Lipari - Il ritorno dell'"eolian-canadese" Salvatore Cambria, originario di Lami. Lasciò Lipari 40 anni fa per raggiungere il Canada. Vive a London ove è divenuto l'imprenditore "piu' veloce" per realizzare ville.
Il racconto della sua storia. Ci sarà anche Salvatore Agrip che ribadisce le sue preoccupazioni sui lavori nel lungomare di Canneto "rischioso lo spostamento del muraglione che fino ad ora ha resistito a tutte le mareggiate..."
NOTIZIARIOEOLIE.IT
di Salvatore Agrip
Gentile Direttore,
Ti segnalo il nostro compaesano Salvatore Cambria originario di Lami che da circa 40 anni, vive all'estero in Canada nella città di London, dove con il suo lavoro esercitato nel campo nell'edilizia è diventato un vero personaggio di eccellenza.
Attualmente Sal Cambria si trova nella nostra isola per trascorrere le festività Natalizie con i suoi familiari.
Ti allego un articolo pubblicato nel 2014 dal un importante giornale locale della città di London "La London Free Press", che ne delinea l'eccentricità del personaggio "Sal Cambria The Machine".
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PER LA TRADUZIONE DELL'ARTICOLO SI RINGRAZIA LA PROFESSORESSA LINA PAOLA COSTA
Articolo apparso sul London Free Press – Canada, il 25 agosto 2014
DI MIKE HENSEN
Si chiama Salvatore Cambria, abbreviato in Sal. A London [Ontario- Canada, N.d.T.] è una leggenda locale nel mondo dell’edilizia e lo chiamano con vari soprannomi: “La Macchina”, “Il Ballerino” o “Dura-Sal”.
A parte tutto, è davvero un fenomeno della posa in muratura.
A sessant’anni Cambria afferma di avere rallentato il record, perché un tempo era capace di metter in posa più di tremila blocchi in un solo giorno. Ancora oggi riesce ad alzare duemila blocchi al giorno, mantenendo una buona media regionale.
IL PIÙ BRAVO MURATORE NELLA ZONA DI LONDON
“È il più veloce posatore di blocchi che io conosca e lavora in modo rifinito. Tutti lo conoscono” diceva Vasile Caniuca, proprietario dell’impresa Millstone Homes. “E a un dollaro a mattone” aggiungeva “dovrebbero entrare in gioco più giovani (nell’edilizia)”.
Un altro costruttore sarebbe come un esemplare in estinzione in un’industria che fa fatica ad attrarre giovane manodopera. “È un duro lavoro, è vero, ma Sal fa soldi più di un medico”, aggiungeva Caniuca.
Sal Cambria non usa solo il corpo ma ci mette il cuore e l’anima nel proprio mestiere e chi lo osserva mentre alza un muro, mentre impasta il cemento con la cazzuola fuori misura e poi lo spande e lo leviga per mettere in posa un mattone dopo l’altro, comprende che il lavoro non è per niente facile.
Ci prova per duemila volte da trentadue anni. Ma sarà lui per primo a dire come questo lo soddisfi.
“Vedi questo?” chiede Cambria indicando un muro in costruzione, quasi finito. “Ogni mattone vale un dollaro. Quello che metto in posa oggi è fatto, non devo posarlo domani. Il lavoro che faccio oggi voglio continuare a farlo domani” e senza interrompere la sua camminata verso casa, a nordest di London, dà la battuta: “Vedi, fa bene al mio corpo, non devo andare in palestra!”
“È come se ballasse, segue un ritmo e quando si muove è davvero uni spettacolo osservarlo”, racconta Larry Trojek a capo dell’impresa Bridlewood Homes. “Lo chiamano «La Macchina»”.
Nato a Lipari, in Sicilia, Cambria iniziò a murare blocchi da bambino, quando tornava a casa dalla scuola elementare. Era abile e lavorava sodo.
A 25 anni si costruì casa propria. Ma mentre tirava su blocco su blocco, c’era nell’aria qualcos’altro.
Sposò Carmela, Londoner di origine italiana anche lei, e misero su casa a London. Era il 1981, incalzava la recessione e il ventiseienne Cambria iniziò a lavorare a 7 dollari l’ora.
Sei mesi più tardi, con l’animo pieno di ambizione, fondò l’impresa edile Cambria Mansory, facendo pagare i blocchi a 17 centesimi. Guardava ancora amorevolmente la sua prima casa, appunti a nordest della cittadina di London.
Oggi, padre di quattro figli, ha lasciato il segno in tutta la città.
“I soldi contano, ma per me è importante terminare un progetto, tornare in un luogo e dire «ho creato io queste colonne, questi archi». Mi dà grande soddisfazione guidare e girare attorno agli edifici che ho realizzato io”, racconta Sal.
Un appassionato tifoso del London Lightning [squadra di basket, N.d.T.], ben noto fra gli amici per le sue castagne perfettamente arrostite e per il suo prato perfettamente rasato, Cambria lavora ancora ogni giorno 9 ore e mezza, e la sua prestazione raggiunge sempre fino a duemila mattoni a giornata, aiutato da un manovale che organizza tutto.
Senza dubbio, lo definiscono il migliore nella posa in muratura, che potrebbe raddoppiare il record regionale detenuto dal campione in carica del momento.
“Voglio vedere quel tipo”, disse Filipe Orfao di Cambridge che per tre anni di fila aveva vinto la gara del Canada orientale, tenutasi al Waterloo’s Conestoga College. Si era anche piazzato terzo l’anno scorso [il 2013, N.d.T.] nella gara internazionale del “più veloce posatore di mattoni”, a Las Vegas.
“Il record di un buon muratore è di 500 o 600 blocchi al giorno messi in posa” diceva Orfao “e se ci sono da fare angoli o archi, è di 250 o 350”.
Nell’ultima gara di Las Vegas, Orfao mise in posa 580 mattoni in un’ora. Ma il suo record nella gara canadese era di 647, diceva.
Orfao desiderava vedere Cambria all’opera. E non era il solo.
Spesso infatti “Il Ballerino” attirava una folla di operai edili impressionati, come raccontava anche Jason Leitch della Domday Developments.
“È di gran lunga il più veloce che ci sia” diceva Leitch “è super rifinito, super affidabile ed è risultato più veloce persino rispetto a gruppi di due-tre-quattro manovali che lavoravano contemporaneamente!”
IL PUNTO E VIRGOLA
Cambria e Agrip che Salvatore...
Quando un giornalista si trova fra le mani, anzi fra il microfono, due Salvatore come questi, l'intervista e' fatta. Due eoliani con la faccia da isolani, la parola che sgorga come una buona lava e la forza di mostrare come si vive dentro e fuori questo arcipelago che col tempo ha visto scappare i suoi figli migliori. A volte tornano per dirci e rimarcare che le Eolie sono sempre nel loro cuore. Anche chi resta ha l'amore per queste isole e soffre maledettamente per i rischi che gli appaltoni possono arrecare. Fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare che e' sempre il piu' forte ed odia i furbi del quartierino o dell'isolotto.
Due pesi e due misure...
Gentile Direttore,
in merito alla notizia "due pesi e due misure", dove si riporta una notizia del "il Fatto Quotidiano" sulla valutazione della Commissione Europea sul rapporto Deficit/PIL tra l'Italia e la Francia, per meglio capire e conoscere le differenze di valutazione le rimetto quanto riportato da "Repubblica.it" nella pagina "Economia e Finanza":
Il paragone tra Francia e Italia, purtroppo per noi, non regge. Con i cugini d'Oltralpe condividiamo molte cose ma non lo stato dell'Economia. A confrontare i dati pubblicati dalle Autumn Forecast della Commissione Europea, ora sotto il tiro dei gialloverdi che reclamano egual trattamento, le differenze sono rilevanti.
A partire dal tono dell'economia, brillante in Francia e vicino alla recessione in Italia: Parigi viaggia il prossimo anno all'1,6 per cento e noi siamo sotto l'1, come ci attestano tutti i previsori internazionali, se andrà bene. Investimenti e disoccupazione in calo al 9 per cento in Francia, investimenti che stentano e disoccupazione al 10,4 per cento in Italia.
La partita si potrebbe chiudere qui, se non fosse che i gialloverdi pretendono che all'Italia venga concesso lo stesso - ipotetico - trattamento della Francia e dunque che non venga aperta la procedura d'infrazione.
Due errori: il primo è che la nostra procedura d'infrazione è per il debito che raggiungerà il prossimo anno il 131 per cento del Pil e non è calato come prevedono le regole europee, mentre in Francia è stabile al 98,5 per cento; il secondo è che, come ha già detto la Commissione, non è affatto escluso che la procedura - per deficit, sia inteso - non verrà aperta quando come per tutti si esamineranno i conti a consuntivo in aprile.
Si può insistere sottolineando che la Francia il prossimo anno arriverebbe oltre il 3 per cento forse al 3,5 per cento di deficit. Anche in questo caso bisogna guardare bene dentro le cifre e non basarsi sull'apparenza. Il deficit del prossimo anno stimato dalla Commissione per la Francia era già salito al 2,8 per cento ma questo, come rilevano le stime di autunno di Bruxelles, è dovuto a misure una tantum per circa un punto di Pil.
Di conseguenza il deficit-Pil effettivo sarebbe di circa l'1,9 per cento nel 2019, tant'è che per il 2020 la Francia già stima di tornare all'1,7 per cento. Il picco "one-off" è dovuto all'effetto temporaneo di una radicale riforma del sistema fiscale delle imprese che viene introdotta dal prossimo anno e che provocherà un mancato gettito dovuto alla contemporanea restituzione di crediti di imposta e al ritardo di incassi della nuova ritenuta alla fonte.
Al netto di questa operazione siamo all'1,9 per cento con ampi margini per il nuovo intervento da una decina di miliardi deciso da Macron per sedare la rivolta dei gilet gialli che lascerebbe il deficit ben sotto il 3. Del resto lo spread francese con il bund, seppure in salita da quando il ceto medio francese è in piazza perché sale il prezzo del gasolio, è a quota 45 mentre noi siamo almeno quattro volte più in alto. E' il giudizio dei mercati.
Per questo motivo più che chiedere alla Commissione di lasciarci fare come la Francia, come fanno i gialloverdi, è molto meglio tentare di richiamare il ruolo politico della Commissione Juncker, sottolineare come l'isolamento dell'Italia sia paradossalmente dovuto alla sommatoria di vari sovranismi europei e chiedere un processo d'appello mostrando buona volontà e facendo leva sui molti nostri guai, a cominciare dalla polveriera del Sud.