martinuccidi Pino Martinucci

Caro Bartolino,
riferendomi alle varie testimonianze  sul pericolo esistente in zona Canneto Dentro e  in special modo sul mio intervento da te ripubblicato in questi giorni, vorrei precisare ai concittadini e lettori, che le mie parole sono datate  e  risalgono a circa un anno addietro. Nessun appunto sul commento di allora o sui tanti commenti espressi nel frattempo da parte di  numerosi Eoliani che hanno a cuore questo scoglio, ma solamente  grande rammarico:  le mie richieste ed esortazioni, ahimè, sono rimaste lettera morta...
“In altre parole: Sindaco, Giunta e chi più ne ha più ne metta, il torrente a valle del dissalatore va ripulito, vanno ripristinate le vie di fuga e di smaltimento di fango e detriti. Che ognuno, per le proprie responsabilità, faccia la propria parte. In alternativa (mi spiace usare una frase fatta) la natura farà la propria!”
Circa un anno è trascorso senza lo straccio di un intervento, di una iniziativa, di una...parola di speranza...niente di niente !!
Adesso aggiungiamo anche  il “carico” sopra la “briscola”: la zona di smistamento rifiuti posizionata sopra il cimitero di Canneto, è anch’essa in terra battuta. Non oso neanche immaginare le conseguenze di una fitta ora di pioggia battente !!
Qualche mese fa, un amico mi fece sapere che nel palazzo, qualcuno aveva poco gradito le mie affermazioni. A qualche membro del palazzo medesimo vorrei rammentare, ove fosse necessario e da libero cittadino di un paese democratico,   che tutti i nostri rispettivi nonni, da Quattropani a Pirrera e Canneto,  avevano bene a  mente la tutela sia della “coltura” che della “cultura” del nostro territorio. Si sarebbero rimboccati le maniche a tutela della collettività.
Oggi, per usare un termine prettamente Liparoto... "un sapìmu cchiù à cù appartinìmu"...
 
 

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