mmaffeidi Marilena Maffei

Alle pescatrici di ieri e alle donne di oggi

Con questa dedica, l’ otto marzo di tre anni fa usciva il mio libro Donne di mare. La scelta della data non era certo casuale: tutt’altro. Il libro infatti non rappresentava soltanto il risultato di un lavoro etnografico ma un contributo alla conoscenza di una storia al femminile accaduta nelle isole e che rischiava di essere dimenticata per sempre. Mi ero infatti imbattuta nella storia delle pescatrici, non come tema di una ricerca antropologica ma, fortuitamente, attraverso il magico gioco delle perle di vetro delle fiabe, come direbbe Hermann Hesse, che finiscono con il riflettere la realtà.

Sono d’altronde, essenzialmente, una studiosa di oralità popolare: ovvero di fiabe, narrazioni, miti locali, racconti dell’immaginario, leggende. A tali repertori oggi, in ambito culturale, si fa spesso riferimento definendoli con il termine di beni culturali immateriali. Essi rappresentano il patrimonio di saperi e tradizioni di una società e di un territorio, un bene quindi preziosissimo per la conoscenza e la conservazione dei tratti identitari di una comunità, e per la loro permanenza nel tempo. Ciò vale a maggior ragione proprio per quei luoghi, come le isole, che rischiano di divenire omologhi l’uno all’altro per effetto del turismo e della globalizzazione. ottomarzo2

Ebbene, era accaduto che mentre ascoltavo le storie di affascinanti e seduttive majare che nell’immaginario delle isole volavano da un luogo all’altro dell’arcipelago, mentre apprendevo di prodigiose metamorfosi di spiriti in forma di animale, si era inserito un elemento che riconduceva nel mondo del reale. Nell’incanto narrativo di una storia popolata da figure dell’aldilà, la voce narrante apparteneva a una pescatrice che aveva sentito quel racconto dalla madre, anch’essa pescatrice, e ora lo ripeteva al figlio che faceva lo stesso mestiere. Molti anni dopo in una interminata catena lui lo raccontava a me. Allora…, ecco! Nell’ universo del fantastico, dell’irreale, si era aperto uno squarcio da cui si intravedeva una realtà che sembra davvero impossibile sia avvenuta nell’Italia meridionale del secolo scorso: quella di donne che pescavano, remavano, andavano a mare. donnedimare

Che le donne nelle comunità marinare in Sicilia, in Italia, nel Mediterraneo e in molti altri luoghi della terra avessero avuto da sempre a che fare con l’attività della pesca - realizzando le reti, raccogliendo i molluschi, salando i pesci, tirando le barche - era un dato da tempo accertato dagli studiosi di cultura marinara. Ciò che qui invece emergeva era un fatto sorprendente: le donne di Lipari, Salina, Vulcano, Stromboli, Panarea, Filicudi e Alicudi, a differenza di altri luoghi d’Italia, sino agli anni cinquanta del Novecento, sfidavano quotidianamente il mare per trarre da esso un possibile sostentamento per sé e per gli altri.

Scrivere la loro storia, cercando di ricostruire nel modo più dettagliato possibile la trama drammatica delle loro esistenze, per me ha rappresentato l’unico modo che avevo a disposizione per strapparle all’oblio, per oppormi all’opera di rimozione di una storia locale che ha coinvolto generazioni di donne eoliane. In altri termini, un tentativo di affermare il loro diritto ad essere ricordate; il loro diritto a non essere dimenticate per tutto ciò che hanno fatto per la sussistenza delle loro famiglie e della comunità.

Donne, voglio ancora una volta sottolinearlo, che uscivano in barca con equipaggi tutti femminili, che remavano di giorno e di notte, di inverno e d’estate, che navigavano su piccole imbarcazioni sino alle coste siciliane, che andavano in mare anche se erano incinte o con i loro figli al seno. In definitiva, le loro vite hanno demolito per sempre la raffigurazione della donna che scruta il mare e resta a terra, mentre l’uomo va per mare.

Per una qualche alchimia, la storia delle pescatrici delle Isole ha suscitato in molte regioni italiane il desiderio di conoscerle meglio e di approfondire il rapporto fra donne e mare. Dal Veneto, alla Campania, al Lazio, alla Toscana, alla Sardegna le donne di mare delle Isole sono state simbolicamente elette ad antesignane di quelle che oggi in ben altre condizioni prendono il mare. Università, musei, fondazioni, associazioni culturali, programmi televisivi e radiofonici, documentari riguardanti le Isole hanno voluto ricordarle. Ciascuna di queste iniziative ha veicolato e diffuso la cultura e l’immagine delle Eolie attraverso i destini di queste donne.

Che cosa è intanto accaduto nei territori isolani per diffondere la loro memoria? Nonostante alcuni generosi tentativi, su tale versante ben poco si è operato.

Nella giornata che celebra le donne nel mondo voglio, quindi, ricordarle sulle pagine di questo giornale insieme a tutti coloro che, come me, ritengono che dimenticarle significherebbe cancellare una parte importante della storia e delle radici eoliane. E per non essere realmente dimenticata la straordinaria storia delle donne delle Isole ha bisogno di politiche culturali volte a promuoverle, divulgarle e ricordarle con atti ufficiali. Il ricordo per non disperdersi, infatti, necessita di politiche che assumono l’orgoglio di una memoria che aspetta di essere socializzata.

Comunque le si voglia considerare, sta di fatto che le loro esistenze hanno ridisegnato il profilo della donna nelle comunità marinare italiane e rappresentano una icona straordinaria di cui solo le Isole per ora possono fregiarsi.

 

L'INTERVENTO.

fdambranataledi Felice D’Ambra

La Giornata Internazionale della Donna

La Città di Cagliari dopo la conferma di essere stata nominata la Capitale del turismo sostenibile, è stata anche la città della solidarietà per le donne. Infatti per la festa 4 mila donne in rosa si sono riunite sul lungomare Poetto, per una corsa di solidarietà per la violenza sulle donne.

Mentre oggi 8 marzo 2016 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, ha invitato al Quirinale la Sig,ra Vittorina Sedda, di ben 103 anni di Ovodda, cittadina ai piedi del Gennargentu per onorarla dell’Onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Col simbolo della mimosa, quel piccolo tondo fiore a pallina di color giallo, che fiorisce proprio i primi di marzo, si celebra la Giornata dedicata alla Donna, ricorrenza abituale per onorare la femminilità della donna, in tutto il mondo. E’ ormai una ricorrenza che ci riporta indietro, nel tempo della memoria per onorare e ricordare le 129 operaie di un’industria tessile di New York, che a causa del duro lavoro decisero di scioperare a oltranza contro le vergognose condizioni di lavoro, costrette a subire e rimaste dentro la fabbrica, chiusa dal proprietario, perirono bruciate vive proprio l’otto marzo del 1908.

Dopo quella triste occasione, che colpì l’interesse mondiale, la giornata dell’8 marzo fu associata alla Festa della Donna che più di una festa, rappresenta una ricorrenza per riscattarne la dignità della “Donna Offesa” nella sua femminilità, che come scrive la Forattini Eoliana Silvana Clesceri nella vignetta di oggi sul Notiziario di Bartolino Leone, dovrebbe essere festeggiata 365 giorni l’anno.

Erano a centinaia e tutte donne, madri di famiglie, operaie, manager in carriera, casalinghe che rientravano a casa o che passeggiavano nel parco e sono morte, ammazzate, da una ferocia inaudita in ogni angolo della nostra bella Penisola, senza contare quelle donne violentate e uccise annualmente, in ogni angolo della terra. In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, voglio ricordare quel vile attentato, di alcuni anni fa, compiuto sul murale dipinto in Via dei Sardi, nel rione, San Lorenzo in Roma.

Su quel muro vi sono raffigurate le immagini di donne dipinte di bianco, tenute fraternamente per mano, per sempre. In ognuna di loro, era stato scritto una targa col nome e la data dell’uccisione; ma, oggi non è più così e a quelle figure, sono state strappate le targhe dei nomi, sono state imbrattate con vili disegni da miseri individui, che nell’ombra hanno compiuto l’insano gesto, come a voler cancellare la loro, anima, la memoria di queste donne, barbaramente uccise due volte.

Lo scorso anno anche in Egitto, le donne stanche delle violenze e di stupri, ha iniziato a pubblicare brevi messaggi di sdegno, dell’abuso che puntualmente getta nell’oblio gli episodi di violenza di cui le donne sono vittime, ogni giorno, sempre di più accompagnando i loto brevi efficaci messaggi che le donne danno all’iniziativa

“Hashtag”: I don’t Feel Safe on The Street (non mi sento sicura per strada),

Anti Harassment (Anti Molestia),

Eexpose Harasser (Rivela il molestatore).

Con un ramoscello virtuale di Mimosa, dedico un Auguro Speciale a tutte le donne lettrici del Notiziario Eolie di Bartolino Leone sparse nel mondo, e ovunque voi siate fermativi per un minuto di silenzio, per ricordare tutte le donne molestate, violentate, offese, e uccise barbaramente. Un Augurio Speciale, per una indimenticabile giornata di “Festa Della Donna”.

L'AUGURIO INTERNAZIONALE DI LUDI LEONE E VESELINA TSVETKOVA. PER LA VISIONE CLICCARE NEL LINK CHE SEGUE.

ludiveselina

Bartolino Leone

Segnalo che un cantautore siciliano, Guido Politi, ha dedicato una canzone alle pescatrici dell'arcipelago. Mi sembra un modo quanto mai suggestivo di diffondere la memoria sociale delle Isole.

Per la visione cliccare nel link che segue:

https://www.youtube.com/watch?v=FKzmbbudHvo&feature=youtu.be

salus-720x140.jpg