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internetPrima pagina, addio. È stato bello competere per vedere la propria firma su quel pezzo di carta, con cui per decenni molti esseri umani hanno aperto la loro giornata, ma ormai è una storia superata come le carrozze tirate dai cavalli. L'82% degli americani legge le sue notizie su un computer, e il 54% su un dispositivo mobile tipo smartphone e tablet, secondo il rapporto «2014 State of the Media» del Pew Research.

I grandi giornali finalmente se ne sono accorti, e quindi stanno cambiando la pianificazione del loro lavoro: prima il digitale, e poi, forse, la carta. La notizia che certifica questa rivoluzione, peraltro già ritardataria, l'ha pubblica il sito «Politico», appunto. Tre settimane fa il direttore del «New York Times», Dean Baquet, ha informato i capi delle sue redazioni che non vuole più ricevere proposte di articoli da mettere in prima pagina. Al loro posto, invece, i capiredattori dovranno segnalare le storie che secondo loro meritano di stare in cima a tutte le piattaforme digitali del giornale, formando quella che si chiamerà la «Dean's List».

Poi, in un secondo tempo, questi pezzi magari finiranno sulla carta, ma sarà una preoccupazione secondaria. Discorso simile al «Los Angeles Times», dove il direttore Davan Maharaj ha avvertito che «la riunione del mattino non riguarderà più la prima pagina del giornale, ma sarà una riunione dedicata agli argomenti che intendiamo seguire, con un'enfasi su ciò che possiamo offrire ai lettori nei prossimi minuti e nelle prossime ore».

Il primo incontro tra i capiredattori infatti avverrà alle 7 del mattino, e il secondo alle 9,30, proprio nell'ottica di cominciare subito la produzione per il digitale, invece di focalizzarsi sulla carta che viene stampata a fine giornata. Anzi, il lavoro comincerà già la sera prima, con una riunione che definirà i temi più importanti del giorno successivo, in modo da coprirli in maniera approfondita e originale, e averli già online all'alba, quando la gente si sveglia e vuole sapere cosa sta accadendo.

Per chi non lo sapesse, la riunione per definire la prima pagina del «New York Times» era un rito mitologico. Tutto si proiettava nella scelta di quelle poche notizie privilegiate, che formavano l'opinione pubblica globale. Ora diventerà al massimo un accessorio, per completare la vera informazione seria, approfondita e anche rapida, che si giocherà tutta sul digitale.
[p. mas.]

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