i miei clienti con costosi giudizi e richieste di Ctu. Ma è mai possibile, che di fronte a fatti e circostanze documentate anche fotograficamente, si continua a fare ricorso all’ufficio delle complicanze o complicazioni? Insomma è tutto lecito e regolare il mantenimento all’interno di una costruzione in c.a. porzione di fabbriche della vecchia costruzione?
 
Esiste una bella differenza tra una riqualificazione e un intervento di demolizione e ricostruzione. Non bisogna essere dottrinari di Diritto dell’Urbanistica per comprendere che una divergenza tra i due interventi ha riflessi anche sotto l'aspetto degli oneri concessori da pagare. Povero Comune o poveri per il Comune?
Cordialità.
 
*Avvocato 

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