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di Aurora Bonanno Conti Natoli 

 

 

Quante parole per questa festa pagana! Il cristianesimo la mutò in commemorazione dei morti. La Sicilia, da secoli la prima nella via della cultura, aggiunse un delicato pensiero, nella notte degli Ognissanti, fa tornare a casa i morti.

Casa del nonno, scrigno che custodisce ricordi innocenti, ricordi rifugio rappacificante; il crepuscolo vela ogni dove, si appresta la notte in cui i morti fanno ritorno a casa portando in dono i dolcetti per i più piccini. 

Alita una attesa smarrita nel mistero. Si appendono i calzini nel camino. Si corre a raggiungere il letto. Gli occhioni scrutano il buio. Le teste si tuffano sotto le coperte. 

La luce dei lumini sparge il benvenuto ai morti che rivedono la propria casa. 

Lo facevano i miei nonni, lo faceva la mia mamma; li accendo anche io ogni anno al calar della notte. Tanti lumini: ai miei parenti, ai parenti di mio marito, ai miei amici, a chi mi ha fatto del bene, chi mi ha fatto del male, a chi non riceve alcuna preghiera, a chi mi ha donato la custodia del luogo, avvolto nel silenzio nell’azzurro e nel verde, dove attendo con Fiducia di incamminarmi nel tempo senza tempo.

Quest’anno li ho accesi la mattina con la preghiera che tutti i Santi fermino li precipizio in cui stiamo per cadere.  

                                                         

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