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“Da qualche giorno è balzato agli onori della cronaca nel nostro Paese il boom turistico che sta vivendo l’Albania capace di attrarre a sé grandi flussi di turisti, soprattutto italiani, che scelgono le coste sull’altra sponda dell’Adriatico perché molto più convenienti rispetto alla nostra Riviera. Un assunto veritiero – dice Gianni Indino, vicepresidente di Confcommercio dell’Emilia Romagna con delega al turismo -, che però necessita di alcuni distinguo affinché a questa notizia non venga data una lettura sbagliata, come sta accadendo. Sta infatti passando il messaggio che gli operatori turistici dell’Emilia Romagna siano esosi, fuori mercato, con prezzi al limite della speculazione.

Un racconto errato, che dimentica numerosi aspetti e non rende merito alla professionalità e ai sacrifici che i nostri imprenditori del turismo affrontano ogni giorno per resistere e non abbassare la serranda. Se i prezzi degli alberghi di pari categoria sono ormai simili sulle due sponde dell’Adriatico, ciò non si può dire dei servizi: ristorazione, servizi di spiaggia, consumazioni al bar costano al turista che sceglie l’Albania sicuramente meno che sulla costa romagnola. Esattamente come in Albania costa molto meno, circa un terzo in meno, la retribuzione netta del personale dipendente: un cameriere percepisce circa 500 euro di stipendio mensile. Ancora più bassa è la tassazione statale, quasi nullo il cuneo fiscale".

Insomma, se il costo della vita e quello per la gestione di un’impresa turistica in Albania è un terzo di quello italiano, risulta normale che anche le tariffe richieste per i servizi siano inferiori. "Ciò non significa che qui da noi commercianti e operatori turistici lucrino sui prezzi, anzi - sostiene Indino -. Spesso sono degli eroi a mantenere le attività aperte riuscendo a far quadrare i conti e ad assicurare al cliente il solito e apprezzato servizio d’eccellenza.

Le tariffe energetiche e delle materie prime sempre più alte, i tassi di interesse in impennata costante, i carichi di burocrazia e gli adempimenti, le imposte che limano al minimo le marginalità, il costo del lavoro con un cuneo fiscale difficile da ammortizzare fan sì che in Italia non si possa fare meglio, pena l’anti-economicità dell’attività, che porta inevitabilmente alla chiusura. Anzi, gli aumenti che stiamo riscontrando sul nostro territorio in questo momento di grave difficoltà e flussi turistici soprattutto nazionali al ribasso, non sono nemmeno proporzionali ai rincari e fanno sì che l’Emilia Romagna possa ancora essere una delle mete italiane più appetibili per tutti i ceti sociali".

"Se non possiamo competere con l’Albania in fatto di prezzi, di sicuro lo possiamo fare con la qualità dei servizi di cui rimaniamo maestri con un’offerta turistica dagli standard elevati, che rimane comunque accessibile per tutte le tasche. Dispiace dunque che si stia cavalcando il boom turistico dell’Albania, Paese emergente in grande crescita e con ulteriori margini, per addossare ai nostri operatori responsabilità che non hanno. Non è nel cassetto del barista che si deve ricercare il problema, ma nel costo della vita in Italia che blocca i consumi interni e richiede alle famiglie scelte sempre più al ribasso”.

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Aveva 91 anni
 
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