di Stefano Rizzato
«Una violazione strutturata e sistematica dei trattati europei». Non è un'accusa da poco quella cui dovrà far fronte la città di Venezia. E niente meno che per il piatto forte della casa, il turismo. Lo scorso 1° maggio, è arrivata alla Commissione Europea una denuncia formale: la Serenissima violerebbe gli articoli 12 e 49 dei trattati Ue, per la disparità nei prezzi tra visitatori e residenti.
A Venezia c'è tutta una gamma di servizi che costa molto di più a chi arriva da fuori rispetto a chi vive in città. Dai vaporetti ad alcuni musei, dal wi-fi pubblico alle toilette. Per tutto questo il prezzo è modico se si abita tra le calli, salato se si è solo di passaggio.
A depositare la denuncia è stato un cittadino belga, stanco dell'anomalia anti-turisti. Nel dossier presentato alla Commissione c'è tutto il dettaglio. Un giro in vaporetto? Un euro e 30 per i residenti, 7 euro per gli altri. L'ingresso a Palazzo Ducale? Costa 18 euro per il biglietto intero, ma è gratis "per residenti e nati nel comune di Venezia". L'accesso a internet senza fili? Libero per i residenti e i "city users", cioè lavoratori e studenti che frequentano la città ogni giorno. Per gli altri costa 5 euro ogni 24 ore. E vale persino per i bagni pubblici: 25 centesimi residenti, un euro e 50 resto del mondo.
«Immaginate se lo facessero Parigi, Londra, Roma», osserva l'autore della denuncia. «I trattati europei impongono libertà di circolazione e parità di trattamento per tutti i cittadini Ue. L'Italia è stata già condannata nel 2003 per i musei e i prezzi diversi in base alla nazionalità. La residenza rientra nella stessa casistica. Venezia è unica in Europa. E applica persino un suo "ius soli", con l'ingresso gratuito ai musei civici pure per chi è solo nato in città».
Nella denuncia viene riportato l'esempio di due famiglie (mamma, papà e due figli), una residente e una arrivata da fuori, che passano una giornata a Venezia. Prendono il vaporetto, visitano Palazzo Ducale, vanno due volte in bagno e navigano su Internet. La famiglia veneziana spenderà circa 12 euro, quella "non residente" 136. «Il risultato è che i costi di alcuni servizi pubblici sono scaricati sul turisti».
Il punto è che da anni Venezia si sente assediata da un turismo di proporzioni enormi rispetto al territorio, tanto che periodicamente parla di numero chiuso per i visitatori. Dallo scorso luglio il Comune è commissariato per mazzette e il prossimo 31 maggio andrà alle urne. Intanto si difende: «Per i trasporti non distinguiamo tra turisti e residenti, ma tra utenti occasionali e abituali: con la tessera "Venezia Unica" chiunque può pagare un euro e 30 per il vaporetto». A dirlo è Franco Fiorin, direttore generale della mobilità veneziana.
Ed è vero. Ma avere la tessera costa 10 euro ai residenti, 20 a chi abita in Veneto, 50 agli altri. «Sono scelte fatte per fronteggiare i costi aggiuntivi che abbiamo. Il turismo porta squilibri tali che d'estate dobbiamo potenziare il servizio e assumere stagionali, mentre a Milano gli autisti vanno in ferie».
A porre l'accento sulle distorsioni è anche Silvio Testa, tra i fondatori del comitato No Grandi Navi: «Il turismo è uno tsunami che divora la città. I dati ufficiali parlano di 22 o 25 milioni di visitatori l'anno, quelli ufficiosi addirittura di 30 milioni. Il doppio prezzo è il male minore, una parvenza di attenzione per i 59 mila che si ostinano ancora a vivere a Venezia. Che però è diventata come Disneyland. Finora la politica ha lasciato che le cose andassero per il proprio verso, e l'esito finale è che il comune è in dissesto e mancano pure i fondi per i servizi sociali».