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di Ennio Fiocco

I cristalli di Augite e misteri del regno del fuoco.

Giuseppe Mercalli (1850 + 1914), naturalista e vulcanologo, ha relazionato sui terremoti e compiuto numerosi studi sui fenomeni dello Stromboli, dell'isola di Vulcano e del Vesuvio, nonché ha redatto la prima carta sismica del nostro Paese.

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Nella ricerca “Natura delle eruzioni dello Stromboli ed in generale dell'attività sismo-vulcanica nelle Eolie”, pubblicata nel 1881, afferma che “il sig. Ambrogio Picone mi scriveva da Lipari, che lo Stromboli...dopo tre giorni di leggiera maggiore attività, il giorno 18 eruttò in abbondanza cenere e piccole pietre; aggiungeva che sebbene a Vulcano non sono avvenuti rimarchevoli fenomeni,

tuttavia i rombi interni spesso si fecero sentire più forti dell’ordinario...ebbe la gentilezza di accompagnarmi la notizia con...cristalli di Augite di forme regolarissime e di colore decisamente nero...In generale la loro superficie, vista alla lente, appare reticolata per un gran numero di piccolissime ed irregolari cavità o intaccature, che non saprei se di origine meccanica o fisica. Alcuni portano infissi nella propria massa pezzettini di un minerale verde-giallognolo che può essere Olivina.

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È noto che le scorie e le arene lanciate da Stromboli nelle sue moderne eruzioni sono appunto caratterizzate da un gran numero di cristalli di Augite assai grossi e regolari. Già nel 1879 il sig. Picone mi informava...gli abitanti di Stromboli intesero un forte rombo e videro un fumo straordinario sul cratere.

Il giorno 5 poi all’istessa ora si ripetè il rombo, ma con una forza ancor maggiore, tantoché fu udito fino a sud di Vulcano, a 45 chilometri di distanza: il fumo usciva con veemenza mentre una fitta pioggia di pietre pomici si riversò sul mare, ed in tanta quantità che riferiscono “ esserne stato pieno il mare da sembrare all’occhio una terra estesa e piana.

Alcuni barcaioli che nel momento dell’eruzione del 5 si trovavano in mare così la descrivono: “Verso le 10 a. avvertimmo un forte tuono, guardammo Stromboli e vedemmo un’immenso fumo, contemporaneamente il mare si agitò e fino a che non arrivammo a Panaria avvertimmo sempre come un passaggio di una corrente sott’acqua che da Stromboli dirigevasi a ponente.

Allorquando avvenne l’eruzione noi eravamo circa 4 miglia distante da Stromboli. Nel giugno poi lo Stromboli...gettò cenere, ed il mattino...dopo un forte rombo eruttò pietre incandescenti sul versante est per fortuna incolto; tutte le rare piante boschive sparse su quel lato vennero bruciate, tantoché i naturali...credettero essersi aperte nuove bocche e ne ebbero spavento...

Lo Spallanzani nel 1788 osservò che nel cratere di Stromboli le esplosioni succedevansi con forza assai diversa e con tale rapidità...E gli Strombolesi lo rassicuravano che allora il vulcano poteva dirsi pacifico, perché altre volte lancia moltissimi sassi infuocati immediatamente fino in mare e ad un miglio dal lido...Spallanzani riferisce essere opinione degli Strombolesi, che i fumi e gli strepiti del loro vulcano sono moderatissimi, quando spira tramontana o maestrale; aumentano invece e prendono maggior forza, ove soffi libeccio, scirocco od austro.

È vero che l’illustre naturalista soggiunge, che nel tempo della sua dimora di giorni 35 alle isole Eolie non sempre trovò verace questa legge; non credo tuttavia doversi per questo ritenere totalmente infondata l’opinione degli Strombolesi;...anche i Liparoti attuali da me interrogati nel 1878 sull’influenza dello stato dell’atmosfera sopra il cratere di Vulcano, me ne affermarono l’esistenza.

Il sig. Picone poi, che abitò dal 1872 al 1876 presso la Fossa di Vulcano come direttore dei lavori minerari, asserisce quanto segue: se spira scirocco non si svolge fumo, invece molti gas solforosi; se spira levante i gas si avvertono meno e si ha poco fumo e bianco; se infine soffia libeccio o ponente, o se il cielo è nuvoloso il fumo aumenta di molto...”.

I cristalli di augite, che non conoscevo fino a quando ho letto la pubblicazione di cui sopra, hanno attratto la mia attenzione. L'augite è un minerale comune, appartiene alla famiglia dei pirosseni ed è stato proprio il tedesco Abraham Gottlob Werner nel 1792 ad attribuirne il nome. Le augiti trasparenti vengono utilizzate come gemme e pietre ornamentali conosciuti come Shajar in alcune parti dell’India. Proprio Efesto veniva associato a questo minerale semiprezioso.
Il regno del fuoco che sprigiona dai vulcani era rappresentato nella Grecia di un tempo dall'officina del dio Efesto, che racchiude i segreti e i misteri che ancora ci continuano ad affascinare.

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