di Barbara Vergnano
I 3 Consigli Comunali dell’isola hanno approvato un atto deliberativo in cui si dichiara con determinazione che il processo avviato è irreversibile, inviando così al Ministero dell’ambiente un messaggio forte e chiaro che c’è accordo e comunione d’intenti sul territorio. Si tratta di un altro importante passo in avanti su temi fondamentali ed irrinunciabili che riguardano la tutela del mare e del territorio, delle persone e del futuro del pianeta. Ancora una volta l’isola si fa interprete e esempio di un atteggiamento necessario ed indispensabile per il nostro futuro. Non è la prima volta che l’isola recepisce e interpreta con coscienza civile istanze importanti: Salina isola verde anche stavolta non si smentisce. La speranza è che altri seguano questa strada e non solo nelle isole Eolie. E siamo certi che se la questione verrà illustrata e discussa “dal basso” sarà condivisa anche dalla popolazione di altri comuni che affacciano sul mare. E soprattutto dai pescatori per i quali il mare è una risorsa irrinunciabile.
Ma diamo la parola a Franco Cavallaro, ingegnere e manager di livello internazionale, presidente del Comitato dell’area marina protetta di Salina, che con passione, convinzione e competenza ha portato a termine e al risultato positivo questo obbiettivo. Franco Cavallaro ci dice:
“L’obiettivo principale che si è posto il Comitato per l’istituzione dell’area marina protetta di Salina è di immaginare un modello di pianificazione delle aree marine costiere le cui limitazioni siano effettivamente legate alla tutela del mare, consapevoli che la pesca artigianale non é in linea di principio il responsabile dei processi di degrado in corso. L’approccio che abbiamo seguito pertanto si è distanziato dall’esperienza che ha interessato le Isole Eolie alla fine dello scorso secolo, quando su sollecitazione della società civile la Regione Siciliana da un lato cercò di dotarsi di uno strumento di pianificazione paesistico-territoriale che potesse contrastare le pressioni insediative che il modello economico turistico ricettivo-residenziale operava da alcuni decenni sull’arcipelago, dall’altro sperimentò nell’isola di Salina i primi tentativi di istituzione di aree naturali protette.
Il Piano Territoriale Paesistico dell’arcipelago delle isole Eolie dopo una tormentata procedura contraddistinta da resistenze ed azioni giudiziarie, fu adottato nel 2001. A conferma di alcune isolate critiche che giudicavano poco sensato uno strumento di semplice contrasto alla utilizzazione del territorio ai fini dell’aumento della ricettività turistica, negli anni successivi, è stato messo in luce come alla base del suddetto piano paesistico non vi fosse stata una visione strategica che mettesse al centro della sua prospettiva l’attività agricola quale elemento di supporto economico per uno sviluppo sostenibile di Salina. Anche l’istituzione della riserva Terrestre si è svolta seguendo lo stesso copione: vincoli immediatamente cogenti e incapacità operative dei Comuni di pianificare nelle aree di pre-riserva interventi attivi per lo sviluppo pur consentiti nel decreto istitutivo. Il nostro auspicio è che partendo da una pianificazione corretta dell’area marina protetta si possano anche correggere gli errori compiuti nella pianificazione territoriale attraverso la mobilitazione della società civile e la sua capacità di incidere presso le amministrazioni comunali dell’isola e presso le istituzioni sovraordinate, anche con l’aiuto di Fondazioni che hanno a cuore la conservazione e valorizzazione dell’ambiente”.
Un mare così commuove e desta il desiderio di proteggerlo.
L’intervista del Notiziario a Barbara Vergnano e Franco Cavallaro. L’AMP di Salina