Nozze a Salina — dirsi di sì alle Eolie non è ancora una tendenza, ma un gesto d’amore per l’isola — in una atmosfera easy: sposa, sposo e tutti gli invitati in bianco. Dopo la cerimonia nella chiesa di Pollara — che hanno fatto restaurare in tempi record — lei in una tunica di Claude Montana, e con gli zatteroni ai piedi, va via in Vespa con lui l’abbraccia da dietro. Da quel giorno di 27 anni fa, ogni anniversario tornano nella stessa chiesa. Il 27 agosto messa e benedizione per tutti gli amici: alcuni sono presenti, altri coinvolti da lontano. Dopo poco più di un anno dalle nozze nasce la prima figlia. Ninotckha, ovviamente: il secondo nome, Ludovica, è una concessione alle insistenze dei nonni perplessi. Due anni più tardi arriva Antonio e dopo poco più di otto Marco.
Il senso della quotidianità
Alessandra e Norberto sono protagonisti di un matrimonio felice, ma non semplice. Lui è a lungo fuori per lavoro e lei gestisce con ferma serenità assenze e presenze e quando si trovano di fronte a quelle che chiamano «sofferenze reciproche» si sostengono e le superano con lucidità e serietà. Il segreto è la quotidianità: tutti insieme a tavola di sera, la domenica in famiglia, la ritualità. La costanza di essere costanti è un paracadute che regala benefici sprazzi di follia. Salina è un punto fermo e lei trasmette l’amore totalizzante per il mare a Norberto che, pur se nato a Castellammare di Stabia, si considera un montanaro: con il padre andava anche a fare escursioni con il Cai. Per Alessandra si trasferisce a Napoli, nella galleria Umberto — luogo speciale e unico — ma dentro resta stabiese, felice di poter amare la città con lo spirito giusto, senza chiederle quello che non può dare. É un po’ come per la pandemia: in famiglia l’hanno affrontata con animo lieve. Senza chiedere a questi giorni difficili quello che non sarebbe stato possibile ottenere. Un modo per indicare ai figli la via giusta per vivere e crescere, mantenendo il sorriso. E ritrovarsi sempre complici. E sereni.(corriere.it)