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L’Aeolian Islands Preservation Fund e Blue Marine Foundation pubblicano la studio commissionato alla Stazione Zoologica Anton Dohrn finalizzato al monitoraggio a lungo termine dello stato di salute delle praterie di posidonia a Salina, invitando a riflettere sulle implicazioni ambientali che il progetto del porto di Rinella può comportare”.

La Direttiva Habitat 92/43/CEE ha sancito l’importanza a livello europeo del mantenimento della biodiversità nel territorio comunitario, richiamando l’attenzione sugli habitat naturali più vulnerabili e sul numero crescente di specie selvatiche gravemente minacciate. L'UE ha costituito una rete ecologica europea di siti, denominata “Rete Natura 2000”, che costituisce la struttura fondamentale della politica di conservazione comunitaria della biodiversità e dei suoi ambienti naturali. La biodiversità degli ecosistemi è strettamente interconnessa all'habitat in cui essa si sviluppa. Pertanto, la compromissione di tali ambienti comporta il rischio di estinzione di alcune specie che vi abitano.

Nel mare delle Eolie sono presenti ben rappresentati 4 ambienti prioritari descritti dalla Direttiva Habitat 92/43. All'interno di tali habitat, è di fondamentale importanza garantire che le attività umane siano svolte in maniera sostenibile per non intaccare i delicati equilibri dei sistemi naturali.
Dal punto di vista ambientale, l'area dove verrebbe costruita la futura darsena di Rinella è occupata da ampi fondali di “prateria di Posidonia” (posidonieto), uno dei più rigogliosi posidonieti dell’isola di Salina per estensione e naturalità, che ospita piante dall’età stimata di oltre 100 anni. Esso rappresenta uno dei 4 habitat definiti dalla Direttiva Habitat, riconosciuto come Habitat 1120.

La presenza di formazioni di Posidonia oceanica con ampiezza tale da configurarsi quale habitat è confermata, nel 2009, dal Piano di Gestione dei Siti Natura 2000 delle Eolie, attualmente nelle disponibilità della Regione, che lo ha approvato rendendolo strumento di legge, del quale si allega una cartina dell’area interessata:

La Posidonia oceanica è distribuita attorno all’intero periplo dell’isola di Salina. Questo habitat svolge importantissime funzioni per la salute degli ambienti costieri:
• la produzione di ossigeno, sia in mare (utilizzato dagli organismi marini per respirare) sia nell’aria (utilizzato dall’uomo).
• il riciclo dei nutrienti, fondamentale sia per la rete alimentare sia per la trasparenza dell’acqua.
• la protezione della costa dal fenomeno dell’erosione, che incalza in varie aree delle isole eoliane.
• la protezione di popolazioni di varie specie ittiche, con effetti importanti sull’economia della piccola pesca costiera.
• l’accumulo di grandi quantità di anidride carbonica all’interno delle piante, contrastandone la sua diffusione nel mare e nell’atmosfera e contribuendo a tamponare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Se volessimo dare un valore economico ai servizi qui descritti prodotti da questo habitat, calcoli recenti hanno stimato che ogni ettaro di prateria di Posidonia oceanica può fornire servizi ecosistemici con valori che vanno oltre il milione e mezzo di euro all’anno (il valore medio di altre piante marine ammonta a solo 25,000 euro/ettaro/anno).

Dal 2015, nelle Isole Eolie operano attivamente due Fondazioni, l’Aeolian Islands Preservation Fund e la Blue Marine Foundation. Queste due organizzazioni operano sull’intero territorio insulare per promuovere la salvaguardia del patrimonio naturalistico terrestre e marino, in stretta sinergia con le realtà locali, tra cui la piccola pesca artigianale, le scuole, le associazioni locali, i municipi e la Guardia Costiera.
Avendo a cuore la tutela dell’ambiente naturale e lo sviluppo di un turismo sostenibile, nell’estate del 2018 le Fondazioni hanno incaricato la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli di effettuare un monitoraggio sullo stato di salute dell’habitat Posidonia lungo le coste dell’isola di Salina.
La Stazione Zoologica Anton Dohrn è il più antico istituto di ricerca in biologia marina al mondo, e vanta scienziati con riconosciuto credito nazionale e internazionale, rappresentando oggi una delle voci più autorevoli nello studio degli ecosistemi costieri del Mediterraneo, con particolare riguardo alle praterie di Posidonia.

Il primo intervento, effettuato da un team coordinato dal Dott. Procaccini, direttore del Dipartimento di Ecologia Marina della Stazione Zoologica, ha messo in luce che “le coste dell’isola di Salina presentano estese praterie, in parte impattate dall’azione dell’uomo, quali gli ancoraggi delle imbarcazioni durante il periodo estivo. Lo scopo del progetto è individuare una serie di punti sui quali effettuare un monitoraggio a lungo termine, in modo da valutare lo stato di salute delle praterie di Posidonia nel tempo. Per ogni punto monitorato attorno all’isola, la Stazione Zoologica ha valutato la densità (ovvero quanto è fitta la popolazione) e il ricoprimento (quanta superficie del fondale è ricoperta dalla Posidonia). Per contro, studi recenti effettuati dall’ISPRA, incaricato dal Ministero dell’Ambiente, si sono concentrati sul grado di estensione delle praterie lungo la fascia costiera di tutte le isole dell’arcipelago”.
Il monitoraggio della Stazione Zoologica ha evidenziato come “la prateria presente nella baia di Rinella sia una di quelle in maggiore salute, un vero polmone verde sotto il livello del mare. In vista del nuovo porto previsto dal Comune di Leni, se da un lato è possibile stimare la quantità di prateria impattata direttamente dal progetto, non sono facilmente prevedibili gli effetti indiretti che tale opera edilizia può causare nel tempo, con possibili impatti sulla prateria molto maggiori di quelli attesi”.

Anche le complesse opere di reimpianto/trapianto della Posidonia previste appaiono discutibili. “Studi recenti hanno evidenziato come la riforestazione attraverso il trapianto di nuovi ciuffi o di germogli, sia una misura di compensazione da effettuarsi in aree non disturbate, e non in aree in cui la presenza di opere costiere potrebbe modificare le condizioni naturali. Inoltre, stando alle più recenti tecniche d’intervento, la percentuale di successo delle opere di trapianto è ancora molto bassa, e richiede tempi molto lunghi prima che si ristabilisca una vera prateria, senza contare che i costi sono molto elevati, con valori che arrivano fino a 3 milioni di euro per ettaro”. Inoltre, il manuale ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sulla “Conservazione e gestione della naturalità negli ecosistemi marino-costieri, il trapianto delle praterie di Posidonia Oceanica”, a pagina 21 recita testualmente:
“… da un lato è doveroso sottolineare come oggi esista concretamente il rischio che le operazioni di compensazione si risolvano esclusivamente in un alibi da esibire nei confronti dell’opinione pubblica in quanto “…omissis… non esiste una compensazione reale a un danno e la distruzione di una prateria di P. oceanica è un fenomeno irreversibile, perché il biotopo è stato definitivamente distrutto.” (Boudouresque et al., 2006). E continua “…la necessità di una valutazione delle procedure più idonee da adottare caso per caso deriva non solo dalla complessità che caratterizza tali procedure, ma anche dalla constatazione dell’elevato numero d’insuccessi documentati in letteratura. Nel Mediterraneo, ad esempio, a più di 25 anni dal primo intervento di trapianto di talee di P. oceanica non si è costituita una vera prateria.” (Boudouresque et al., 2000).

Nel 2007 si è parlato di portualità a Lipari e l'UNESCO è intervenuto sollecitando ulteriori analisi e approfondimenti, esprimendo non poche perplessità sul progetto. Infatti, leggendo il Piano di Gestione del Sito UNESCO Isole Eolie, non è presente alcuna indicazione favorevole all'ampliamento delle strutture portuali fisse a servizio del diporto. Alla luce di ciò, in accordo con i pareri scientifici, sarebbe auspicabile riconsiderare le motivazioni addotte dalla Commissione VAS dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Sicilia per il rilascio del parere favorevole, che sembrano mettere in secondo piano le implicazioni negative di carattere normativo che l’opera contiene.

In conclusione, e alla luce di vari pareri contrastanti quali ad esempio quello di Legambiente, la Fondazione UNESCO Sicilia, Marevivo e l'Associazione BCSicilia, nonché l’interrogazione parlamentare dell’On. Muroni che evidenzia il rischio di cancellazione dell’arcipelago dalla World Heritage List, appare necessario comprendere meglio il grado di consapevolezza del reale impatto ambientale prodotto da tale opera e riflettere sulle implicazioni ambientali che tale progetto può comportare.

SERVIZIO SU TG3 SICILIA Andato in onda il 19 marzo 2019

VIDEO

Bartolino Leone era in diretta

NOTIZIARIOEOLIE.IT 4 FEBBRAIO 2019

Leni, via libera al secondo porto turistico di Salina. Le reazioni e la replica del sindaco Gullo

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