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di Caro D'Arrigo*

“La verità è un atto rivoluzionario” 

La televisione informa, condiziona e inganna, ma nel fantastico popolare la televisione è la bocca della verità. Come spesso sento dire “E’ più facile ingannare che convincere la gente che è stata ingannata”.

George Orwell, quello che negli anni quaranta inventò il Grande fratello come “la Spia che ci segue ovunque”, nel suo libro -La Fattoria degli Animali- scrisse “Nel tempo dell’inganno universale la verità è un atto rivoluzionario”.

Tutti sanno, tutti hanno qualcosa da dire nel bene e nel male. Sia che sappiano sia che non abbiano idea di cosa parlano. La pseudocultura di massa ha invaso l’esistenza umana.

L’obiettivo di questa omologazione culturale verso il basso è distruggere la vera cultura, che per secoli ha accompagnato l’uomo nel percorso evolutivo. Nasce così “la massa” e, insieme ad essa, la pseudocultura di massa amplificata dai mass-media e da Internet. Siamo di fronte ad un processo di colonizzazione di tutte le espressioni dell’umanità che vengono uniformate e omologate.

Una “generica cultura planetaria” che vorrebbe mangiare cinese, parlare inglese, vestire italiano e pensare americano”. Una sorta di caotica globalizzazione dove, come qualcuno insiste, “uno vale uno”. E con questa pseudocultura di massa torna l’analfabetismo. Gente che non studia più per conoscere e imparare un mestiere ma semplicemente perché l’élite impone di studiare.

E lo fa con estrema sufficienza. Un analfabetismo moderno che non è legato al non saper leggere o scrivere, ma al non imparare il mestiere proposto. Nascono così i politici improvvisati che sconoscono Marx, Eisenhower, De Gaulle e persino Andreotti e Moro. Sconoscono il Mondo!

Ma parlano, parlano di fatti e antefatti, parlano di cose che non sanno. Non sanno perché stanno in piedi, ma condizionano la Gente. Sembra un paradosso ma è così, purtroppo. Ciò a cui stiamo assistendo è una vera e propria regressione di massa con pupazzi da circo che la gestiscono. La società è “liquida” come la musica che si ascolta da Youtube che, appunto, è definita liquida dai sociologi.

Tutto è precario come i posti di lavoro a termine, a due mesi o a sei mesi, una società nella quale i confini e i riferimenti sociali sono andati persi. La mancanza di cultura ha dato vita ad un’epoca senza certezze, senza futuro e, chiaramente, senza ricordo del passato. Il periodo pre-internet sembra essere diventato il neolitico, nonostante siano passati solo due decenni.

Ragazzi che non parlano più con i genitori ma interagiscono soltanto con i loro dispositivi tecnologici. Ci si confronta con la rete anche quando si commette un reato, un furto, un omicidio, uno stupro. L’informazione, finemente diffusa a reti unificate, non accetta contrapposto. E’ possibile creare un lockdown (che brutto nome, ma non possono dire Confinamento Generale) senza ascoltare i pareri e le necessità ma solo pseudo-esperti ignari di ciò che dovrebbero sapere.

Tanto, basta apparire sul teleschermo per essere abilitati a dire panzane. Riapriamo domani, no lunedì, forse fra 10 giorni ma fino alle 22. Alle 23 ci scappa il morto! E tutti a crederci. Assistiamo a un’apparente interesse a salvare la gente dal Virus ma, nei palazzi, si nega qualsiasi forma terapeutica.

A già c’è il vaccino, ma questa non è terapia e la gente non lo sa perché non ha la cultura per capirlo, e chi parla sempre e soltanto di vaccino, sa che chi ascolta non capisce. Sta ingannando, consapevole di farlo. Ogni sera i talkshow abbondano, si ripetono sempre le stesse cose, si parla con facilità di programmi irrealizzabili.

Tanto, al di là dello schermo c’è la “massa” che ha problemi di sopravvivenza e chi parla, e parla in modo elegante e col cravattino, fa finta di non saperlo. Tanto la massa è scarsa e si può continuare a ingannarla.

*Fisico, Consulente di Acustica del Comune di Lipari carlodarrigo47@gmail.com

Napoleone, il primo telegrafista della storia

Ricorre in questi giorni il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, ricordato come Eroe di conquista e grande Stratega ma anche come guerrafondaio, razzista e genocida. Una cosa è certa, voleva fare grande la Francia.

Uomo ambizioso, ha segnato la storia francese dopo la Rivoluzione del 1789. Si pensi che Napoleone il 9 novembre 1799 si autoproclamò Primo Console, un vero e proprio colpo di stato, e nel 1804 si fece incoronare imperatore di Francia sebbene nel 1814 dovette lasciare il trono e ad andare in esilio sull’Isola d'Elba.

Un antesignano di quanto sarebbe accaduto più tardi con Hitler e Mussolini che, in buona sostanza, si identificavano nelle sue malfatte. Ma non sono queste le notizie che volevo dare in questo pezzo, perché tutto quello che ha fatto e non ha fatto Napoleone si trova nei libri di storia, anzi sul Web. C’è un particolare poco conosciuto di questo Eroe.

I suoi domini erano estesissimi e non era certo facile e rapido spedire uomini a cavallo per inviare dispacci e ordini. Ovviamente il telegrafo elettrico non esisteva ancora, sarebbe nato dopo la sua morte nel 1837 e tanto meno esisteva il telefono. Immaginate come poteva fare questo povero Imperatore a controllare tutto? Impossibile, e c’è anche da sorridere perché un’Impero non si può controllare senza comunicazioni.

In suo aiuto venne Claude Chappe, un Ecclesiastico che, in mezzo alle sue preghiere, ideò e costruì un telegrafo ottico le cui segnalazioni potevano essere avvistate con l’aiuto di cannocchiali anche a notevoli distanze.

Era composto da una serie di torri, ciascuna dotata di tre bracci snodabili e rotanti montati in cima ad una lunga asta di ferro. Tutti i tre bracci potevano ruotare e configurare quattro posizioni e, a seconda della posizione assunta dai vari bracci, si riuscivano ad ottenere ben 196 segnali. Chappe elaborò, anche, un codice per associare ai segnali lettere e numeri.

Con un complesso sistema ci si accordava sulle modalità da adottare prima di iniziare la trasmissione. Le singole torri erano poste in modo che l’una potesse vedere la sua prossima. L’operatore addetto alla trasmissione era alloggiato in una piccola stanza sotto la torre, da dove con un sistema di leve trasferiva i movimenti al congegno posto sopra la torre.

I Segnali erano visibili dalla torre successiva, tramite cannocchiale, ad una distanza da 10 a 30 chilometri. All’inizio del 1800 il sistema si sviluppò in tutta Europa, e la Francia possedeva una rete di semafori lunga ben 4000 Km. Il sistema era efficiente ma aveva qualche nemico: gli agenti atmosferici che annullavano la sua funzionalità in presenza di pioggia, nebbia o riverbero del sole. Ai “predatori” manca sempre qualcosa, a Hitler è mancata l’Atomica a Napoleone un rapido mezzo di comunicazioni. Sarà un caso?

 

 

Da un anno girano parole espresse senza vergogna da politici, da uomini chiamati scienziati, virologi e sedicenti tali. Da giornalisti e persino persone di spettacolo che fin dall’inizio della pandemia si sono poste in primo piano (appunto “spettacolo”) dando informazioni schizofreniche che oggi farebbero ridere se non ci fossero cento mila morti da Covid. Si va dalle rassicurazioni del prof. Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore Sanità che ha detto “il rischio di trasmissione del virus nel nostro paese è da molto basso a moderato”, e poi il virologo Roberto Burioni che ha affermato “il virus in Italia non c'è ed è meglio occuparsi dei fulmini” e ancora la professoressa Ilaria Capua che ha sostenuto che “la mortalità è molto bassa e non credo che si profilino scenari apocalittici”.

Ma da lì a poco il disastro scoppierà. E poi tutti i politici a diffondere ottimismo. Ma dopo arriva il lockdown, i primi morti, la caccia agli untori e si cominciano a contare i morti. Medici di famiglia fermi tutti!! Non sapete un cavolo di Covid, mandate tutti i vostri pazienti in Ospedale. Ma gli ospedali per tutti non ci sono, e quelli che si attrezzano per il Covid sono, all’inizio, una minoranza. Ma non fa nulla, tutti in Ospedale lo stesso. E i medici di base? L’abbiamo detto, quelli non capiscono un ca..volo!

E invece tanti Medici di base hanno salvato tanti affetti dal virus, nonostante le raccomandazioni di rimanere in vigile attesa e somministrare al massimo paracetamolo (tachipirina). Ma tanti medici hanno ricordato il giuramento di Ippocrate “Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l'indipendenza della professione….di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona cui con costante impegno scientifico, culturale e sociale ispirerò ogni mio atto professionale….”, e tanti medici di base hanno salvato vite, senza lacci e lacciuoli.

Ma poi questi “lacci” chi li manovra? Boh! Certo è che c’è voluta la sentenza del 4 marzo 2021 del Tar, Tribunale Amministrativo Regionale, del Lazio per annullare, previa sospensione dell’efficacia, la nota AIFA del 9 dicembre 2020 nella parte in cui, nei primi giorni di malattia da Sars-covid si prevede unicamente una ‘vigilante attesa‘ e, in caso di febbre, la somministrazione di paracetamolo. Era come dire a un malato di tumore, “Lei rimanga a casa, appena avverte una metastasi la curiamo”. Dopo un anno, i medici che si occupano di pazienti Covid andando casa per casa, ora non saranno più ignorati e potranno salvare vite direttamente a casa del malato e….alleggeriranno gli Ospedali.

Ma ci voleva tanto a capirlo?! Solo ora abbiamo capito che esiste il malato, oltre la malattia. Ma l’anomalia del tempo Covid non si ferma qui perché mai, come in quest’ultimo anno, hanno contato i numeri. Che si tratti di salute o di economia contano solo i numeri. A chi ci governa interessano i sondaggi, e si fanno parole e promesse per recuperare punti di consenso, anche sulla pelle della gente. Certo Galileo Galilei aveva capito che matematica e natura si cointeressano dicendo “Il libro della natura è scritto in caratteri matematici”, ma oggi ci ritroviamo vittime sia della matematica sia della natura. In realtà c’è una gran confusione. Ci si affida al piccolo valore dell’Rt (indice di trasmettibilità della patologia infettiva) per programmare il prossimo Decreto legge e le misure più o meno restrittive da prendere nelle diverse Regioni.

Con lockdown in alcune aree e uscite consentite solo per motivi di lavoro e salute. Va detto che i numeri sono dati scientifici che vanno interpretati. Non bastano le statistiche nude e crude, altrimenti torniamo al calcolo di Trilussa secondo cui se qualcuno mangia un pollo, e qualcun altro no, in media hanno mangiato mezzo pollo a testa. Ma uno è rimasto morto di fame.

Cerchiamo di avere una lettura consapevole dei numeri che ci vengono propinati dando attenzione ai nuovi contagi, ma anche ai dimessi dagli ospedali, ai guariti, agli isolati domiciliari, agli asintomatici. Cerchiamo di rimanere sempre obiettivi, per quanto ci è possibile, e di agire secondo senso civico, indipendentemente dall’eventuale colore politico dei dati.

L’ultima applicazione fantasiosa dei numeri è stata fatta sui possibili effetti nefasti del vaccino Astrazeneca. Da più parti, virologi e politici (che sono sempre in bella mostra) hanno detto che cinque o dieci morti su un milione di inoculazioni del siero rientrano “statisticamente” nei possibili effetti collaterali del farmaco. Statisticamente è un valore accettabile, peccato che non siano d’accordo i familiari delle vittime. La matematica “è” un’opinione, altrochè.

 

SOLE, MARE E TANTA LETTURA 


Leggo perché mi rilasso e, forse, mi diverte. Ma no, se ci penso su mi diverte veramente; mi estranea dalle solite voci, dai soliti argomenti, dai richiami di mia moglie (o marito a seconda dei casi, tanto fa lo stesso), mi estranea dal ripetitivo appellare dei miei figli. Beh leggo perché non ho altro da fare e poi imparo qualcosa. Magari imparo a usare i congiuntivi, cosa che in tanti non sanno fare, basta ascoltare i “politici”. Anzi proprio loro non sanno nemmeno cosa sono i congiuntivi. Forse i congiuntivi servono, anzi è sicuro che servono a “congiungere” -a legare- una fase principale con una dipendente. Son sicuro che sia così. Ed eccoci con la congiunzione che, anzi è proprio il che artefice del congiuntivo.

Sbagliamo nello scrivere, nel parlare, nell’interfacciarci con gli altri. Si legge poco, pochissimo, e si parla tanto e male. Male e, tante volte, a sproposito. I cosiddetti social come Facebook, Twitter, i messaggi di WhatsApp e tutte le diavolerie che girano attorno hanno fatto dimenticare la lingua italiana e i corretti fonemi utili per rapportarci con gli altri.

La scuola superiore, di secondo grado, e infine l’Università non hanno il compito di insegnarci a leggere ma a indottrinarci. La corretta lettura e la corretta scrittura sono relegate alla scuola primaria e post primaria, la scuola media. Ma da giovani tutto questo non si capisce, e tanto meno lo capiscono i genitori che partecipano anche loro all’imbarbarimento con il super-cellulare. Sempre presente nelle mani il telefonino per voler dire, per dialogare di argomenti superflui, stupidi ed espressi in malo modo. 

Leggere ti apre la mente, ti immerge in un mondo che non conosci: il mondo di chi narra scrivendo il libro che tieni in mano. Leggere ti aiuta a far nascere il dubbio, ti apre l’appetito alla conoscenza e alla ricerca. Se inizi diventi un affamato di novità. E allora perché non provare? Quando? Proprio ora, nel periodo estivo. Si può leggere sotto l’ombrellone ma anche, e ancor meglio, sotto un albero in giardino o nella confortevole stanza di albergo o del residence super-condizionata. E cosa leggere? Beh la scelta è vasta e imbarazzante.

Il thriller può già andar bene, ma i racconti veri o fantasiosi riempiono le librerie. E poi ci sono i libri storici e i “tematici”. C’è da dire che in Italia a scrivere son tanti, salvo poi ritrovarci con miriadi di libri impolverati nelle librerie. Stare in vacanza alle Isole è un’ottima occasione per leggere. Tanti già lo fanno e accodarsi a loro è facile. La nostra mente ne ringrazierebbe. Sul corso di Lipari è presente una libreria ben fornita sia di libri sia di aria condizionata. Potrebbe essere un’ottima occasione per farci un giro e iniziare ciò che durante la stagiona lavorativa non si pensa mai di fare. Il sole, il mare, l’aria aperta e una buona lettura ci faranno tornare soddisfatti e con un argomento di dialogo in più che ci farà distinguere dagli altri.

 

TUTTI SOTT’ACQUA, MA AVETE PENSATO ALLE ORECCHIE?

Libertà estiva, tuffi in mare magari con la testa sott’acqua, ma attenzione alle orecchie: una patologia comune è infatti l’otite, un’infiammazione dell’orecchio fastidiosa e persino pericolosa. Questa patologia è sempre causata da batteri, virus o funghi presenti nelle acque con cui entriamo in contatto, complici anche foruncoli e piccole ferite.

Esiste un’otite esterna, che consiste nell’infiammazione dell’epitelio che riveste il condotto uditivo esterno, e un’otite media dove l’infiammazione interessa l’orecchio medio costituito dal timpano, dalla catena degli ossicini (martello, incudine e staffa) e dalla tuba di Eustachio. I germi dal faringe (tratto fra gola ed esofago) penetrano infatti nell’orecchio attraverso la tuba di Eustachio e arrivano all’orecchio medio.

Una complicanza è l’otite media catarrale, caratterizzata dalla presenza nella cassa timpanica -lo spazio dopo il timpano- di versamento che può essere da acquoso a vischioso. L’otite può colpire a tutte le età, sebbene i soggetti in età infantile siano i più esposti alla patologia. La prima prevenzione è data dal proteggere il condotto uditivo con della garza prima di tuffarsi e asciugare bene le orecchie dopo averle risciacquate con acqua dolce.

L’otite esterna si manifesta con dolore all’orecchio e con lieve diminuzione dell’udito. In certi casi può essere presente prurito e lievi secrezioni dal condotto uditivo. Nell’otite media, invece, è presente dolore intenso associato a una sensazione di pienezza dell’orecchio, e perdita rilevante della capacità uditiva. In specie si sentono meno le note basse o ‘basse frequenze’, come i suoni emessi dal tamburo o la stessa voce, soprattutto quella maschile.

Nei casi più gravi l’otite media si presenta ‘purulenta’, con fuoriuscita dall’orecchio di pus giallo-verdastro. In quest’ultimo caso il dolore è intenso e, sovente, accompagnato da febbre e persino dalla perforazione della membrana timpanica. Ma in questi casi siamo già…. dall’otoiatra perché ci dia la giusta cura. L’otite catarrale dà la sensazione di orecchio tappato, un profondo abbassamento della sensazione uditiva e fa sentire la propria voce rimbombante.

E’ questo il caso in cui non bisogna perder tempo. Infatti una patologia così avanzata può trasferirsi all’orecchio interno provocando stati infettivi importanti e perdite di udito irreversibili. In questi casi non resta che correre dallo specialista. Di solito la prima terapia fai da te è ricorrere alle goccine, con proprietà antibatteriche e/o analgesiche, mentre nelle forme più severe è bene passare agli antibiotici per via sistemica, consigliate sempre dall’otorino.

Ma una volta stabilizzata l’affezione, la migliore terapia è rappresentata dalle cure termali inalatorie con acqua sulfurea. Queste sono efficaci, naturali e non invasive, e veramente ideali per trattare le patologie otorinolaringoiatriche come le otiti. E visto che parliamo di otiti sul giornale di Lipari non posso non ricordare che proprio sull’Isola abbiamo un’importante Stabilimento Termale che, se fosse operativo, risolverebbe brillantemente queste patologie senza ricorrere a costose e snervanti passeggiate verso gli Stabilimenti Termali della terra ferma. 

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