di Gennaro Leone

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d. Aurora, come “Scagliare il silenzio” e verso quale dimensione il tuo libro?

r. Oggi il rumore, a volte assordante, a volte appena percettibile, come un velo avvolge ogni dove. E’ tale la diffusione che si muta in assuefazione.
Sono le parole,parole colme di nulla, a provocare questo rumore. E per annullare questo nulla si scaglia il silenzio.
E’ il comunicare a scagliare il silenzio: cioè mettere in “ comunione “ il bene più prezioso, la propria interiorità , e ascoltare l’altro, accogliendolo con empatia.
Il linguaggio si spegne se al silenzio si nega la vita. La vita è l’arte del comunicare: l’averlo dimenticato ha depauperato la nostra interiorità creando fratture insanabili,
In quale direzione scagliarlo ? 

EST OVEST SUD NORD alla ricerca di chi, non avendo smarrito l’umanità che rende l’uomo uomo, è avvezzo ad ascoltare il silenzio.
Il silenzio del proprio “ di dentro “. Il silenzio della natura. 
Marco Aurelio scrive: << Guarda dentro di te. Ivi è la fonte del bene, la quale non sarà esausta mai , solo che tu ci vada scavando di continuo. >>.
Galileo ci esorta: << Ascolta il silenzio del grandissimo libro che ti sta aperto innanzi agli occhi ogni istante. >>.
Agostino afferma: << I tempi sono cattivi, ma i tempi siamo noi : se cambiamo noi cambiano i tempi >>.
E nessuno può dire io non ci sono. Io cosa posso fare. Invece io ci sono. Io posso fare qualcosa, anche se piccola piccola non importa.
L’oceano è fatto di gocce di acqua. Il deserto è fatto di granelli di sabbia....



d. Esattamente il titolo del tuo libro “ Scagliare il silenzio “ è una scannarizzazione dei sentimenti con una precisa volontà nel credere dell’esserci ?

r. Dio dona a ciascuno delle “ qualità “, grandi o piccole piccole, perché gli altri ne possano usufruire. E l’essere s’appaga nel donare. Ill donare suscita
gioia pura rappacificante innocente, non attendosi alcuna ricompensa. La ricompensa è nella gioia che dà chi permette di ricevere il dono.
All’artista Dio fa dono del “ comunicare “-
Un episodio accaduto. Si era al telefono a “ comunicare “ io e un amico medico.
Claudio, tu sei una brava persona,ami la tua professione… fai tanto bene e affermi di essere agnostico.
Sant’Agostino quando scoprì Dio: Tu eri dentro di me ed io fuori di Te.
Si percepì un attimo di esitazione e la voce commossa di Claudio : allora c’è speranza anche per me!
Se soltanto una persona,leggendo il mio libro, riflettesse sul senso della vita, io penserei di non aver scritto sulla sabbia.

d. Cè un mutismo espressivo che bisogna leggere o si può ascoltare come quando si guardano le campane delle chiese ferme e silenziose ma si sente la loro musica di Dio?

r. Noi siamo materia - spirito, Non materia e spirito che può provocare un concetto di dissidio.
La materia manda messaggi che sono facilmente leggibili. Lo spirito manda messaggi che non sono facilmente percepibili. E non esiste una situazione particolare in cui poterli sentire.
Si può essere in cucina a pelare le patate o rincantucciati nella poltrona preferita a leggere o sentire musica: ad un tratto ci si trova ad aprire e ascoltare il silenzio del libro che è nel nostro “ di dentro “.
Ma se la bellezza di un’opera d’arte ti strappa le lacrime o se sei immerso nell’attesa che il sole si congiunga al mare o se ti lasci abbracciare dalla luna che traccia per te nel liquido blu una scia di dorata speranza: allora tempo e spazio si annullano e ti smarrisci nei meandri dell’Infinito e bussi alla porta di Dio.

d. Quando hai deciso di scrivere questo libro hai avuto un richiamo spirituale o sei partita dal titolo di copertina?

r. Ero in un momento in cui particolarmente sentivo l’inutilità del mio scrivere quando sfogliando una vecchia agenda trovo queste parole :
<a pochi.E questi pochi dovete sentirvi dei privilegiati: ricercate là dove altri non vedono che il nulla…>>. Sono parole di Mons. Maria Antonino
Travia, Emerito Elemosiniere di Sua Santità.
Queste parole mi danno una sferzata tale da superare la consapevolezza di scrivere al vento.
Affronto i miei limiti. Tre anni di lavoro e affido alla stampa il mio io pensante.

d. Tu scrivi che la Chiesa ha smarrito di interloquire con i giovani ma ci sono ancora in questo paese o bisogna ricreare la gioventù ?

r. La Chiesa usa la struttura di un linguaggio che trascura l’umanità di Cristo e non giunge alla mente e al cuore dei giovani di oggi.
La scuola uccide. E continuerà a uccidere se non si riapproprierà del proprio ruolo nella formazione dell’individuo.
La famiglia non è più rifugio formativo, sicuro, sacro.
I giovani sono soli! Già Paolo VI affermava: << Tutti parlano dei giovani ma nessuno parla ai giovani >>.
Mi chiedi se i giovani ci sono ancora: I giovani ci sono,ma sono cresciuti nella baraonda di un mondo che noi abbiamo creato.
Il COVID - 19 ha reso drammatica la situazione già difficile. I giovani posti dinanzi alla crudeltà della morte di massa , chiusi per mesi e mesi, privati della dimensione del loro vivere, sono frastornati impauriti. Ma pur mostrando,a volte, indifferenza o
apatia o disprezzo o aggressività - manifestazioni di profondo disagio - se si è capaci di comunicare essi ascoltano. E si percepisce bisogno di conoscere Dio, desiderio di farsi una famiglia, necessità di avere un lavoro e financo i sogni che erano anche i nostri.
Alle donne e agli uomini di chiesa, di scuola,della famiglia affido queste parole:
<< Non staccar gli uomini dall’Uomo che si è fatto corpo della loro storia: l’umano non sarà salvato dalle cose, ma soltanto
dall’Uomo! >>
Karol Wojtyla.

d. Quando si prega in giardino si raggiunge meglio il cielo ?

r. La solitudine deve vestire il giardino.
Abituali i primi gesti: tolgo i coperchietti alle fiaccole - cinque quante le piaghe di Cristo - dinanzi a un piccolo tronco che tende le braccia al cielo, faccio a gara con i soffi del vento perché la fiammella rimanga viva. Mi inginocchio su un legno levigato, affido le braccia al tronco - altare, chiudo gli occhi.
Mi lascio abbracciare dal respiro del mare, dal sussurrare delle fronde, dallo zufolare delle canne. Piano piano il silenzio si spande in ogni dove. Lo spazio smarrisce la sua spazialità, il tempo il suo scorrere.
La quiete mi avvolge, E una dolce forza,inconoscibile, mi conduce dove poter inviare al cielo parole di preghiera.

d.IL gatto tigrotto che si arrampica è una veglia alla vita di oggi?

r. L’uomo di oggi si nutre di rumori. Come il bruco si crea un bozzolo, il cui esito è l’inquinamento più pervasivo della morale e dell’etica. Così spegnendo il pulsare interiore, egli si erige a “ rircreatore di se stesso “, per soddisfare, senza limite alcuno, il proprio egocentrismo. Novello Narciso si specchia nell’apparire, dissetandosi alla fonte dei mercanti della parola. Muta il denaro in sorgente di ogni felicità, Pecunia non olet.
Possessore della terra - e non custode - cancella dalla memoria le parole del primo ambientalista :
Laudato sì, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Amaro un dubbio: dobbiamo ricercare negli animali ciò che l’uomo ha smarrito ?

d. Quale futurismo intravedi nei tuoi dipinti pubblicati fra le foto parlanti di natura e di incontri ?
Picasso soleva dire: Quando dipingo tutti i pittori del passato dipingono cono me.
Quando io frequentavo il liceo classico dai libri era stato bandito il futurismo, perché lo si giudicava di ispirazione fascista.
Scoprii il futurismo già laurea in una splendida mostra in Roma. Rimasi impietrita dinanzi a un quadro di Balla: un mio dipinto era e molto simile nella texture.
Chissà perché ogni forma d’arte debba essere etichettata. Le mie espressioni, come chiamo i miei lavori di pittura, le definisco informali per distinguerli dall’astrattismo e perché lontani dal figurativo.
Concettualmente le sento vicine al futurismo : l’uso dei simboli, il cromatismo intenso,i contrasti forti, la lotta per fermare sulla tela i confini incerti e fluidi del divenire, il rifiuto della staticità, la ricerca affannosa del dinamismo e dell’armonia come insieme di disarmonie.
La natura e la musica mi sono state naturale fonte di ispirazione.

d. La tua visione è un gioco speranzoso fra le anime o una frustata al popolo stanco di oggi?

r. E’ certezza scaturita da un lungo cammino disseminato di dubbi e certezze. Cammino iniziato con l’esempio del vivere di papà e mamma e profondamente segnato da lunghi anni di amicizia - comunione di anime - con Mons. Maria Antonino Travia, Emerito
Elemosiniere di Sua Santità e dall’incontro con Karol Wojtyla,
La salvezza dell’uomo, cioè il raggiungere l’equilibrio tra la materia e lo spirito, la danno la cultura e la fede.
La cultura come “ conoscenza “ nel rispetto dell’umanità dell’uomo. La fede come certezza che la vita ha senso se proiettata al di là del quotidiano.
E’ anche una frustata resa dolce da profonda comprensione e sentita compenetrazione. Il COVID - 19 ci ha resi orfani di tanti preziosi “ custodi della memoria “ e di tanti preziosi “ tessitori del futuro “ . Chi è rimasto sulla terra è frastornato,impaurito, annichilito perché la
fonte del “ comunicare “ ristagna. Il COVID - 19 mi fa paura, ma la scienza saprà rendere nulla questo mostro - fantasma. Mi fa più paura assistere alle spettacolari vuote
offensive medianiche “ promenades “ degli eroi di carta- Esse non sono una astrazione. Esse sono testimonianza dell’uomo di oggi che si avvoltola fra le delizie del nutrire solo la materia dimentico dello spirito, Esse come la zizzania si diffondono, metteranno le radici che
avvilupperanno la capacità dell’uomo di mostrarsi umano verso l’uomo. Senza “ comunicare “ difficile mobilitare le coscienze e il tentativo di espellere l’empatia dall’uomo si diffonde.

d. La gioia quando nasce un artista scrivi… ma artisti si nasce o si diventa ?

r. Il perché della mia gioia.
L’artista - se è vero artista - non ricerca il falso, il consenso prostituito, il danaro facile, l’illusione della fama.
L’artista persegue l’Universale,denudando il proprio “ di dentro “ per conoscersi. Per conoscere. Per comunicare.
Egli sa che il suo produrre non si riduce a fughe nella irrealtà al limite del delirio: perché istintivamente sente che il suo fare vuol dire “ essere “. Perché sa di dover rispondere alla sua vocazione.
Egli sa d i essere una voce nel deserto ma egli continua a percorrere la sua via di solitudine.
E in mezzo al fragore del vuoto egli trova rifugio nell' ascoltare il silenzio.
Si nasce o si diventa artisti mi chiedi.
James Hillman afferma: << Una vocazione può essere rimandata, elusa, a tratti perduta di vista. Oppure può perdersi totalmente.
Non importa: alla fine verrà fuori >>.
Bimba accanto al mio papà mentre per diletto dipingeva, ne bevevo i movimenti, i colori, gli odori.
Ma… la scuola aveva decretato che io ero “ negata per il disegno “.
Per anni e anni mai osai infrangere questo ordine perentorio-
Già adulta, ebbi in dono da mia sorella Iris due volumi sull’ikebana. Me ne innamorai. E le composizioni invasero la mia casa.
Volli provare a renderle più durature. Un pezzo di seta gialla e vi prese vita, usando pennelli e colori ad olio, un’armonia di rami e foglie.
Per gratitudine a questa antichissima arte. maestra di vita,firmo i miei lavori IKE.
Non si diventa artisti.
Si nasce artisti.

d. La tua opera quel murales di 11 metri per 2,90 che sapore avrà per la vita? E’ nato già dipinto nella tua mente o scivola giornalmente quando appoggi il pennello nell’impenetrabilità del muro/tela ?

r. E’ la libertà, dolce come zefiro di primavera, assieme alla quiete e al silenzio, a soffiare nel mio giardino.
E’ un giardino rustico,selvaggio: gli alberi,i fiori, le erbe si offrono alla vita in libertà. Anche il silenzio abita dove vuole. E l’amore abbraccia ogni dove. I grossi rami che il vento spezza vengono piantati, facendo godere della loro nuda bellezza.
Quando raggiungerò il tempo senza tempo vorrei che vi rimanesse un mio messaggio per indicare la via ad ascoltare il silenzio a chi vi giunge.
La mia mente entra nel groviglio del progetto: dove realizzarlo,in che forma, riuscirò ad evitare parole banali vuote sterili ?
Il lungo muro curvo che fiancheggia il percorso per mare viene vestito con il il blu della notte cui giocheranno silhouette e uccelli. Ad essi affiderò le parole. Un fantasioso castello. Due aiuole mutate in laghetti. Ora è la mano che deve tracciare segni e simboli sul cartone. Inizierà il lavoro, a volte difficoltoso, a volte noioso: il pennello non impazza sulla tela deve ubbidire ai segni.
La pioggia, il vento, la salute vacillante tiranneggiano lo scorrere del tempo per completare l’opera.

d. Il tuo giardino regala gioia. La raccolta delle rose e dei pomodori che sapori lasciano nell’anima?

r. In ogni luogo abita uno Spirito,il guardiano che lo protegge. La sua accoglienza la si percepisce. E allora questo luogo ti diventa amico, ti senti a casa, lo ami. E’ stato così per villa Rosanna, quando mio marito, allora fidanzato, mi ci condusse la prima volta.
Padrona…
mentre mi porgeva una rosa tra una distesa di lavanda.
Questo luogo dilettevole e gioioso rifugio estivo insieme a mio marito,ora che sono sola stabile rifugio che pacifica, che consola, che dona gioia.
La mattina mi danno il buongiorno Giò e Jolj ,le calopsite che vivono libere in una stanza e il cinguettio degli implumi sul pino che abbraccia il terrazzo.
E poi le tortorelle a chiedere il miglio e i gattini con il miagolio in giardino.
A volte, il vento della notte veste il tappeto verde di ametiste e di giade: gioia nel raccoglierle, gioia che ha il sapore di gratitudine e e di appartenenza a
“ sora nostra madre terra “.
Ora il giardino si è vestito di “ preziosità “ con l’immagine del Papa Santo che scelse me e mio maritoin quel lontano- vicino 1980. E ancora risuona di canti,
suoni, preghiere quando ospitò la sua sacra Reliquia.
E ogni sera quando la notte sigilla la luce del giorno e tutto tace, la piccola lampada perpetua si fa strada tra le fronde per porgermi la sua luce che fa brillare
di gioia il mio cuore. La solitudine si accheta e un sorriso vola al cielo.

d. La vita è un lampo come la tua poesia che poi è un leggendario intrigo col tempo,cosa illumina in quell’istante ?

Leibniz si chiedeva: a cosa del mondo assomiglia la musica? E io a cosa la poesia? e la pittura?
Musica poesia pittura non sono che segmenti della stessa retta,
il cui inizio è la meraviglia per un viaggio tra i limiti della realtà e della fantasia alla ricerca di sé al di là dove l’io diventa noi.
Ogni musica. Ogni poesia. Ogni pittura è una storia. La storia di un’anima.
E quando la solitudine, attanagliata dalla cattiveria, taglia il respiro, il rifugio è nel silenzio: tempo e spazio si immergono nel nulla, ha inizio il viaggio dove la bellezza ti avvolge e la quiete ti accarezza.

 

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