images.jpgdi Veronica Nicosia

Il vulcano Stromboli tra il 1343 e il 1456 ha generato tre grandi tsunami sulla costa della Campania. A provocarli è stato il cedimento del fianco nord-occidentale del vulcano situato nell’arcipelago delle Eolie. Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports di Naturee a cui ha partecipato l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, le Università italiane di Modena-Reggio Emilia e di Urbino, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), la City University e l’American Numismatic Society di New York. Antonella Bertagnini, vulcanologa dell’Ingv di Pisa e co-autrice dello studio, ha commentato: “L’identificazione di Stromboli come la sorgente dei maremoti avvenuti nel 1343, nel 1392 e il 5 dicembre 1456 è stata possibile grazie ad un lavoro interdisciplinare che ha messo in campo competenze vulcanologiche e archeologiche. Era noto che l’isola di Stromboli fosse capace di produrre tsunami di piccola scala (analoghi a quello osservato il 30 dicembre 2002) questo lavoro porta però alla luce, per la prima volta, la capacità del vulcano di produrre, anche in tempi relativamente recenti, tsunami di scala nettamente superiore e potenzialmente in grado di raggiungere aree costiere anche molto distanti”. Il principale dei tre eventi, avvenuto nel 1343, sarebbe la causa della distruzione dei porti di Napoli e di Amalfi, di cui fu testimone oculare d’eccezione il poeta Francesco Petrarca. Lo scrittore si trovava in missione come ambasciatore inviato nella città partenopea da Papa Clemente VI e raccontò l’accaduto in una lettera, descrivendo il maremoto come una misteriosa quanto violenta tempesta marina avvenuta il 25 novembre di quell’anno e che aveva causato l’affondamento di numerose navi nel porto di Napoli. Bertagnini ha poi aggiunto: “Incrociando metodologie, tecniche e competenze diverse lo studio ha permesso anche di rivelare come nella prima metà del 1300 l’isola di Stromboli fosse abitata e rivestisse un ruolo importante come snodo del traffico navale dei crociati provenienti dalle coste italiane, spagnole e greche. A seguito dei crolli responsabili della generazione delle onde di tsunami e di una contemporanea e particolarmente intensa attività eruttiva del vulcano, l’isola fu abbandonata a partire dalla metà del 1300 e fino alla fine del 1600, quando iniziò il suo ripopolamento. La scoperta conferma, quindi, il pericolo da tsunami generato da Stromboli nel Tirreno Meridionale, sebbene una sua precisa quantificazione richieda ulteriori studi mirati al riconoscimento e alla caratterizzazione di questo fenomeno su un periodo temporale più esteso”.

Nb. La ricerca pubblicata ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile.

IL DOCUMENTO 2

mmanni1.jpg

Il liparoto Marco Manni, dell'Osservatorio Geofisico di LIpari è autore di uno studio di qualche anno prima (2015) nel quale per la prima volta si sono messi in relazione i potenziali effetti disastrosi dei più recenti collassi di settore dello Stromboli con le 2 crisi demografiche individuate nella preistoria delle Isole Eolie.

Il lavoro, che è stato pubblicato a suo tempo sui Quaderni di Geoficica Ingv è fruibile all'indirizzo
  
 
Marco Manni ha prefigurato quanto poi, per ciclicità del fenomeno, si è successivamente riverificato nel basso Medioevo, come confermato dallo studio del professore Rosi del 2019.
 

 

pedra-orizzontale.jpg

abiddikkia2.jpg