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«Le concessioni balneari in Italia sono in gran parte vergognose e devono essere messe a gara». Lo ha detto il ministro allo sviluppo economico Carlo Calenda, intervenendo venerdì scorso all'incontro-dibattito "Per un'Italia libera dalle ganasce economiche" organizzato a Roma dal quotidiano Il Foglio. «Sono una delle poche persone favorevoli alla direttiva Bolkestein - ha detto Calenda - perché quando lo Stato dà una concessione deve metterla a gara, non può darla in base individuale, è un principio logico. In Italia poi ci sono dei casi eclatanti, la maggior parte delle concessioni balneari sono addirittura vergognose, perché il loro costo ammonta a quello di un ombrellone e ciò significa che lo Stato sta dando una rendita al gestore.

Ma ci sono anche casi diversi, come gli ambulanti che sono di due tipologie: le società con decine di concessioni che gestiscono e ridistribuiscono (e in questo caso vanno fatte le gare) e le persone che hanno una concessione da trent'anni, ci lavorano con la famiglia, non ci si arricchiscono e la fine della loro concessione equivale alla fine della loro vita professionale. In questo caso la questione va differenziata e affrontata in modo non dogmatico, quando cioè si va a gara, queste persone devono avere un riconoscimento molto elevato del valore dell'avviamento commerciale».

Immediata la reazione contro il ministro, con il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che definisce Calenda «un parassita contro chi lavora», invitando la categoria a «prendere nota» delle sue «offese».

Altrettanto duro il commento di Fabrizio Licordari, presidente Assobalneari-Confindustria: «Il tempo delle bugie è finito. Stanno venendo a galla tutte le storielle e le falsità che hanno cercato di propinarci, ma che da tempo Assobalneari sta denunciando e contro le quali oggi è rimasta l'unica associazione degli imprenditori balneari che si oppone al progetto politico che vorrebbe sostituirci nella conduzione della nostra azienda. Dopo avere ascoltato le parole del ministro Calenda, io credo che se qualcuno avrà ancora dei dubbi sulle vere intenzioni del governo, allora o è incapace di intendere e volere o, peggio ancora, è in malafede. Davanti a queste parole non ci sono più domande da farsi, ma occorre solo registrare una precisa volontà politica di aggredirci e azzerarci; quella stessa volontà politica per risolvere la questione che Assobalneari ha invocato nel corso di questi anni di trattative, incontri e convegni con interlocutori che ci hanno solo propinato motivazioni legate a norme di rango europeo, quando invece dietro a tutto questo c'è, nascosta ma ben radicata, una precisa posizione ideologica contraria alla nostra categoria che trova la conferma nelle inequivocabili parole sprezzanti di un ministro che ha una specifica competenza per il disegno di legge appena approvato, che ha dichiarato che vuole farsi odiare da tutti i balneari». 

«Il ministro ha sbagliato nella sua presa di posizione per due ordini di motivi - analizza Licordari - innazitutto, perché ha dimostrato con le sue dichiarazioni di non conoscere la questione delle concessioni balneari, mettendo insieme argomenti che non hanno corrispondenza (l'entita del canone e la messa a gara delle concessioni), e ciò è grave per un ministro che deve esprimersi sulla materia delle procedure del rinnovo delle concessioni. Inoltre. un ministro allo sviluppo economico che dovrebbe occuparsi dell'implementazione delle imprese operanti nel paese, anziché entrare nel merito in modo approfondito sulla questione confrontandosi con le organizzazioni di categoria, liquida 30.000 aziende con dichiarazioni di provocazione all'odio nei suoi confronti. Un mese fa Assobalneari aveva richiesto ufficialmente a Calenda un incontro, di cui non abbiamo avuto riscontro, proprio per spiegare e approfondire la questione. Invece abbiamo appreso in questo modo il suo pensiero in merito.

Non posso condividere il modo di affrontare una questione economica che riguarda 300.000 persone, soprattutto se il nostro interlocutore è un ministro». «Ritengo queste parole inaccettabili per noi imprenditori - rincara Licordari - perchè pronunciate non tra amici al bar, ma pubblicamente da un ministro che non tiene in minima considerazione famiglie che lavorano e che hanno ricevuto in concessione un'area di sabbia e vento, ma sulla quale abbiamo inventato, costruito e valorizzato un modello di impresa che tutti ci invidiano e che alcuni, oggi, vogliono portare via. Quali argomenti verranno utilizzati dal ministro agli affari regionali Enrico Costa (relatore del ddl sulle concessioni balneari, NdR), per venirci a raccontare che il governo sta cercando di tutelarci senza tirare una riga sulle nostre aziende, dopo dichiarazioni di questo tipo? E come faranno le organizzazioni che fino a ora hanno sostenuto a spada tratta la certificazione governativa alle evidenze pubbliche a continuare a convincere i propri associati che questa è la strada da seguire, e che verranno considerati il valore commerciale o il legittimo affidamento? Invito tutti gli imprenditori balneari a una riflessione seria e puntuale: ritengo che oggi ognuno di noi debba assumersi la responsabilità di difendere la propria azienda con tutti i mezzi a disposizione perché sotto seria minaccia, anche scendendo in piazza numerosi, insieme ad altri lavoratori che hanno i nostri stessi problemi». (MondoBalneare.com)

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