di Ennio Fiocco
Aubin-Louis Millin tra la Francia e il sud Italia.
Il viaggio per il Sud Italia - ad eccezione per la Sicilia che poteva essere raggiunta per mare da Napoli - fino ai primi decenni dell'ottocento includeva delle incognite. Solo alcuni si avventurarono al di la di questi limiti e l'interesse preponderante era indirizzato verso l'antichità classica.
In questo contesto il francese Aubin-Louis Millin de Grandmaison (1759 +1818) compì il suo viaggio in Italia con l'incarico di ispezionare i monumenti della penisola e si spinse ben oltre Napoli, scegliendo di andare in Calabria, e in particolare, nelle terre sotto il dominio napoleonico. Viene per la prima volta cambiato lo sguardo rivolto ai territori e alla loro dilatazione geografica; in particolare, l'orizzonte temporale dell'antico si espande senza mai disgiungersi dallo scenario ambientale. Per Millin, infatti, l'antico prende le mosse dall'età classica, greca e romana, fino ad arrivare al settecento concentrandosi sulle testimonianze cristiane e medievali e normanne.
Il corpus di appunti dell'eclettico francese costituisce indubbiamente un documento di primaria importanza non soltanto perché “fotografa” alcuni monumenti, ma anche per perché ci permette di recuperare opere che si sono perse nel tempo.
Tuttavia, non visitò la Sicilia in quanto all'epoca vi era il protettorato inglese e i sovrani erano fuggiti da Napoli a Palermo a seguito dell'occupazione francese.
A cinquantadue anni visita l'Italia del Sud, grazie al sostanzioso finanziamento ricevuto dal Ministero degli Interni dell’Impero francese, con l'intenzione di pubblicare una sorta di voyage pittoresque. Sicuramente il Millin è stato il figlio dell’Età dei Lumi, ma si aprì verso una sensibilità diversa, che spingendosi oltre lo studio dell’antico riconosceva anche ai monumenti di altre età un valore essenziale per lo studio della Storia. Millin fu costretto ad andare per l’interno e volta giunto a Reggio Calabria, si spostò sul versante ionico, attraversando la Sila come già aveva fatto attraversando il Vallo di Diano, nell’andare dal Cilento verso la Basilicata, cioè a dorso di mulo. Oltre a Catel e al suo segretario, si trovava con lui Astolphe de Custine (1790-1857), giovane scrittore che oggi fa da controcanto alla sua narrazione con le lettere calabresi pubblicate nel 1830. Per ferrea volontà dell’erudito, non potevano mancare i libri in quel viaggio.
Gli appunti di Millin sul viaggio da Napoli a Reggio introducono il lettore in una regione allora inesplorata. La fauna, la flora, la gastronomia e la vita sociale vengono osservate con la stessa cura con cui si osservano le rovine delle antiche città della Magna Grecia o i resti delle cattedrali medievali.
L'archeologo si avvale nel suo tour del pittore prussiano Franz-Ludwig Catel, che si occupò di disegnare i paesaggi attraversati e di fornire rilievi dei monumenti visitati.
Il primo incentivo all’interesse a lui riservato, soprattutto dagli storici dell’arte medievale e non a caso, sono stati gli oltre mille disegni che, tra il 1811 e il 1813, fece realizzare nella Penisola: interesse che poi, per via di intrecci tematici, si è in parte esteso alla corrispondenza e agli appunti di viaggio. La Bibliothèque Royale di Francia acquisì questa massa di materiali entro pochi anni dalla sua morte, che, con l’Impero, vide dissolversi anche il suo progetto editoriale.
Degno di nota è il panorama preso da Palmi, con la costa calabrese e il litorale siciliano che occupano otto fogli. Propongo ai lettori un suo disegno interessante, realizzato dai monti della Calabria, con in lontananza le Eolie e lo Stromboli.
