vi saluto dedicandoVi in esclusiva il primo paragrafo del mio nuovo libro, che ho appena iniziato a scrivere, dal titolo significativo e scanzonato: ”Una quindicenne di mezza età “.
Questo impegno mi porterà all’estero, molto probabilmente a Londra, in questo periodo estivo.
D’accordo con chi mi ha dato questa bellissima opportunità di farmi conoscere con i miei scritti, sospenderò momentaneamente le risposte e risponderò alla fine del mio lavoro perché riesco a fare una cosa per volta. La mia anima, e il mio cuore restano con Voi amici del Notiziario delle Eolie.
Sinceramente, la Vostra Manu *.
Anteprima del “Una quindicenne di mezza età “.
L’Incontro
Indossava pantaloncini corti, una maglietta aderente con davanti un cuore disegnato e scarpe di gomma con la luce che si accendeva nel tallone. Le aveva comprate per andarci in bicicletta nelle ore serali, quando ti servono più punti luce possibili per renderti visibile. Si sentiva fuori luogo vestita così, a tal punto da nascondersi dietro il portone d’ingresso per far passare il suo vicino di casa del piano di sotto, che le piaceva un sacco perché uomo affascinante, con qualche annetto meno di lei. – Cominciamo bene! – pensava – Per quale stupido motivo faccio questo? Forse non ho il coraggio di mostrarmi per ciò che ho deciso di fare e di essere?– Decise di reagire, uscendo immediatamente da quel nascondiglio, attirandosi così l’attenzione di chi stava entrando.
“ Wow,Che bambola! Dove stai andando? Hai due gambe che possono far invidia a una ragazza!”
le disse il bel vicino, mentre Vanessa faceva finta di cercare le chiavi del lucchetto dentro il borsone, -Scusami, ho fretta – gli rispose, aggiungendo che doveva sbrigarsi altrimenti avrebbe trovato occupati tutti i tappeti elastici, - Sai, i bambini ci vanno matti, ci saltano sopra come cavallette e non vogliono mai smettere, quindi se non gioco d’anticipo, rischio di andar là per nulla... –
La faccia di lui fu abbastanza sbalordita ma non osò chiederle altro, limitandosi a tenere gli occhi fissi sul bel paio di gambe che iniziavano a pedalare.
La passeggiata a mare era stracolma di gente, anche perché divenuta passaggio obbligato per chi desiderasse cimentarsi nel suo sport preferito. Incontravi ciclisti, famiglie sui pedalò, ragazzi dai muscoli scolpiti che correvano di lena, e donne e uomini di tutte le età che camminavano verso la vicina, magnifica ciclabile.
I gridolini eccitati dei bambini che saltavano la spronarono all’azione! Il primo problema l’ebbe con l’omino che staccava il biglietto di accesso ai materassi, stupito di non vederle nessun bimbo per mano, ma anzi nel constatare che era proprio lei a togliersi le scarpe, legarsi i capelli a coda e prepararsi a saltare. E saltava, saltava e saltava, ricordandosi di non tirar fuori la lingua per non morsicarla, come le aveva appena raccomandato una bimbetta bionda, vicina a lei. “Io mi chiamo Camilla, e tu? Sei nuova qui, non ti ho mai vista!” le aveva chiesto subito dopo averle dato quel prezioso consiglio. Susy ebbe un attimo di smarrimento nel pensare cosa rispondere, poi tranquillamente le allungò una mano e gliela mise sulla spalla, avvolgendola così in un amichevole abbraccio, fatto apposta per distrarla e non darle false giustificazioni.
Quel gioco, le stava davvero piacendo! Si stava scordando il piede che fino a ieri le faceva male e le ginocchia che scricchiolavano non le sentiva nemmeno più! Ragionava con la leggerezza dell’adolescenza, era tornata a vivere la stagione dove tutto ha inizio, la primavera della vita.
E se la voleva godere tutta.
A forza di salterellare le era venuta una gran sete e così, se pure a malincuore, si incamminò verso il bar vicino, un posto incantevole con la terrazza che guardava sul Porto, pieno zeppo di barche di ogni tipo. In prevalenza erano yachts molto costosi che battevano bandiere straniere, molte delle quali appartenenti ai più noti paradisi fiscali. Il locale, comodo per la sua vicinanza strategica alle barche, era frequentato in prevalenza dai loro armatori e dagli uomini dell’equipaggio, al punto da diventare uno dei ritrovi più alla moda della cittadina ligure. Le ragazze prosperose, con i seni rifatti strabordanti nei colorati vestitini, si davano appuntamento tutte insieme all’ora dell’aperitivo, facendo capannello al solito tavolino, con il sospirato intento di attirare l’attenzione di qualcuno di quei facoltosi milionari. L’ora era perfetta per uno spritz ghiacciato, l’atmosfera era invitante ma le bastò nemmeno un minuto per rendersi conto della sua inadeguata, sudaticcia e irriverente mise per farla desistere dall’entrarci.
Ma cambio’ idea entrando nel locale a testa alta, buttando l’occhio da una parte all’altra, sicura di sé come non mai.
Ormai dissetata stava per andarsene, quando una conversazione di due ragazzine con i rispettivi genitori, la fece fermare ancora per un attimo. Le amiche, compagne di scuola a quanto aveva capito, stavano progettando un viaggio di studio a Londra, per perfezionare il loro inglese scolastico. Subito a Vanessa venne in mente quanto lei avesse fatto di tutto per non andarci mai in quella città che non le piaceva affatto, peraltro non conoscendola per nulla! Aveva sempre osteggiato le numerose proposte che la sua famiglia, costantemente, le aveva fatto quando anch’essa era una studentessa dei primi anni del liceo.
Una delle due ragazze stava spiegando alla madre dell’altra il motivo per cui fosse molto meglio essere ospiti in una famiglia, anziché pernottare nel residence dove, inevitabilmente, si sarebbe parlato italiano e non inglese come dovuto. Vanessa mirava l’espressione preoccupata della Signora al solo pensiero di sapere sua figlia in casa di gente sconosciuta, per più di quattro settimane. “ Le famiglie ospitanti di solito sono modeste e abitano nei sobborghi della città” aggiungeva la ragazzina, “ ma questo ti da modo di imparare a prendere i mezzi pubblici, parlando continuamente per farti capire, e poi certamente che un pò di fortuna ci vuole, d’altra parte abbiamo quindici anni e se non lo facciamo adesso, non lo faremo mai più, no?”....
Ecco, quelle ultime parole l’avevano davvero colpita. Lei che si era sempre ostinata a non voler partire per la sua proverbiale incapacità di adattamento. Lei che già alla loro età non sopportava di dormire in un letto adeguatamente largo e confortevole. Lei che se ne faceva un baffo di parlare correntemente una lingua così utile, come l’inglese, perché pensava che con i soldi in tasca potesse aggirare quel “piccolo ostacolo” nel migliore dei modi. Lei che preferiva farsi tre mesi di vacanze nella località più alla moda, e non aveva nessuna voglia di andare a “sbattersi” in un Paese tanto diverso dal suo, com’era l’ Inghilterra!.
Quell’incontro non era avvenuto per caso. Come nulla nella sua vita. Strada facendo, stava proponendosi di cercare su internet l’indirizzo di quella scuola che organizza gli studi all’estero, proprio quella scuola dove lei mai avrebbe voluto frequentare.
Ma il patto che aveva stipulato con se stessa di voler fare gran parte delle cose accantonate da ragazzina per paura o per pigrizia, la spronava a mettersi in testa che sì, quell’esperienza la doveva assolutamente fare!
Sarebbe partita al più presto, scegliendo di frequentare i corsi dei ragazzini e non degli adulti e pernottando rigorosamente in famiglia.
Voleva essere una di loro, una quindicenne. “Una quindicenne di mezza età “.
* Autrice di “Innamorata di Me” " data-mce-href="http://www.amazon.it">www.amazon.it tramite emanuela invernizzi