Attualmente la Regione Sardegna si trova da un lato nell'impossibilità formale e sostanziale di procedere alla dismissione della propria partecipazione al capitale di Saremar e dall'altro deve assicurare il mantenimento degli attuali livelli di servizio pubblico. Nelle more dell'accoglimento del ricorso per la domanda di concordato preventivo e della conclusione della relativa procedura, la Giunta ha proposto al Consiglio - che ha poi approvato - di estendere la convenzione a tutto il 2015 con uno stanziamento di 16 milioni di euro.
---Verso lo sciopero. Comincia oggi lo stato di agitazione del personale della Saremar proclamato dalle segreterie regionali Federmar-Cisal e Ugl-Trasporti. Con una lettera inviata alla Regione, alla commissione di garanzia e all’Osservatorio per i conflitti sindacali le sigle sindacali hanno comunicato la decisione. «Restiamo in continua e speranzosa attesa di una convocazione, che invece non arriva, da parte dell’assessore regionale ai Trasporti – si legge nella nota dei sindacati –. L’ultima è dell’11 settembre. Nonostante le ampie garanzie dello stesso assessore sulla nostra convocazione per conoscere le azioni che dovevano tracciare il futuro della Saremar. Avevamo anche lanciato la proposta, forze provocatoria, di utilizzare tutte o almeno in parte, le entrate fiscali provenienti dalla Tirrenia per colmare il deficit Saremar. Ma anche su questo non c’è stata risposta».
Nei giorni scorsi l’assessore regionale Massimo Deiana ha annunciato il rinvio della privatizzazione della Saremar e l’erogazione di 16 milioni necessari per garantire le corse per il 2015 inserite nella convenzione. «Ci preoccupa molto il silenzio della Regione – aggiungono i sindacati –, un silenzio che fa da sfondo a una situazione di stallo completo, che ha visto depositare i libri contabili della Saremar in tribunale, e affidare nelle mani di un giudice liquidatore, le sorti di una società che tutta garantisce i collegamenti con le isole minori sarde e offre lavoro a centinaia di marittimi. La nostra preoccupazione è condivisa anche dai cittadini, che hanno il diritto di conoscere il futuro della propria mobilità. In attesa di un riscontro alle nostre richieste dichiariamo lo stato di agitazione riservandoci la proclamazione dello sciopero».