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di Angelo Pajno

Lenticchie, saraghi e posti letto.
Francamente comincia a venirmi un po’ a noia l’intervenire ogniqualvolta torna sugli scudi l’argomento “Parco è bello !”
Da qualche tempo, infatti, le voglie degli inconsapevoli fautori di una sorta di decrescita felice attraverso la scientifica sottrazione del godimento del territorio erano rimaste sopite (Covid-19: voluit Iuppiter homines quoque punire).
E’ vero che, di tanto in tanto, le pulsioni per una bella, rigida ed estesa Area Marina Protetta, o per un deciso inasprimento della miriade di vincoli che già strozzano le nostre isole, hanno fatto capolino ma in maniera sommessa, quasi timorosa.
Il Paese (con la P maiuscola) ha altri e ben più gravi problemi da affrontare nell’immediato (e nel prossimo futuro, visto che gli avveduti governanti si sono messi di puzzo buono per coprirci di debiti per le prossime tre generazioni) e la speranza di ottenere quattrini per l’ennesimo carrozzone a beneficio dei soliti pochi resta relegata nel mondo dei sogni.

Ciononostante taluno, sulla cui buona fede non nutro sospetto, si crogiola nella malcelata soddisfazione di rimproverare agli utili idioti del cosiddetto turismo di massa di aver distratto altrove la loro attenzione rispetto alla istituzione di un bel Parco delle Isole Eolie.
Ora, sia chiaro, il concetto di fondo ivi espresso – tradito però dalla chiusa finale – è senz’altro condivisibile anche perché costituisce l’elemento di base dei testi di economia aziendale del primo semestre del relativo ciclo di studi universitari: indirizzare l’economia verso un unico settore, e per di più a trazione esclusivamente stagionale, è un grave errore, ma cosa c’entri il pur pregevole concetto con la rottamazione della flotta peschereccia e la istituzione di ulteriori vincoli a terra non è dato comprendere.

Si dimentica infatti che, sotto il primo profilo, lo smantellamento della flotta peschereccia è stato fortemente incentivato dallo Stato per compensare i vincoli imposti dalla Unione Europea ai nostri pescatori, salvo poi tentare di “regalare” alla Francia (che, evidentemente, da tali vincoli è scevra) un pescosissimo tratto di mare tra il tirreno settentrionale (a est della Corsica) e il mar ligure .
Il relativo accordo fu firmato da Paolo Gentiloni Silveri (discendente della famiglia dei conti Gentiloni Silveri, nobili di Filottrano, Cingoli, Macerata e Tolentino) nel 2015 a Caen, in Francia, e avrebbe dovuto entrare in vigore il 25 marzo del 2018.
Ma poichè il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, i nostri vennero “beccati” con le mani nella marmellata e quindi il Ministero degli Affari Esteri si affrettò a precisare che tale accordo, noto come “trattato di Coen” non era stato ratificato dell’Italia (ma allora perché Gentiloni lo aveva firmato?) e che il 25 marzo 2018 si sarebbe tenuta solo… “una consultazione pubblica nel quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico’ sul Mediterraneo che si riferisce al diritto ed alle direttive europee esistenti e che non é volta in alcun modo a modificare le delimitazioni marittime nel Mediterraneo“.
Capito, stupidotti?

Comunque: pericolo scampato (anche se le carte nautiche francesi sui confini marittimi pare comprendano a tutt’oggi tale tratto di mare) ma resta il fatto che la nostra flotta peschereccia è oggi oramai poco più che un ectoplasma e non certo per volontà della marineria eoliana.
Ma torniamo a noi, restano da istituire i parchi terrestri per salvarci dall’ecatombe!
Peccato che le più recenti esperienze abbiano colpito, e affondato, l’ennesimo tentativo di “sterilizzare” un altro territorio:

Parco regionale di Portofino, si alla sua trasformazione in Parco nazionale ma decisamente no all’ampliamento della sua perimetrazione che andrebbe ad imbalsamare ben 22 comuni a causa di una estensione “monstre” (dal Monte Fasce alle Grazie) proposta dall’ ISPRA.
La Giunta regionale ligure, con in testa l’Assessore ai Parchi, Stefano Mai, e i sindaci dei Comuni che dovrebbero essere fagocitati dal proposto ampliamento - ben 19 oltre agli attuali 3 (Portofino, Santa Margherita e Camogli) con un implemento di superficie dagli attuali 1.052 ettari e quasi 15.000 interessando aree densamente antropizzate - hanno infatti manifestato una netta opposizione all’incremento della attuale perimetrazione che andrebbe ad incidere negativamente sullo sviluppo delle zone interessate a causa proprio dei rigidi limiti che vorrebbe imporre la direzione dell’attuale Parco regionale, nel cui territorio si inserisce peraltro, dal punto di vista ambientale, anche l’AMP.

Una sorta di voluttuosa abbuffata per mettere le mani sui finanziamenti statali, più corposi di quelli regionali ma assolutamente insufficienti per gestire una estensione territoriale cosi ampia, con il risultato di terremotare l’economia dei territori coinvolti a causa della negativa ricaduta dei vincoli sulla popolazione residente.
E proprio per tale ragione nel recente passato la perimetrazione del parco regionale, ampliata nel tempo a circa 6.000 ettari, fu riportata agli originali - ed attuali - 1.052.

L’esperienza aveva evidentemente insegnato qualcosa.
In buona sostanza, ed in sintesi, ben vengano interventi per lo sviluppo delle risorse agricole delle nostre isole, per il sostegno allo sviluppo sostenibile della pesca, per i marchi di qualità per i nostri prodotti, ma si lasci libera la iniziativa privata da tutti quei lacci e lacciuoli, spesso incomprensibili nella loro logica, che l’istituzione di un parco terrestre inevitabilmente comporta.
Lasciamo che il proprietario di un terreno possa impiantare colture che ritiene più facilmente collocabili sul mercato e non soltanto ulivi o viti, non ne coartiamo la volontà per sottometterla a quella, spesso ottusa, repressiva e sanzionatoria, di un soggetto estraneo al territorio come l’Ente Parco.

Per le colture autoctone di pregio vi sarà così uno spazio valoriale maggiore e la terra, poco per volta, e con adeguati finanziamenti pubblici mirati, tornerà ad essere quella risorsa che, insieme alla pesca, ha costituito in passato la spina dorsale delle nostre risorse sì da integrarsi, affiancandolo, al turismo.
Per concludere….lenticchie, saraghi e posti letto!

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