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di Marta Pezzino

Da bambino sognava di conoscere il mondo, viaggiare e fare dell’Inghilterra un posto in cui vivere e svolgere la professione di ingegnere e di project manager e sviluppare progetti che avessero un impatto sulla società che lo circondava.

Alcuni suoi compagni di scuola, che avevano visitato il Regno Unito d’estate, gli raccontavano di quanto fosse bello e lui raccoglieva tutte quelle storie dentro di sé custodendole e immaginando come sarebbe stato, in futuro, poter essere lui il protagonista di quelle esperienze e lavorare presso uno dei famosi college inglesi.

È la storia di Giovanni Rappa, palermitano 41enne con origini eoliane, precisamente di Lipari.

Dopo aver terminato gli studi in Ingegneria Civile Strutturale presso l’Università degli Studi di Palermo e conseguito il Master in Project Management presso la Business School del Sole 24 Ore, alimentato dal desiderio di realizzare i sogni di quando era bambino, ha conseguito anche la Certificazione Internazionale come Project Management Professional presso il Project Management Institute.

Ha avuto la possibilità di lavorare tra Palermo, Catania, Ragusa, Milano e Singapore, esperienze che gli hanno permesso di crescere professionalmente, ma che allo stesso tempo hanno continuato ad accentuare la sua profonda voglia di trasferirsi in Inghilterra e mettersi alla prova in un mercato del lavoro altamente competitivo ed in ambiti lavorativi d’avanguardia.

Così, nel 2016 in pieno terremoto Brexit, Giovanni ha pensato di darsi una chance partendo con un bagaglio pieno di speranze e di motivazione personale e professionale. Quel bagaglio che gli ha dato la forza di credere sempre in tutto ciò che desiderava sin da ragazzo e che, insieme ai suoi ideali, che lo ha sostenuto nell’affrontare gli innumerevoli ostacoli che hanno cercato di intralciare il suo percorso, inondandolo con sensazioni di sconforto e dubbi. La paura di non farcela era elevata, ma non tanto quanto la sua determinazione nel realizzare i suoi sogni.

«Tante volte sono tornato a Palermo dopo un colloquio lavorativo non andato a buon fine e mi sono chiesto cosa fosse andato male, ma spesso, oggettivamente, non era andato male niente, era solo un problema di circostanze. Probabilmente, non era il momento giusto per fare un passo in avanti» racconta Giovanni.

«Ogni difficoltà incontrata, ogni porta in faccia mi hanno permesso di crescere, di migliorare sempre di più e diventare quello che sono oggi. Una delle frasi che mi ha sempre dato sostegno è: “le cose non capitano a noi, ma capitano per noi”. Sta a noi prendere il meglio da ogni evento, anche quelli negativi» racconta Giovanni.

«Un giorno, finalmente, dopo i primi anni di lavoro presso società di consulenza di Project Management, sono entrato a far parte dell’Estates Capital Development Team del King’s College London, una delle più prestigiose e antiche Università del Regno Unito. È un gruppo di project managers che sviluppa progetti di innovazione, ricerca e sviluppo all’interno dell’Università, nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria applicata».

«Nello specifico ricopro la mansione di Senior Project Manager nell’ambito dei progetti di ricerca medico-scientifica. Il mio principale luogo di applicazione è l’ospedale St. Thomas di Londra dove ho la grande opportunità di lavorare con accademici, medici e ricercatori scientifici di livello internazionale» spiega.

«Noi trasformiamo la loro Vision e le loro idee in qualcosa di tangibile. Da quasi due anni e mezzo mi occupo di progettazione, costruzione e sviluppo di laboratori di risonanza magnetica (MRI Labs) e di realizzare delle Cleanrooms, ovvero laboratori ultra-specialistici dove vengono progettati e costruiti dispositivi medici, come pacemaker di ultima generazione grandi quanto un microchip, protesi cardiache ed altri dispositivi medici di seconda e terza classe».

Oltre ad occuparsi della realizzazione di Cleanrooms all’interno dell’ospedale St. Thomas, Giovanni ha recentemente portato a termine progetti di risonanza magnetica a 1,5 e 3,0 Tesla e sta attualmente lavorando ad uno dei progetti più innovativi nel campo delle risonanze magnetiche a bassa intensità di campo magnetico (Low Field MRI)

«Circa il 90% della popolazione mondiale non ha accesso a servizi di diagnostica mediante risonanza magnetica. Le risonanze magnetiche richiedono, mediamente, elevati costi d’installazione, gestione, manutenzione e infrastrutture molto complesse, quindi, solo certe strutture sanitarie hanno le risorse per acquisire e gestire questo tipo di macchinari».

Il King’s College London, insieme ad altre prestigiose università nel mondo, ha avuto la possibilità di acquisire un prototipo di una nuova risonanza magnetica sia per uso clinico che ricerca medica, a bassa intensità di campo magnetico (0,5 Tesla), ultracompatta, a bassissimo contenuto di elio, che non necessita delle infrastrutture tradizionali di cui, invece, hanno bisogno le altre macchine di risonanza magnetica attualmente in commercio.

«La nostra sfida è quella di verificare la versatilità e l’affidabilità di questo prototipo e dimostrare che anche uno spazio di circa 60mq già destinato ad uffici o altro, per esempio, può essere convertito, in tempi brevi e costi non troppo elevati, in un moderno laboratorio di risonanza magnetica composto da una Preparation Room, Equipment Room, MRI Room ed una Control Room».

«Di questo prototipo, ancora in fase di pre-produzione industriale, ne esistono solo dieci esemplari nel mondo che verranno destinati alle università che fanno parte di un progetto di ricerca internazionale per poi essere sperimentati nei successivi due anni su pazienti e volontari».

Il principio ispiratore del progetto è rendere più accessibile l’installazione, l’uso e la gestione di macchine di risonanza magnetica anche per piccoli ospedali, centri di primo soccorso, centri di prima accoglienza, ospedali da campo e zone disastrate.

«Una piccola isola, ad esempio, è quasi sempre dotata di un presidio/centro di pronto soccorso, ma nella quasi totalità dei casi queste strutture non sono dotati di apparti di risonanza magnetica a causa degli elevati costi, degli spazi e delle infrastrutture necessarie. In questi centri, ci si limita, pertanto, laddove possibile, all’uso di apparti radiografici ed in caso di indagini più approfondite i pazienti vengono trasportati nel presidio ospedaliero più vicino».

«Se riusciamo a dimostrare che queste macchine ultra compatte, a bassa intensità di campo magnetico, possono raggiungere ottimi livelli di restituzione delle immagini, essere installati in spazi ridotti senza bisogno di complesse infrastrutture e con costi di gestione più bassi rispetto al mercato attuale, allora sarà possibile in futuro rendere questo servizio di diagnostica accessibile ad una popolazione sempre più ampia».

Giovanni, grazie alla sua professione, ha la possibilità di realizzare grandi idee che sappiano dare un forte impatto sulla società. Questo è ciò che lo ha spinto a lottare e continuare a crescere a Londra anche se uno dei suoi sogni è quello di poter tornare nella sua amata Sicilia e fare frutto di ciò che ha studiato e sta realizzando, giorno dopo giorno, per portarlo nel suo luogo di origine.(balarm.it)

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