di Ettore Resta
Continuando a commentare proseguirono verso la punta estrema ad ovest. Su una cartina del secolo scorso era chiamato Capo Bianco. Il luogo da dove spaccavano le rocce per poi ricavarne la calce. Come le rocce della Cornovaglia. Credo. Con queste rocce è stato costruito tutto il porto della città. Le due scoiattoline continuarono a scendere fino a raggiungere l’estremo sperone ove l’acqua del fondale era di colore verde.
Di tutta fretta si tolsero le scarpe, ma qualcosa non quadrò. Le bianche rocce ricoperte di alghe piccole e viscide erano molto pungenti. Guardato bene, la scogliera era piena di fossette d’acqua circondate da spuntoni . Guardando attentamente notarono pescetti dalla testa robusta, dal colore marrone trasparente che prendevano il sole stando fuori dall’acqua ed al loro avvicinarsi, con un guizzo indietro si intanavano. La vicenda le incuriosì. Ma che pesci sono? Riescono a respirare in acqua e fuori d’acqua? Saranno parenti delle rane. Rispose Liliana sorridendo.
Con essi, nelle vaschette vi erano anche gamberetti verdastri trasparenti, piccoli con antenne lunghissime. L’alta roccia terminava con un grande volto, testa tonda, calva e barbuta. Un monaco dallo sguardo fisso verso la portella, il canale formato tra lui ed uno scoglio alto, piano e lungo attorniato da numerosi scogli affioranti simili a foche bianche ricoperte di alghe. Questo tratto di mare è pieno di grotte immerse tappezzate di coralli ramificati color rosso violetto e nidi di corallo diverso di colore arancio.
Continuò Liliana. In loro compagnia vi sono piccolissimi gruppi di pescetti azzurri, rossi, bianchi ed anche gialli, tutti simili a chiodini da calzolaio. Sempre fermi e quando si muovono lo fanno in gruppo ed a piccoli scatti. Questo laghetto lo chiamano la piscina di Venere. Anche a Vulcano vi è la piscina di Venere ma con acqua calda. Meta preferita a Maddalena, un’amica tedesca nordica da capogiro. La piscina non è profonda e la sua acqua è tiepida. Il ricambio avviene con l’alta marea. In un angolo di queste rocce vi deve essere la firma di un artista pittore. Con cavalletto aveva riprodotto il paesaggio sulla tela e lei, senza attendere che si asciugasse, la comperò e la potò via.
E’ un luogo fantastico. Sai che ti dico? Il bagno lo faccio anch’io. proruppe Emanuela. Ed io che faccio, ti guardo? rispose Liliana. Così in mutandine scivolarono in acqua. Ora capisco perché Venere veniva a farsi il bagno qui, l’acqua è proprio fantastica e vi sguazzarono dentro contente. Nel risalire, lungo l’ampio terrapieno, Baddino era nuovamente scomparso. E’ entrato in quella roccia. Come? Non è un fantasma! Eppure è entrato in quella roccia, l’ho visto io. Liliana si incuriosì. Chinatasi vide l’ entrata di una tana. Postasi carpone vi guardò dentro. Era buio. Attimi dopo il cagnetto uscì trafelato. Si sarà spaventato…avrà incontrato i pipistrelli... Proviamo ad entrare anche noi? La domanda non ebbe risposta.
La capitana accesa una piccola torcia, andando carponi si portò dentro. Al suo sparire Emanuela la seguì. La volta della grotta saliva oltre la loro altezza, era stretta e profonda. Per un istante ebbero paura, credettero di percepire i pipistrelli volargli addosso. Ma non accadde. Allora ebbero paura della presenza di scorpioni…Ma anche questi non c’erano. Perché Baddino è scappato fuori con affanno? Certamente spaventato…Gli antichi del luogo la chiamavano ‘’grotta del geco‘’ e lui nel buio l’avrà incontrato. (continua)
L’Intervista del Notiziario al comandante Ettore Resta, l’artista sulle ali
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