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di Barbara Vergnano

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La casa di Comunità a Lipari ci sarà.
Le “ case di comunità” sono strutture sanitarie destinate a fornire servizi di assistenza sanitaria e sociale alla popolazione a livello locale. Queste strutture fanno parte del sistema sanitario nazionale e sono pensate per garantire un accesso più vicino e capillare alle cure, riducendo la necessità di spostarsi verso ospedali o strutture più grandi.
Ieri il dirigente arch. Ficarra, dopo congrua valutazione del parere del dottor Antonio Le Donne, segretario generale del Comune di Lipari , ha rilasciato alla ASP il permesso di costruire per la Casa della Comunità.
BVV: Dottor Le Donne che ne pensa?
ALD: Lo devo ancora leggere. Per quanto mi riguarda, una settimana fa, su richiesta del Sindaco Gullo, ho redatto un testo scritto nel quale ho dato un contributo tecnico-giuridico di analisi della questione, in considerazione della rilevantissima importanza dell’opera pubblica sanitaria di cui si sta occupando anche l’opinione pubblica, oltre che gli Amministratori.
BVV: Può sintetizzare e semplificare i punti principali del parere?
ALD: I fondamenti del parere sono tre. Il primo riguarda la necessaria valutazione della recente riforma della sanità italiana varata in via definitiva con un decreto ministeriale del 2022, che ha modificato le funzioni delle varie strutture differenziandone i ruoli. Cogliendo questa evoluzione nella giusta dimensione, si comprende molto meglio cosa significhi  “casa della comunità” e in quale rapporto stia con la nuova concezione di ospedale e della missione affidata oggi a quest’ultimo presidio, rispetto al passato.
BVV: Ciò significa che non bisogna più pensare all’ospedale come a un tempo?
ALD: Esattamente. Nel prossimo futuro talune importanti prestazioni “di prossimità” per così dire, saranno erogate dalla Casa di comunità. Perciò bisogna battersi perché venga realizzata al meglio, chiedendo certezza sul ruolo futuro dell’ospedale, che ovviamente avrà una missione diversa dal passato.
BVV: Perciò solo una corretta lettura della nuova sanità potrà dare una appropriata impostazione alla giusta collocazione dei presidi sanitari sul territorio.
ALD: Non c’è dubbio. Se si pretendesse di avere un ospedale come quelli di un tempo passato equivarrebbe al chirurgo che pretendesse di operare con il bisturi degli anni settanta e non con i robot di ultima generazione.
BVV: La metafora ci sta, dato il tema in questione! Il secondo fondamento del parere?
ALD: Riguarda un processo di lunga durata che, nell’ambito degli addetti ai lavori, si definisce di “depianificazione”. Ciò significa, in termini sintetici, che è cambiato il rapporto tra i vari strumenti urbanistici adottati dagli enti pubblici, ciascuno secondo la competenza propria, e la realizzazione di opere pubbliche: in sostanza, a differenza di un tempo, quando il piano regolatore (per citare il più conosciuto dal grande pubblico) era lo strumento dominante, oggi la allocazione (e non solo) delle opere pubbliche può avvenire anche indipendentemente dal piano, o comunque da altri strumenti urbanistici, purché vi sia il rispetto di talune esigenze di base invalicabili, come certe di tipo ambientale, per esempio, e non solo quelle, ovviamente. 
BVV: Chiarissimo. Il terzo fondamento, quello che Lei ha definito “più recente”?
ALD: Questo profilo è il più nuovo, per molti aspetti, sebbene non proprio nuovissimo, essendo ormai noto, addirittura precedente alla riforma sanitaria del 2022. 
In buona sostanza, in particolare con il decreto legge n. 77 del 2021 (da non confondere con il decreto ministeriale n.77 del 2022  con cui è stata approvata la riforma sanitaria) sono state varate disposizioni di legge per garantire la massima speditezza e l’accentuata semplificazione alle procedure di attuazione degli obiettivi cogenti finanziati con il PNRR.


BVV: E questa semplificazione unita alla accelerazione cosa comporta?
ALD: Nel caso delle opere pubbliche sanitarie si va in deroga automatica garantendo solo taluni pareri indispensabili. In pratica, con il permesso di costruire si può realizzare il presidio sanitario. Ovviamente sto semplificando, ma nemmeno più di tanto.
BVV: Così come l’ha descritta Lei, sembra qualcosa di molto diverso dal dibattito fin qui  accaduto.
ALD: Capisco il confronto, anche aspro. È il sale della democrazia. Tuttavia, è necessario supportare una consapevole lettura di quello che sta accadendo e di ciò su cui si sta riflettendo, fuori da beghe e altre distrazioni di massa.
BVV: In sostanza ci sono tre temi (riforma sanitaria, processi di de-pianificazione, accelerazione PNRR) che devono essere valutati per comprendere realmente le scelte da fare.
ALD: Esatto. Se non si valutano questi tre argomenti, si rischia di scegliere senza una vera bussola che invece deve avere come polo di attrazione il bene della comunità e come metodo di lettura della rotta lo stato effettivo delle norme vigenti.
BVV: Dr Le Donne, anche la metafora marinara, in questo nostro  amatissimo arcipelago, ci sta. La ringrazio e Le auguro buon lavoro!
Noi aggiungiamo che nel contesto dell'Italia le case di comunità rientrano tra le riforme della sanità territoriale, previste dal piano per il rafforzamento dell'assistenza sanitaria di prossimità. L'idea è quella di decentralizzare i servizi sanitari, rendendoli più accessibili a tutti, anche nelle aree meno centrali, migliorando la qualitá dell’assistenza e riducendo il carico sugli ospedali. Se tutto questo è fondamentale in tutti i paesi italiani tanto più lo è nelle Isole Eolie, dove gli abitanti soffrono disagi molto gravi in caso di malattie, controlli o peggio emergenze da affrontare.

L’intervista del Notiziario a Barbara Vergnano e Antonio Le Donne. Il contesto eoliano

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