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"Tutta Italia sarà zona protetta". Non più zona rossa, verde o gialla. Tutti gli spostamenti sono vietati se non per comprovate necessità, in tutta Italia come fino a oggi in Lombardia e nelle 14 province. Lo ha annunciato il premier Conte in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, confermando quanto preannunciato il ministro per i Rapporti con le Regioni, Francesco Boccia, parlando di "progressiva omogenizzazione delle regole su tutto il territorio nazionale".

Il premier si presenta in sala stampa da solo per quello che è senza dubbio l'annuncio più drammatico della sua esperienza di governo: "Abbiamo adottato una nuova decisione che si basa su un presupposto: tempo non ce n'è", scandisce. "I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante dei contagi, delle persone ricoverate in terapia intensiva e subintensiva e ahimè anche delle persone decedute. La nostre abitudini quindi vanno cambiate. Vanno cambiate ora. Ho deciso di adottare subito misure ancora più stringenti, più forti". Il provvedimento è quello atteso e ormai ritenuto inevitabile: "Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare come 'io resto a casa'. Non ci sarà più una zona rossa nella penisola. Ci sarà l'italia zona protetta", aggiunge.
 

"Spostamenti vietati se non per comprovate necessità"

Come già oggi in Lombardia e nelle 14 province del nord, gli spostamenti delle persone sono vietati se non per comprovate necessità di salute, di necessità o di lavoro. "Sono pienamente consapevole della gravità e della responsabilità", spiega Conte. "Non possiamo permetterci di abbassare la guardia. E' il momento della responsabilità e tutti l'abbiamo.

Voi cittadini tutti con me. La decisione giusta oggi è di restare a casa. Il futuro nostro è nelle nostre mani", aggiunge.

Le nuove misure, che saranno stasera in Gazzetta Ufficiale e diventeranno operative da domattina, riguardano anche scuole e manifestazioni sportive: in tutta Italia gli istituti rimarranno chiusi fino al 3 aprile. Gli eventi sportivi non proseguiranno.
 

Italia, oggi 1598 nuovi contagiati

Parte dai guariti il capo della protezione civile, Angelo Borrelli, nel suo punto quotidiano sull'emergenza coronavirus in Italia: sono 724, 102 in più di ieri. Poi il conteggio dei morti: sono 463, 97 in più di ieri. Con la divisione per fasce di età: 1% da 50 a 59 anni; 10% da 60 a 69; 31% da 70 a 79; 44% da 80 a 89; 14% ultra novantenni. Infine i malati, che sono 7.985, con un incremento di 1.598 persone rispetto a ieri. Il commissario ha poi fatto sapere che sono state consegnate in tutto il paese circa un milione di mascherine protettive, centomila delle quali sono state fornite agli impianti penitenziari. "Da domani distribuiremo 100 mila mascherine negli istituti penitenziari, dove sono state montate 80 tende di pre-triage" per lo screening del coronavirus.(repubblica.it)

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Richiamare in servizio Guido Bertolaso e attribuirgli un ruolo di responsabilità nella gestione dell’emergenza Coronavirus sarebbe non soltanto una scelta giusta, viste le evidenti difficoltà che, in particolare a livello di decisione e di comunicazione a Palazzo Chigi, sono emerse, ma sarebbe anche un modo per restituire con riconoscenza all’ex capo della protezione civile il suo ruolo nell’ambito dello Stato.

Ho avuto l’onore di lavorare insieme a Guido, sono stato uno dei pochi a difenderlo quando in tanti lo attaccavano, vedo che oggi in tanti lo invocano, ma in pochi, forse, sono disposti a chiedergli scusa per il trattamento che ha ricevuto. Prima osannato per essere riuscito dove nessuno era arrivato, ad esempio a realizzare l’unico termovalorizzatore in Campania dopo anni di emergenza rifiuti, poi costretto ad andare in pensione anticipata, travolto mediaticamente da scandali che si sono rivelati, nei suoi confronti, bolle di sapone, con una lunga successione di archiviazioni.

Negli anni in cui guidava la Protezione civile, infatti, Bertolaso aveva messo in piedi una squadra e una macchina in grado di intervenire ovunque in Italia e nel mondo, una squadra che aveva portato lustro all’Italia ad esempio per l’intervento dopo lo tsunami nel sudest asiatico nel 2005, ma soprattutto una squadra che era nata con la gestione dell’unico grande evento del nostro paese finito senza scandali e senza incidenti: il grande Giubileo del 2000.
Un evento da 3.500 miliardi di lire finito senza processi, senza arresti, ma con una serie di grandi opere che ancora oggi sono le ultime in ordine di tempo regalate a Roma: la terza corsia della Roma-Fiumicino, il sottopasso di Castel Sant’Angelo (oggi uno dei musei più visitati di Roma), il rifacimento delle stazioni Termini e Tiburtina, il raddoppio della Galleria Pasa sotto il Gianicolo, la ferrovia San Pietro-La Storta.

E poi una giornata memorabile: la Giornata mondiale della Gioventù a Tor Vergata. Papa Giovanni Paolo II decise di trasformare quell’Anno Santo nel Giubileo dei 2 milioni di giovani, le “sentinelle del mattino” come le ribattezzò Papa Wojtyla. Roma non aveva spazi adeguati per una tale marea di persone, così il sindaco Rutelli e Bertolaso si inventarono la spianata di Tor Vergata. Una decisione coraggiosa che sarebbe entrata nella storia.

Bertolaso, nel corso di tutta la sua carriera, è sempre stato un servitore dello Stato, ha lavorato con governi di centrosinistra e di centrodestra. Ha costruito un team insuperabile, composto da persone in grado di lasciare il segno, come il suo indimenticabile portavoce Luca Spoletini, che ci ha lasciato troppo presto.
Quella macchina oggi non c’è più, smantellata dal populismo e dalle lotte di potere.

La Protezione Civile di Bertolaso è stata prima smantellata dall’allora ministro dell’Economia del Governo Berlusconi, Giulio Tremonti, che obbligò il dipartimento a chiedere il permesso al Mef e alla Corte dei Conti anche per le spese di somma urgenza. Poi è stata spazzata via dalla riforma voluta dal governo dei tecnici di Mario Monti. Tutti ricordano come, alla prima emergenza che fu la Costa Concordia nel 2012, la Protezione civile non esisteva più.
Oggi servirebbe Bertolaso, servirebbe la sua squadra di allora, servirebbe un team in grado di guidare l’Italia fuori da questa terribile emergenza.(huffingtonpost.it)

Coronavirus: superano i 10mila gli arrivi in Sicilia dal Nord Italia

Boom di iscrizioni, nelle ultime ore, al portale della Regione Siciliana per segnalare la propria provenienza dalle zone a rischio contagio del Nord Italia. Si è passati da 1.500 a 11mila registrazioni, effetto delle due ordinanze del governatore Nello Musumeci che hanno trasformato la facoltà in obbligo, per contenere il diffondersi del Coronavirus nell’Isola. Ma anche del suo appello rivolto ieri ai siciliani. In base ai provvedimenti firmati ieri, è obbligatoria la quarantena per chi nelle ultime due settimane  è stato nelle “zone rosse”. In particolare, i territori di provenienza coinvolti sono quelli inseriti nel decreto del presidente del Consiglio dei ministri: tutta la regione Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia, oltre alle zone a rischio epidemiologico, così come identificate dall’Organizzazione mondiale della sanità. Tutti coloro che siano anche semplicemente transitati in tali aree devono comunicarlo al proprio Comune, al dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria competente per territorio o al proprio medico. E hanno l’obbligo, altresì, di: osservare la permanenza domiciliare con isolamento fiduciario per 14 giorni dall’arrivo; divieto di contatti sociali, di spostamento e di viaggi; rimanere raggiungibili per ogni eventuale attività di sorveglianza.
La registrazione va effettuata sul portale  www.siciliacoronavirus.it

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