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L’orologio posto nella torre del campanile della Cattedrale di S. Bartolomeo ( ancora oggi considerata torre civica ) fu installato in seguito al 1922,data in cui avvenne il trasferimento del Municipio, fino a quella data situato in via Garibaldi ( ex Pretura ) Dopo l’inaugurazione del nuovo Municipio in villa Mazzini, fu recuperato l’orologio dal vecchio edificio e fatto installare alla torre del campanile della Cattedrale.

Non sono in possesso di documentazione per confermare l’esatta data   in cui avvenne, ma pare ci sia testimonianza che durante i lavori di rimozione e nuova ubicazione, abbia partecipato l’ancora giovanissimo Cristoforo Moneta, oramai da anni scomparso.

L’orologio fu mantenuto in vita per diversi anni dal Sig. Pasqualino Pastore ( custode della Cattedrale ) e dopo la sua scomparsa, l’orologio fu costretto ad un lungo riposo, finchè durante il periodo di sindacatura di Michele Giacomantonio ,intorno al 1996, fu dato incarico a dei tecnici per ridargli vita. Fu così che il vecchio orologio abbandonò la ormai vetusta meccanica per essere trasformato ed alimentato dalla corrente elettrica.

di Giovanni Giardina

giardina-poesia

 


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L’Orologgiu da Citàti   

                                        

Ma chi fasci dd’orologgiu da Citàti ?

O simu tutti surdi , o è sfasciatu !

Prima si sintìa sonàri notti e juornu

e ora ‘un sona cchiù mancu a menzjuornu!

                                        

Mittùtu p’abbelliri u monumentu,

sacrificatu a stari all’acqua e o vientu

mai un lamentu e sempri cu primùra

battivi u tiempu ogni quartu d’ura.

                                        

E chi diri di ddu poviru Pasturi ?

Ca ti curava miegghiu d’un dutturi,

ti dava a corda e ti fascìa curaggiu,

c’un pocu d’ogghiu e rassu all’ingranaggiu.

                                        

Si cacchi vota ‘un ti sintìa sonàri

scappàva i cursa prontu p’aggiustàri,

sapìa ca eri ranni e avìa rispettu,

i tia canuscìa   ormai ogni difettu !

                                        

Cu tuttu ca eri viecchiu e arrugginutu,

o juornu nun sgarràvi d’un minutu.

I quannu Pasturi, ti vinni a mancàri

truvàsti a scusa pi t’arripusàri .

                                        

Un juornu cunfurtatu dalla scienza ,

u Sinnacu fu spintu da cuscenza,

ti fici aggiustàri e trasformàri a luci

e ‘nto Paisi si sintù a to vuci.

                                        

Ora ‘un ti sientu cchiù, chi ssi malàtu?

O forsi si trascuratu e abbannunàtu ?

                                  

Si poi si stancu e ti vo ripusàri,

‘un fari cumu a mmi, ‘un’u   sbagghiari,

pirchì tu vuogghiu diri in cunfidenza:

C’a corpu mi fermaiu e sei e menza !

Lipari – 06-10-2012-