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Lipari - Nella chiesa della Madonna di Porto Salvo festeggiata Santa Barbara.

La funzione religiuosa è stata celebrata dal parroco Lio Raffaele in collaborazione con Don Giuseppe Peppino Mirabito e Padre Albin, Padre Giuseppe Cosa e Padre Alessandro De Gregorio alla presenza delle autorità locali.

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Santa Barbara, patrona dei Vigili del fuoco.
Il 4 dicembre si commemora Santa Barbara. Molte sono le redazioni in greco e le traduzioni latine della passio di Santa Barbara; si tratta, tuttavia, di narrazioni leggendarie, di scarso valore storico in cui si riscontrano non poche divergenze, tra cui il tempo del martirio, avvenuto sotto un imprecisato “imperatore Massimino” o “Massimiano”. Per quanto riguarda il luogo in cui la Santa visse, le fonti riportano diverse città natali, fra cui Nicomedia, Antiochia, Eliopoli in Egitto o in Libano, nonché la Toscana e Roma: questa grande varietà conferma come la sua leggenda sia stata adattata a seconda dei posti in cui era venerata. Si narra che il padre di Barbara, Dioscuro, fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da moltissimi pretendenti; ma la giovane opponeva secchi rifiuti, volendo consacrarsi a Dio.

L’uomo, pagano, venuto a conoscenza della professione cristiana della figlia, decise di ucciderla, ma la vergine, passando miracolosamente fra le pareti, riuscì a fuggire. Nuovamente catturata, fu condotta davanti al prefetto Marciano affinché, sottoposta alle torture, abiurasse il suo credo: Santa Barbara, denudata, fu avvolta in panni rozzi e ruvidi che le provocarono ferite lancinanti. Durante la notte – continua il racconto seguendo uno schema comune alle leggende agiografiche – la giovane ebbe una visione e fu completamente risanata. Il giorno seguente sulle sue carni dilaniate furono poste piastre di ferro rovente e la Santa fu condotta nuda per le vie della città. Alla fine, il prefetto la condannò al taglio della testa e fu il padre stesso a eseguire la sentenza: subito dopo un fuoco discese dal cielo e bruciò completamente il crudele Dioscuro, di cui non rimasero neppure le ceneri. Le prime testimonianze di una devozione per Santa Barbara sono rintracciabili in un monastero a lei dedicato a Edessa nel IV secolo e in una basilica copta al Cairo nel VII secolo. Il culto è ben attestato a partire dal VII secolo, periodo in cui appaiono i primi Acta del suo martirio, di origine forse egiziana, da cui presero spunto le diverse agiografie composte nei secoli seguenti da vari autori, come Simeone Metafraste, Usuardo e Adone di Vienne.

La Santa era venerata a Roma già nel VII-VIII secolo, periodo in cui sono datate sue immagini nella chiesa di Santa Maria Antiqua; grazie alla diffusione della venerazione, durante il Medioevo si impose l’uso del nome proprio Barbara. Secondo una tradizione popolare la vergine fu martirizzata in Sabina, nei pressi dell’odierna Scandriglia e nell’Alto Medioevo, temendo le incursioni saracene, il suo corpo fu traslato a Rieti – di cui la Santa è patrona -, dove ancora si conserva sotto l’Altare Maggiore della Cattedrale. Altre fonti vogliono che le sue spoglie riposino nella chiesa di San Martino a Burano, giunte a Venezia da Costantinopoli intorno all’anno 1000. Rimossa la festa dal Calendario romano generale con la riforma del 1969 per via del carattere leggendario della figura della Santa, è ancora presente nel Martirologio romano e la continuazione del suo culto è stata consentita.

Dai vari elementi citati nella sua leggenda è derivata, col tempo, una notevole quantità di patronati. La prigionia nel torrione da parte di suo padre associò la sua figura alle torri e a tutto ciò che concerneva la loro costruzione e manutenzione: per questo è considerata patrona di architetti, stradini, tagliapietre, muratori, cantonieri, campanari, come pure di torri e fortezze. Per via della morte fulminea di Dioscuro, venne considerata protettrice contro i fulmini e il fuoco, e di conseguenza contro le morti causate da esplosioni o da colpi d’artiglieria, cosa che ha fatto nascere il suo patronato su numerose professioni militari e sui depositi di armi e munizioni, tanto che le polveriere vengono chiamate anche “santebarbare”. È inoltre patrona di tutto ciò che riguarda il lavoro in miniera e dei Vigili del fuoco.

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