di Carlo D’Arrigo*
Perché sto a Lipari, elucubrazione di tarda sera
Non ami il mare, non hai una barca (forse per non fare fatica proprio nel periodo di riposo), non gioisci nemmeno ad andare sulla spiaggia: ma allora perché hai casa a Lipari? È il meglio, è stata la mia risposta. E credo che di meglio non si possa fare. E poi non è che rifiuti proprio di andare in spiaggia, quando Sara (la mia compagna) mi costringe ci vado, e di corsa, ma solo per non scontentarLa. Chi sceglie di stare alle Eolie lo fa per i loro incantevoli panorami, per la serenità che trasmettono, per il colore del mare che non stanca mai la sua visione. Dopo dodici anni conosco bene la mia Lipari, un po’ cittadina e un po’ selvaggia come lo sono, essenzialmente, le altre sei isole. Alle Eolie non si va per sfoggiare il lusso ma per la semplicità. Chi sfoggia il lusso rimane isolato e può accompagnarsi solo a suoi simili. Vivere assaporando il silenzio, il dolce rumore del mare e del sempre presente “eolo”, il vento. L’isola non è un lusso, se per lusso si intende il consumo di beni e servizi costosi. Gli Eoliani non amano il lusso ma la semplicità e la sana amicizia, anche se sono pronti a offrire “lusso” ai visitatori che ne sentono la necessità. L’isola offre il contatto con l’essenziale, un ritorno al passato come tanta testimonianza depositata al Museo di Lipari. E allora, tornando al preambolo, è proprio necessario il mare? Sicuramente per molti si, ma un buon libro seduti al vento di Eolo o una serata al Centro Studi di Lipari o al Concerto proposto in certi alberghi può ampiamente ripagare il desiderio di stare alle Eolie.
*Fisico, Consulente di Acustica del Comune di Lipari carlodarrigo47@gmail.com
COS’E’ IL PIANO MARSHALL CHE DI TANTO IN TANTO SVOLAZZA NEI TALK SHOW?
Con un discorso tenuto il cinque giugno 1947 nell’aula magna dell’Università di Harvard, l’allora segretario di Stato statunitense George Marshall, confortato dal Presidente Truman, ribadisce la necessità di liberare l`Europa dalla miseria e annuncia al mondo la decisione degli Stati Uniti d’America di dar corso ad un piano di aiuti economico-finanziari per l’Europa.
Gli Stati Uniti, usciti vittoriosi dalla guerra, non avendo avuto il conflitto in casa, capiscono che occorre dare un aiuto ad un’Europa in grave crisi, creando una serie di misure atte a rilanciare l’economia del continente. Il piano di finanziamenti fu da allora chiamato "Piano Marshall", e fu una delle iniziative più umanamente toccanti della politica internazionale nel secondo dopoguerra.
Gli Stati Americani e alleati, vincitori del conflitto, aiutavano i paesi vinti consci che i popoli di questi erano stati in balia di governi dissennati che li avevano portati alla fame, abbandonandoli poi nelle più gravi sciagure, materiali e morali.
Marshall affermò in quell'occasione che l’Europa avrebbe avuto bisogno, almeno per altri 3-4 anni, di ingenti aiuti da parte statunitense e che, senza di essi, la gran parte del vecchio continente avrebbe conosciuto un gravissimo deterioramento delle condizioni politiche, economiche e sociali. Ciò, peraltro, avrebbe dato adito ad un avvicinamento sovietico ai popoli europei, proprio ciò che gli Americani volevano scongiurare.
Pur rimanendo sul vago, relativamente a quelli che avrebbero dovuto essere i caratteri del Piano, le dimensioni economiche del programma avvenne con la spartizione “fra i popoli liberi europei” di circa 14 miliardi di dollari, sotto forma di aiuti a fondo perduto e prestiti. Il segretario di Stato si augurò che da esso sarebbe potuta scaturire una nuova e proficua collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico.
La natura degli aiuti fu per il 75 per cento in risorse alimentari ma non mancarono migliaia di tonnellate di carbone, apparecchiature per la comunicazione e persino per la ricerca scientifica. Ma che si intende quando i politici in tv rievocano un “grande piano Marshall”? adesso è chiaro, dare alla gente la possibilità di riprendersi (dopo tanta depressione economica) con aiuti a pioggia (o quasi) e a fondo perduto. Allora il piano Marshall funzionò alla grande, oggi bisognerebbe prestare molta attenzione a dove vanno a finire i soldi.