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di Carmelo Sottile

INSONNIA. Una notte d’inverno mi trovavo a Milazzo a casa dell’amico Enrico.

Fra una birra e qualche sigaretta mi venne in mente un motivetto. Prendemmo un piccolo taccuino e buttammo giù frase su frase. A quattro mani scrivemmo Insonnia. Quando terminammo di scriverla eravamo decisamente soddisfatti. Avevamo fra di noi una nuova canzone di spessore. Lo intuimmo subito.

La portammo in sala prove e in un niente l’arrangiammo.

Era un brano funky/rock.

Federico creò un perfetto tema iniziale, mentre il giro di basso era pazzesco. Da solo sosteneva quel brano, con la sua movimentata ritmica che lo colorava di un groove profondo. Quel giro di basso nasceva da un’idea di Alessandro che la trasmise ad Enrico.

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Quando Ale varcò la soglia della sala prove, notai sul suo volto un sorriso abbastanza soddisfatto e ci disse che doveva farci sentire una cosa. Abbracciò la sua chitarra e sputò fuori quel motivo meraviglioso. Restammo tutti senza parole. Era così perfetto! Enrico catturò subito quell’idea facendola sua e la trasmise sulla tastiera dello strumento con un tocco originale che diventava, prova dopo prova, sempre di più limpido. Quel suono uscì fuori dall’amplificatore come una preghiera solenne, con un carattere deciso e dinamico.

Era così che doveva lavorare una band, con quel sano scambio di idee, fatto di riflessioni costruttive e soprattutto produttive. Eravamo tutti fondamentali ed indispensabili per quel nostro obliato destino.

Il testo di Insonnia, narrava la storia di un amore tormentato di un uomo, che provava verso una prostituta. L’angoscia lo assaliva durante le ore notturne e l’insonnia si trasformava in ossessione.  

<Il cuore non ha prezzo e il tuo corpo pure>. Questo era il punto focale del testo.

Il sentimento non veniva comandato a gettoni, non poteva essere monopolizzato”.

(Registrato presso lo studio EYE&EAR di Giuseppe Barbera)

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