Alle Eolie quando non c'è nessuno
Primordiali e deserte, fuori stagione sono molto meglio che in estate Un viaggio nella memoria della terra e del cielo, dove gli elementi si rigenerano. Ve le raccontiamo in 6 colori
A guardarla oggi, stretta e divorata dalla risacca, mette un po’ di malinconia. È la spiaggia di ciottoli di Pollara, sull’isola di Salina, nelle Eolie. L’alta falesia di tufo, coperta di capperi e fichi d’India, la separa dal paese. Lontane svettano Filicudi e Alicudi. Su questa spiaggia Massimo Troisi passeggia con Philippe Noiret parlando di poesia e metafore, l’uno nei panni del mite Mario Ruoppolo e l’altro nelle vesti di Pablo Neruda. Era il 1994, giusto in primavera, quando veniva girato Il postino tra Salina e Procida, nel golfo di Napoli. Come allora il mare rumoreggia tra i sassi di Pollara, setacciandoli. Nel tempo la spiaggia si è ristretta a una lingua sottile, un accenno sotto la falesia giallastra. Ormai non si può più scendere, non c'è quasi dove camminare.
È in questi giorni senza nessuno che luoghi come Pollara diventano autentici. Che le Eolie, nel loro insieme, raccontano la propria natura. Addormentate e vive al contempo, sono le fucine della terra, dove gli elementi vengono fusi e forgiati; dove, inaspettatamente, nascono i colori. Intensi e primitivi, ci sono tutti, compreso il bianco e il nero. Il silenzio li rende protagonisti.
Giallo, come le ginestre e lo zolfo di Vulcano
Abbarbicate fra le rocce o perse nei prati, le ginestre brillano laddove l’isola è nuda. Salendo sul cratere principale, tra il vapore, i cristalli di zolfo ne richiamano la luce. Vulcano è l’isola più vicina alla costa siciliana, la più difficile da interpretare. Bagni di fango, sorgenti calde, una sola strada che la taglia da parte a parte fino alla spiaggia di Gelso, minuscola, accanto a un faro. Al di là del mare, la vetta imbiancata dell’Etna, a ricordarci che c’è ancora tempo prima dell’estate.
Nero, come la sabbia a Stromboli
Esistono spiagge nere un po’ in tutte le Eolie, ma è ai piedi di Stromboli che il colore della sabbia incanta, mescolandosi al blu del mare. Grazie ai minuscoli chicchi di ossidiana, dalla grana vetrosa, il nero diventa quasi metallico. Così di sera, quando il sole è basso, il mare prende un aspetto perlaceo. È il momento di salire in barca e fare il giro dell’isola per ammirare l’eruzione.
Rosso, come la lava che cola sulla Sciara del Fuoco
Notte. Lapilli, scorie incandescenti, terra fusa corrono sul fianco della montagna. A intervalli di qualche minuto, con uno sbuffo grave, Stromboli rigetta verso il mare. Dalle barche i pochi visitatori assistono all’artificiere che dà spettacolo. La sagoma dell’isola, su questo lato disabitata, brilla per il fuoco vivo che scende. E paiono ferite nel buio.
Bianco, come le pomici di Lipari
Le antiche colate coprono di pomice candida un intero fianco di Lipari, scendendo fino al mare. Non esiste spiaggia più bianca di questa e l’acqua brilla turchese, azzurra, opalescente. Attorno, la suggestione delle cave dismesse e i vecchi pontili. Insieme a noi c’è solo qualche temerario che scende la colata di corsa, fra i ciuffi delle ginestre, e si tuffa direttamente in mare.
Azzurro, come il mare all’interno delle grotte
Ci sono diverse grotte marine nelle isole, come quella del Cavallo a Vulcano o quella del Bue Marino a Filicudi. Qui il blu intenso del Tirreno schiarisce e si fonde con la luce del cielo. Cinquanta sfumature di azzurro non bastano a rendere l’idea.
Verde, come la bella Salina
Fertile e ricca d’acqua, è famosa per i capperi e l’uva con cui si produce il Malvasia. Siamo al centro dell’arcipelago e da Salina il panorama abbraccia tutte le altre isole. L’isola è appartata senza essere remota, e il verde della macchia mediterranea addolcisce il profilo dei suoi sei vulcani spenti.
Neruda diceva di aver bisogno del mare. Un mare vivo, come quello del suo Cile. Ne Il postino, idealmente, Troisi immagina che il grande poeta lanci le sue tristi reti proprio dalla costa di Salina, verso gli occhi oceanici della donna amata. E vediamo il sensibile Mario che gli cammina accanto e lo ascolta, scendendo insieme verso la spiaggia di Pollara, mentre cerca di costruire qualche buona metafora per fare breccia nel cuore della sua Beatrice. Perché, dice, la poesia non è di chi la scrive, Don Pablo. È di chi gli serve.
Un libro da leggere: Poesie d’amore e di vita di Pablo Neruda (Guanda)
Un film da vedere: Il postino di Michael Radford (1994)