di Maria Clara Martinelli*
Si è conclusa la Conferenza Internazionale sull’ossidiana che si è tenuta dal 1 al 3 giugno 2016 nel Museo Archeologico Regionale Luigi Bernabò Brea di Lipari. L’incontro di studi organizzato dal Museo di Lipari in collaborazione con il Dipartimento di Antropologia dell’Università della South Florida, ha visto la partecipazione di numerosi studiosi, archeologi, fisici e geologi provenienti da tutto il mondo. A conclusione dei lavori e visto il successo della conferenza è stato concordato di programmare un secondo incontro negli anni futuri.
Gli studi sull’ossidiana hanno raggiunto un importante traguardo. Gli studiosi sono stati concordi nel riconoscere in essa un modo per comprendere i più antichi spostamenti delle comunità umane attraverso vie di scambio e commercio. L’ossidiana pur essendo diffusa in tutto il mondo è reperibile solo dove le colate vulcaniche la hanno prodotta. Per questo l’individuazione delle fonti dove l’uomo in epoca preistorica provvedeva a rifornirsi permette di riconoscere la provenienza di manufatti in ossidiana che vengono in luce in insediamenti umani anche molto distanti dalla colata.
La prima parte del convegno è stata dedicata alla metodologia, ovvero ai tipi di analisi che vengono effettuate per studiare la caratterizzazione delle ossidiane. Archeologici, geologi, fisici e chimici delle Università di Bari, della Calabria (Cosenza) e della Florida formano equipe di ricerca che utilizzano diverse tecniche che non distruggono il campione come le analisi SEM-EDS (Scanning Electron Microscope e Energy Dispersive) e XRF (X-Ray Fluorescence). Le università di Torino e di Cagliari hanno presentato lo studio delle proprietà magnetiche dell’ossidiana al fine di determinare la provenienza.
Il primo giorno del convegno è stato per lo più dedicato alle regioni Mediterranee con relazioni che affrontavano il problema della circolazione di questa materia prima che vede dominante la fonte di Lipari con ossidiana rinvenuta fino all’Italia del Nord e alla Croazia come evidenziato dalle carte di diffusione elaborate da Robert Tykot (Università South Florida). In Puglia sono state trovate schegge di ossidiana in insediamenti neolitici più antichi dei primi insediamenti delle isole Eolie abitate stabilmente nella seconda metà del VI millennio a.C. (5500-5000 a.C.).
Il momento di maggiore diffusione dell’ossidiana di Lipari è nel Neolitico Finale con la cultura di Diana e lo studio presentato dal Museo di Lipari e dall’Università della Florida ha affrontato diversi aspetti dell’industria di ossidiana del villaggio Neolitico di contrada Diana: tecnologia, uso, analisi, diffusione.
La Sardegna è stata trattata dall’Università di Cagliari che ne ha illustrato la diffusione dell’ossidiana sarda in età Neolitica. Il contributo dell’equipe di studio su Pantelleria ha illustrato la mappatura delle fonti di raccolta dell’ossidiana pantesca a confronto con gli insediamenti preistorici dell’isola. Interessante l’intervento su un insediamento dell’età del Bronzo in Grecia dove una giovane ricercatrice ha discusso la possibilità di conoscere meglio l’uso dei manufatti di ossidiana proveniente dall’isola di Melos attraverso l’analisi delle tracce di uso riconoscendo che poteva essere impiegata per decorare i vasi in ceramica, per tagliare vegetazione morbida e per lavorare prodotti animali.
Il programma del secondo giorno della conferenza prevedeva interventi sulle regioni Europee dove è diffusa l’ossidiana dei Carpazi; sulle regioni Africane dove l’ossidiana dell’Eritrea e dell’Etiopia è stata impiegata dall’uomo del paleolitico in età pleistocenica; ed infine sull’America latina dove la circolazione di ossidiana coinvolgeva anche la Patagonia.
Nel pomeriggio gli studiosi si sono recati a visitare le fonti della più antica colata di ossidiana a Lipari datata a 8600 anni fa, presente nel vallone del Gabellotto e a Lami in contrada Pomiciazzo. Non è mancata la visita alla zona industriale della pomice visibile da Porticello e il giro dell’isola.
L’ultimo giorno del convegno includeva interventi sull’area asiatica dal medio Oriente al Giappone. Studi sulla caratterizzazione dell’ossidiana dell’Anatolia in Turchia, Georgia e Iran. In Armenia è stata individuata una particolare ceramica fabbricata nell’età del rame (Calcolitico) impiegando argilla mista a piccole schegge di ossidiana forse con l’intento di ottenere un effetto decorativo.
Dal Giappone sono stati presentati gli studi che vengono condotti sulle fonti di ossidiana e tra queste ha destato curiosità l’isola di Kouzu-shima per la sua somiglianza con l’isola di Lipari nella zona di punta Castagna.
Interessante è stato il confronto con gli studi giapponesi sulla diffusione di ossidiana perché hanno mostrato situazioni molto simili al Mediterraneo essendo anche in Giappone presenti colate di ossidiana nelle piccole isole.
Si svolgeva contemporaneamente nella sala dedicata alla storia del Museo allestita nell’ex-ostello, la sezione dei poster dove i convegnisti presentavano gli studi su pannelli stampati. Questo permetteva di discutere i diversi argomenti e problematiche direttamente con gli autori delle ricerche al fine di scambiare notizie e ipotesi di studio. I lavori si sono conclusi con la visita del Museo che per la sua ricchezza di manufatti che raccontano millenni di storia, coinvolge e stupisce anche gli specialisti del settore.
*Archeologa
Le interviste alle dottoresse Mastelloni, Martinelli, ai professori Tykot, Kuzmin ed Andrea Vianello.
Lipari - Nel Museo Archeologico Luigi Bernabò Brea ha preso il via la Conferenza Internazionale sull'ossidiana. L'incontro di studi è stato organizzato dal Museo di Lipari in collaborazione con il Dipartimento di Antropologia dell'Università della Florida. Partecipano numerosi studiosi, archeologi, fisici e geologi provenienti da tutto il mondo. Il convegno è iniziato con l'introduzione della direttrice del Museo Maria Amalia Mastelloni e del comitato scientifico composto da Robert H. Tykot (University South Florida), Yaroslav V. Kuzmin (Russiam Academy of Sciences) e Maria Clara Martinelli (Museo Archeologico di Lipari).
I lavori proseguono con gli interventi dei ricercatori che affrontano diversi temi di studio per determinare le caratteristiche dell'ossidiana e per conoscerne la provenienza e la diffusione fin dalla preistoria. Sono coinvolte tutte le aree geografiche dove è presente questa importante materia prima. Dal Mediterraneo all'Europa centrale e alla Russia, dall'Africa al Sud America, dall'Anatolia all'Asia e al Giappone. Una sezione è dedicata ai poster dove sono esposti i risultati di ricerche e di studi sulle aree di origine e sui manufatti in ossidiana rinvenuti negli insediamenti umani più antichi.
---Grazie ad una convenzione con l'Istituto "Isa Conti" sei studenti hanno permesso l'apertura della mostra "Mare Motus" che si può visitare nei locali dell'ex carcere e di alcuni padiglioni. Sono: Giusi Riganò, Karen Ziino, Giorgia Parisi, Silvia Zaia, Antonio La Fortuna e Marco Favorito. L'auspicio - come si parla nell'intervista con il dirigente Mastelloni - è che sia i locali della mostra "Mare Motus" che tutti i padiglioni del museo, possano essere sempre aperti.
Ai lavori è anche presente lo storico giornalista del "Corriere della Sera" Franco Foresta Martin. L'intervista.
Il convegno si svolge presso il Museo nella ex chiesa di Santa Caterina :
1 giugno dalle ore 9,00 alle ore 19,00; 2 giugno dalle ore 9,00 alle ore 16,00; 3 giugno dalle ore 9,00 alle ore 18,00.
IL PROGRAMMA DETTAGLIATO NEL LINK CHE SEGUE:
International Obsidian Conference Program.pdf
GLI ORARI DEL 2 GIUGNO FESTA DELLA REPUBBLICA DEL MUSEO ARCHEOLOGICO: RIMARRA' APERTO DALLE ORE 9 ALLE 19,30.