di Alessio Pracanica
NNOI NON CIELO DICONO
Cerchiamo di spiegare:
La terapia con anticorpi è ben nota da molti anni e si sta sperimentando il suo utilizzo soprattutto come antitumorale.
Un uso esteso non è ancora possibile, per diversi motivi. Quali i potenziali effetti collaterali (danno cardiologico e renale) la scarsa disponibilità di plasma e i costi notevoli.
Come tutte le "terapie", agisce solo a posteriori, non ha alcuna funzione preventiva.
In altre parole, prima ci dobbiamo ammalare, circostanza sempre poco piacevole.
Non garantisce nel lungo periodo, con tanti saluti all'immunità di gregge.
Per capirci. Il vaccino antitetanico ci protegge per diversi anni. Il siero antitetanico (cioè gli anticorpi) che si somministra in urgenza, ha effetto solo per pochi giorni.
Non siamo quindi, in presenza di un miracoloso rimedio, nascosto per bieche motivazioni.
Sperando di essere stato chiaro.
L'INTERVENTO
di Gianni Iacolino
Il dr. Pracanica in poche parole ha sintetizzato perfettamente il principio e la differenza fra sieroterapia e vaccinazione.
Non solo: ha chiarito quali sono attualmente i limiti della prima terapia che ,aggiungo io, si potranno superare a breve, utilizzando gli stessi anticorpi ottenuti in forma monoclonale.
Stessa efficacia, bassissimi costi, nessun rischio di infezioni collaterali, quantitativi sufficienti per tutta la popolazione mondiale. Se ne parla ampiamente da due mesi e nessuno ha mai nascosto nulla, non essendoci nulla da nascondere. Ma , caro Pracanica, il complottismo dell'ignoranza fa più danni di quelli del covid19, narcotizza le menti.
Rappresenta, con il moltiplicarsi delle false informazioni, un'espressione paranoica di portata gigantesca, difficile da frenare , alimentata dal ritmo incalzante di false notizie. La paranoia ha sterminato nei secoli più masse umane delle epidemie di peste.
Anche oggi, leggo, il solito sparaballe del Papeete ne spara una delle sue e precisamente sulla immunoterapia, insinuando di tutto. Il paranoico ,spesso, è convincente, addirittura carismatico. La sua logica nascosta procede invertendo le cause, senza smarrire l'apparrenza della ragione.
Raggiunge poi un'intensità esplosiva quando riesce ad infettare la massa ed ad imprimere il suo marchio sulla storia. Ne abbiamo avuti tanti di amari esempi. Con il diffondersi ,oggi, dell'uso distorto dell'informazione si è giunti ad una dimensione della paranoia collettiva mai vista prima.
Ti do volutamente una informazione falsa, meglio se verosimile, ed ecco il dilagarsi della potenza esplosiva del contagio psichico pandemico, per la capacità che hanno queste notizie di risvegliare la paranoia dormiente dell'uomo comune.
Quando la mente segue il sospetto e non la ragione e le competenze , allora aumenta la diffidenza che, a sua volta, si autoalimenta. Il sospetto di un complotto diventa certezza. Il sospetto pervade il complottista. Esso non è necessariamente infondato, ma è eccessivo e distorto.
Con qualche complottista ho provato più volte a dialogare; si può discutere la parte logica del suo pensiero, ma il nucleo centrale, anche se chiaramente falso, rimane indiscutibile ed incorreggibile. In poche parole il convincimento del complotto precede la logica.
Pretende una verità immediata che non richiede giustificazioni e che, a sua volta , tutto giustifica. Un esempio semplice e devastante di complottismo. Nel Mein Kampf , Hitler sostiene fra le tante follie che gli incroci razziali portano sterilità e malattie. Niente lo prova ed egli neanche si sforza di provarlo.
Sappiamo che , al contrario, dalla insufficiente mescolanza possono derivare patologie, ma per il complottista anche le assurdità diventano assunti granitici. Si può spaziare dai novax alle scie chimiche, dal terrapiattismo alla presunta volontà di nascondere l'efficacia di alcune terapie.
Tutto fa brodo . Si rischia di dimenticare che i deliri, le paranoie, fonti inesauribili di complottismi hanno sterminato più masse umane delle epidemie di peste.
L'UOVO E LA GALLINA
A quanto pare, qualche centinaio di cittadini americani ha fatto tesoro dei saggi consigli del presidente Trump, che propugnava una sciacquata di candeggina nei polmoni, come mano santa contro il Covid.
Con l'ovvio risultato di intasare infermerie e pronto soccorsi.
Adesso infuria il dibattito su chi sia il più cretino, tra eletto e fedeli elettori.
Quasi una riedizione, su scala neuronale, del sempiterno dilemma dell'uovo e della gallina.
In realtà il problema è molto semplice.
Gli elettori non hanno scelto Trump perché lo ritenevano il più sesquipedale dei deficienti. Anzi.
Lo hanno votato perché lo ritenevano l'uomo giusto, in gamba, il migliore dei candidati possibili.
L'inghippo quindi non consiste nell'essere cretini (che di per sé non aiuta, of course) quanto nella mancanza, o nell'errato utilizzo del senso critico.
Come quando, tra un imbroglione che sostiene il volo degli asini e un ingegnere aeronautico che lo nega, non si sa quali pesci pigliare o si propende addirittura per l'asino volante.
Di esempi se ne potrebbero fare a dismisura.
Scie chimiche, vaccini, cure miracolose, sedicenti esperti, sindoni...
E' sempre lo stesso principio.
Quando non sappiamo padroneggiare il senso critico, diventiamo tutti elettori di Trump.
P.S.
Anche quello dell'uovo e della gallina è un falso problema. Un bel giorno una quasi-gallina depose un uovo con delle piccole mutazioni genetiche, da cui venne fuori una gallina come si deve.
Semplice, no?
Basta usare la logica.
MENO TRENTASETTE
Mentre ce ne stiamo barricati in casa, la natura fuori esplode festosa.
Le acque tornano limpide, le montagne visibili, i pesci giocano a un metro dalla riva.
Il pianeta non si fa alcuno scrupolo di spiegare a chiare lettere che dell'uomo può farne volentieri a meno.
Di questo bulletto autonominatosi rappresentante di classe, che rischia ormai di avere dietro di sé quel radioso futuro che l'evoluzione gli aveva, forse un po' troppo frettolosamente, pronosticato.
Ma per vedere le minacciose nubi che si addensano all'orizzonte, non c'è bisogno di salire sugli esili pinnacoli dell'etica.
E' più che sufficiente restare nella paludose lande della materialità, utilizzando quel pragmatismo che è stato per secoli il marchio di fabbrica della premiata ditta.
Niente come il petrolio, nel bene e nel male, è simbolicamente rappresentativo dell'attuale modello economico.
L'altro ieri il prezzo è sceso a valori negativi, complice non solo lo stop da pandemia, ma la guerra dei prezzi tra Usa e Russia, arrivando a -37 dollari a barile. Una gelida febbre, potenzialmente più pericolosa di certe galoppanti ipertermie.
Significa che le aziende petrolifere sono disposte a pagare, pur di liberare i depositi.
La perfetta iconografia del fallimento di un sistema consumistico, che dopo aver vinto la Guerra Fredda per abbandono dell'avversario, ha scoperto di essere il peggior nemico di sé stesso.
Prima di unirsi al comprensibile giubilo degli ambientalisti, suggerirei però qualche riflessione su un fenomeno troppo brusco, per non avere dei lati negativi.
Se questo trend dovesse continuare, quale sarà l'effetto su paesi come il Venezuela, che hanno nel greggio una delle poche voci attive di bilancio?
Quali conseguenze, nel mondo, in termini di posti di lavoro perduti?
E venendo dalle nostre parti, chi si farà carico della bonifica di autentiche bombe ecologiche come le molte, tante, troppe, inutili raffinerie siciliane?
Problemi verso cui non si può navigare nella nebbia, come il capitano del Titanic, ma per i quali vanno preparate per tempo delle soluzioni.
Mi è capitato di leggere e di ascoltare, in questo giorni, infiniti sermoni sulla pandemia come opportunità, sul ripensare il nostro modello di vita.
Tutto molto bello, giusto e condivisibile.
Saggi propositi doverosi da realizzare.
A cui va premessa una necessaria domanda, senza la quale tutto il resto diventa un velleitario sproloquio.
A cosa, e soprattutto a quanto, siamo disposti a rinunciare?