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Enna, caso Rugolo: archiviate altre tre querele per i giornalisti. Il giudice: "Esercitato il diritto di cronaca"

Nessuna diffamazione contro don Rugolo, il gip di Enna ha archiviato altre tre denunce contro i giornalisti. “Con le due diverse ordinanze del gip del Tribunale di Enna, Ornella Zelia Futura Maimone, emesse dopo le udienze dei mesi di maggio e luglio, con cui vengono definitivamente archiviati i procedimenti penali a carico dei colleghi giornalisti ennesi Manuela Acqua, Pierelisa Rizzo e Filippo Occhino, si ribadisce il rispetto della libertà di stampa come diritto costituzionalmente garantito.

Una pronuncia che ci conforta, non soltanto per il riconoscimento del diritto a svolgere il proprio lavoro per i colleghi ennesi cui ci siamo stretti assieme alla Fnsi da subito, ma perché arriva in un momento difficile per l’informazione. Questo ci ricorda come sia dovere di ogni giornalista muoversi a tutela di questo bene comune pilastro della democrazia”. Così la segreteria regionale e della sezione di Enna dell’Associazione siciliana della stampa assieme al Gruppo cronisti siciliani sull’ordinanza che mette fine, con ordinanze differenti, alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto i colleghi Acqua, Rizzo ed Occhino querelati per diffamazione da don Giuseppe Rugolo, il sacerdote ennese condannato lo scorso 5 marzo a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale aggravata su minori.

Una vicenda seguita dall’inizio dalla Fnsi che ha sostenuto e seguito l’iter giudiziario. “Archiviazione definitiva anche per Antonio Messina, il giovane ennese che ha denunciato gli abusi, querelato assieme alla giornalista Manuela Acqua per avere condiviso un post sui social. Per le due querele, una del novembre 2022 e l’altra del luglio 2023 la procura di Enna aveva proposto archiviazione, ma i difensori di Rugolo hanno presentato opposizione. Nel caso di Manuela Acqua era stato contestato l’uso della perifrasi “prete pericoloso” su cui il Gip si è pronunciato scrivendo “non si traduce in un gratuito attacco personale, risultando, del vero, pertinente al tema in discussione”.

Le esternazioni degli indagati “rappresentano - per il Gip- certamente espressione di un diritto costituzionalmente garantito i cui contorni sono delimitati da precise disposizioni normative non potendo, gli stessi contorni, essere di contro da chi quella libertà vorrebbe mettere a tacere”. Seconda archiviazione definitiva, inoltre, per i giornalisti Rizzo e Occhino. Per il Gip si “ribadisce la prevalenza del valore costituzionalmente garantito della libera manifestazione di pensiero, da cui discende il diritto/dovere di informare correlato all’interesse collettivo ad avere notizia dei fatti di pubblica rilevanza

Diffamazione: il Tribunale di Marsala assolve il direttore di TP24 Di Girolamo. "Ci si muova invece per il reato di esercizio abusivo della professione giornalistica...”

Assolto Giacomo Di Girolamo, direttore della testata on line TP24, dall’accusa di aver diffamato l’imprenditore Michele Angelo Licata. Con la sentenza del giudice Francesco Parrinello del Tribunale di Marsala si conclude così una vicenda giudiziaria iniziata nel 2018. L’imprenditore marsalese del settore ristorazione-alberghiero al quale lo Stato aveva confiscato un patrimonio di 127 milioni di euro, per una maxi-evasione fiscale e altri reati, aveva querelato Di Girolamo per due articoli.

“Non c'è molto da festeggiare, a dire il vero. Penso a tutto il tempo perso, alle energie spese, ai costi sostenuti, tempo, energie e denaro che io, l'avvocato Vartolo, la polizia giudiziaria e il sistema giudiziario avremmo potuto dedicare a qualcosa di più utile per la società. E l'amaro in bocca rimane. Perché in questi casi si ingoiano rospi, si assistono ad episodi surreali, e la professionalità di chi fa informazione viene a volte messa in discussione. Ma non mi fermo. Continuo a credere nel valore di un giornalismo libero e indipendente, che racconta i fatti e dà voce a chi non ne ha” - dichiara Di Girolamo.

Soddisfazione è stata espressa dalla Segreteria provinciale di Assostampa Trapani.

“Bene la magistratura marsalese – ha commentato il segretario Vito Orlando - che ha riconosciuto la correttezza professionale del collega Di Girolamo. Le denunce per diffamazione a mezzo stampa sono divenute ormai un mezzo quasi intimidatorio per limitare la libertà di stampa. Costringono un giornalista, che magari riceve un compenso infimo per un articolo, a spendere tempo e soprattutto denaro per difendersi, anche quando dopo anni si é assolti. Ci si muova invece per il reato di esercizio abusivo della professione giornalistica, sempre più diffuso”.

 
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