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di Veronica D'Uva

Isole che scompaiono, isole contese, piccole isole che garantiscono l'accesso esclusivo a preziose risorse naturali. Di queste terre circondate dal mare e minacciate da problemi ambientali e questioni di diritto internazionale si parlerà mercoledì 13 marzo all’Università di Milano-Bicocca (Auditorium G. Martinotti, edificio U12) nel convegno “Piccole isole e problemi globali tra testimonianze, geografia umana e diritto internazionale”. Ma quali sono le sfide che le piccole isole si trovano ad affrontare? Ne abbiamo parlato con Ilaria Tani (diritto internazionale, dipartimento di Giurisprudenza) e Stefano Malatesta (geografia umana, dipartimento di Scienze umane per la formazione).

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Ilaria, nel convegno si parlerà di isole che scompaiono e isole contese, puoi darci qualche anticipazione?
Ci sono isole che, a seguito di fenomeni vulcanici sottomarini, compaiono improvvisamente, come l'isola Ferdinandea, comparsa nel canale di Sicilia nei mesi di giugno e luglio del 1831, o l'isola islandese di Surtsey, comparsa nel mese di novembre del 1963. Queste isole possono altrettanto facilmente scomparire (come avvenne per l'isola Ferdinandea, che ebbe una vita assai breve, scomparendo nel dicembre del 1832).
L'esempio più noto di isole contese sono le isole Falkland/Malvinas. La controversia tra Argentina e Gran Bretagna si protrae da quasi duecento anni e i due Stati hanno combattuto una guerra per le isole nel 1982. Nel mare della Cina meridionale, quasi tutte le isole, gli scogli e i bassifondi emergenti durante la bassa marea sono contesi. Anche se non tutti rivendicano tutto, ben sette Stati rivieraschi avanzano pretese confliggenti: Cina, Brunei, Filippine, Indonesia, Malesia, Taiwan e Vietnam.

Stefano, quali sono le sfide ambientali che le piccole isole devono affrontare?
Sicuramente vale la pena sottolineare i quattro elementi che maggiormente definiscono le interazioni tra società insulari e ambiente nei termini di sfide: approvvigionamento energetico, gestione dei rifiuti, importazione di cibo e disponibilità di acqua potabile. In alcuni casi, come ad esempio per il cibo e l'acqua, occorre tenere in considerazione la localizzazione geografica delle isole, il regime pluviometrico e la loro geomorfologia, tuttavia possiamo, sinteticamente, pensare che si tratti di quattro sfide che molte isole minori si trovano ad affrontare. Da esperti di studi insulari, ci siamo abituati a leggere i contesti locali alla luce di dinamiche più ampie, diremmo più inclusive che, seppur non rappresentando propriamente delle sfide ambientali, ne sono il motore, la causa e, a volte, la giustificazione. Parlo della marginalizzazione delle isole, delle loro economie e ecosistemi e il consumo delle risorse culturali e ambientali che le contraddistinguono. Nel Mediterraneo, ad esempio, molte piccole isole stanno pagando pesantemente il prezzo di queste due tendenze: per secoli nodi di reti e relazioni sono oggi trasformate in mono-economie turistiche o in periferie poco servite e bisognose di assistenza e supporto.

Quali soluzioni vengono adottate?
Più che citare le buone pratiche, vale la pena soffermarsi sui settori che, potenzialmente, potrebbero essere coinvolti nella gestione virtuosa degli ambienti insulari: la pesca turismo, l'integrazione tra politiche ambientali e pianificazione turistica, la valorizzazione del patrimonio culturale e delle infrastrutture storiche, e ancora, l'inclusione delle isole come specificità "terrestri" delle aree marine protette.

Per quanto riguarda le emergenze plastica e cambiamenti climatici, quali sono i territori più colpiti?
L'AOSIS (Alleanza degli Stati insulari) dagli anni 90 compie un'azione di lobby politica per mostrare la vulnerabilità delle isole minori e degli arcipelaghi corallini di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici, tra tutte le Maldive e Kiribati sono state portate ad esempio, non solo di isole minacciate, ma di nazioni a rischio di scomparsa, intese come culture, pratiche, conoscenze e intere "geografie" che potenzialmente potrebbero pagare per prime il prezzo dell'innalzamento del livello degli oceani e soprattutto dell'acidificazione delle acque superficiali. Questo lavoro di advocacy a livello internazionale ha certamente contributo a far crescere la consapevolezza dell'impatto antropico sui sistemi più vulnerabili, come le piccole isole.(bnews.unimib.it)

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