"Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più" era a Pasqua alla Reggia di Venaria, e ora fa parte di "Mentre la mano indica, la luce focalizza, nella gravitazione universale si interferisce". Presentandoquesta composita installazione, Giovanni Anselmo ha inaugurato ieri, 6 aprile, la mostra al Museo di arte contemporanea di Rivoli, visitabile fino al 25 settembre.
La Manica lunga del castello, a prima vista sembrava vuota, ma poi subito ecco: "Particolare", "Il panorama con mano che lo indica" e "Mentre la terra si orienta". Sono i frutti di 50 anni di arte che, assemblati in una scenografia rarefatta, si contrappongono a quel mondo sovraccarico di immagini, che è da sempre bersaglio della sua ironia.
Un'opera di 40 anni fa, esposta alla sua prima personale dal munifico mecenate Gian Enzo Sperone, è ora in mostra presso la rassegna Archivi alla Gam. Anselmo l'ha definita un'installazione verso i campi magnetici della terra. Per Germano Celant, che l'ha fatto apprezzare in tutto il mondo, l'artista di Borgofranco di Ivrea ricerca con ansia un orientamento nello spazio smaterializzato dal digitale. Da parte sua, Anselmo ieri sembrava molto soddisfatto di questo periodo. Perché con Penone alla Reggia di Venaria, Dimitrijevic alla Gam, Zorio e Kounellis al Maxxi di Roma, si ha un revival storico del gruppo della cosiddetta arte povera.
Dagli esordi fino alle ultime ricerche, Anselmo ha sempre ricreato il rapporto tra l’essere umano e la realtà, con l'energia che la muove. E ieri si è commosso per questo percorso fatto su misura per lui, nella sua città, dalla Gam a Rivoli. Piegava la dolorante schiena e si ritraeva nelle sue spalle di ottantenne. Sembrava di risentirlo parlare dei significati profondi della sua arte, durante le gite di 20 anni fa, sul suo gommone al largo di Stromboli, alla Sciara del Fuoco, alla spiaggia dei gabbiani, fino a Ginostra. Dopo la spiaggia, andavo a trovarlo nel suo giardino di Piscità mentre lui zappava, la sera, per evitare il sole cocente. Sue moglie Alda ci aspettava tra le mura della masseria e aveva sempre pronto un bicchiere di buon bianco e capperi dell'isola.
Con le gambe sotto il tavolo, gli chiedevo: "Giovanni, qui non crei?". Lui rispondeva: “Non c'è bisogno, qui intorno è già tutto così bello”. Un altro amico stava, invece, creando, e scriveva a pochi metri da noi, in un'altra villa di Piscità. Era Gianni Farinetti, che ha descritto quell'isola che brucia, come dal titolo di un suo romanzo, ambientato sulla strada che porta al vulcano, dove i bambini vendono capperi e gli anziani raccontano vecchie storie. Qui si è realizzato il sogno di Anselmo: costruirsi una casa, dove non ci sono auto e non c'è l'illuminazione pubblica, rarissimi i pc, ma un cielo stellato mozzafiato e unico come la sua installazione a Rivoli. E poi i tramonti di Piscità che surclassano il digitale.
Ma d'inverno, in Crocetta, continua scolpire pietra, ferro, acciaio, con proiezioni luminose, pigmenti pittorici, tela, vetro, fossili, spugna, cotone e addirittura lattuga, ironizzando sulle forze misteriose che regolano l’esistenza. Un pomeriggio a Stromboli ci fu un'esplosione tremenda: si era aperta una nuova boccadel vulcano. I randagi dell'isola ululavano e delle ragazze sulla spiaggia furono colte da crisi isteriche. Lui mi spronava: "Oraè il momento di scrivere un reportage per il tuo giornale". “No Giovanni, sono in vacanza e poi come lo manderei in redazione, dove troverei qui una postazione Internet?”.(blastingnews.com)