Inizia bene Dario Franceschini, il nuovo ministro per i Beni Culturali e il Turismo d'Italia.
"È un onore e un orgoglio guidare il Ministero della Cultura e del Turismo del Paese con il più grande patrimonio culturale del mondo". E ancora e soprattutto: "Il ministero dei Beni culturali è il più importante ministero economico del nostro Paese". Musica per le orecchie di chi con cultura e turismo deve vivere.
Franceschini, una lunga carriera politica alle spalle, iniziata, guarda caso, proprio con un assessorato alla Cultura nella sua natia Ferrara, pare abbia resistito alle pressioni che lo volevano ministro della Giustizia, puntando dritto all'obiettivo del Collegio Romano.
"La storia e la bellezza italiana – ha detto il ministro subito dopo il giuramento - saranno finalmente al centro delle scelte del Governo per la crescita e lo sviluppo". Un obiettivo al quale tutte le forze attive nel panorama turistico guardano da tempo, e che sperano venga finalmente raggiunto. La richiesta di centralità da dare al turismo nell'azione politica del Governo è un tema forte, sia per le imprese che per gli enti territoriali.
Anche se, con buona pace di chi voleva il turismo accomunato ai settori produttivi del Paese, e quindi inserito nel Ministero dello Sviluppo Economico, Franceschini difende la tesi dell'accorpamento con il Ministero della Cultura. "È una scelta che ha un senso profondo" dice in un'intervista rilasciata al Sole 24 Ore.
E, nella stessa intervista torna sul decreto 'Valore Turismo': "Sul turismo si deve fare un'operazione equivalente a quella fatta sulla cultura (con il decreto Valore Cultura, ndr). Lo strumento legislativo lo vedremo, ma c'è da fare un enorme investimento perché abbiamo perso posizioni nella graduatoria".
Franceschini, avvocato e politico di lungo corso, inizia la sua carriera nel 1980 come consigliere comunale Dc. Entra poi nell'Ulivo e dal 1997 al 1999 ne è vicesegretario nazionale. Con la nascita del Pd il 14 ottobre 2007 e l’ascesa alla segreteria di Walter Veltroni, diventa vicesegretario nazionale del nuovo partito: nel 2009, dopo le dimissioni di Veltroni, diventa segretario del Partito Democratico.
È stato quattro volte al Governo: le prime due come sottosegretario Ppi ai governi D’Alema e Amato, la terza con lo scorso governo Letta, in cui era ministro per i Rapporti con il Parlamento.