di Michele Giacomantonio
Fra gli aspetti più deludenti di questa campagna elettorale vi è la discussione sul programma. Intanto di tutto si parla fuorché di progetti e di futuro. Quello che sembra interessare sono i "pacchetti di voti" e le candidature al Consiglio ed in Giunta. Eppure le nostre isole si trovano ad un punto di svolta. Per via della congiuntura internazionale godono di un flusso di presenze veramente considerevole e sarebbe miopia di non approfittare di questo per compiere un balzo nell'attenzione mondiale. Ma abbiamo l'impressione che i nostri candidati non siano all'altezza.
Prendiamo Giorgianni, ha fatto circolare una bozza di programma che non osava andare più in là dello sperimentato. Ha chiesto integrazioni e la Segreteria del PD ne ha prodotte diverse: non proposte alternative ma integrative. Ebbene ho pensato che sia giusto rendere pubbliche queste proposte perché ogni elettore possa verificare quanto di esse siano state accolte dal candidato Sindaco.e così stamattina le ho inviate ai network locali. Spero che li pubblichino almeno in parte, se no lo faremo su facebook. Perché non le ha accolte ? Perché non le condivide? Perché le ritiene irrealizzabili? Tutte?
Certo col circo che questa lista ha messo su è difficile fare un programma coerente e coraggioso, meglio mantenersi dove l'acqua è bassa. Ma come è possibile pensare ad un discorso serio sull'agricoltura e l'artigianato se non si affronta seriamente il ciclo dell'acqua. Non quello stralcio ridicolo a cui l'hanno ridotto Mariano Bruno e i commissari del Ministero dell'Ambiente ma un progetto serio quale era all'origine quello presentato nel 2001 prima che venisse stravolto da soluzioni e che hanno finito col regalare alle Eolie, per quello che vediamo tutti i giorni, meno autonomia idrica di quanto ne avevano quindici anni fa. E per le nuove tecnologie? Come ci si prepara all'avvento della banda larga? Si ha la sensazione di che rivoluzione questa implica nel campo delle promozioni dei prodotti e del territorio? Non sembra proprio.
Grazie dell'attenzione.
CLICCANDO NEL LINK CHE SEGUE NELLA PAGINA SI POSSONO LEGGERE LE INTEGRAZIONI PROPOSTE AL CANDIDATO SINDACO GIORGIANNI
Si è tenuto nella Chiesa di S. Pietro il secondo incontro di Catechesi per adulti dal titolo “E voi chi dite che io sia?” tutto rivolto a comprendere l’esperienza umana di Gesù. Dal catechismo appreso fin dalle elementari sappiamo che Gesù era vero Dio e vero uomo, ma che cosa significa? L’uomo Gesù sapeva di essere Dio? Fin dalla sua nascita? E perché sulla croce lancia quel grido “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”.
Quello della coscienza dell’uomo Gesù di essere il Figlio di Dio è uno dei punti più controversi della dottrina cattolica, ha esordito Michele Giacomantonio introducendo il tema. Pio XII nell’enciclica Mistici Corporis che è del 1943 non ha dubbi, e non ne ha nemmeno il Catechismo della Chiesa Cattolica che è del 1997. Più articolata la posizione di Giovanni Paolo II: “Sulla cima del suo spirito Gesù ha netta la visione di Dio e la certezza della unione col Padre” ma nelle esperienze della vita quotidiana “l’anima umana di Gesù è ridotta ad un deserto, ed Egli non sente più la ‘presenza’ del Padre, ma fa la più tragica esperienza della più completa desolazione”.
Dinnanzi alle certezze ed ai dubbi della Gerarchia ci sta l’affermazione netta di San Paolo nella lettera ai Filippesi: Gesù pur essendo di natura divina“ spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini”. Da questo testo è scaturita una lunga tradizione teologica e spirituale che assume il termine greco kenosis (spogliazione) e va dai Padri della Chiesa a San Francesco ai teologi moderni cattolici come il gesuita von Balthasar, luterani come Moltmann, ortodossi come Kulgakov e che parlano di una spogliazione totale. Una spogliazione che giunge fin a non avere consapevolezza della sua missione e che tutto deve scoprire passo passo, guidato dallo Spirito Santo cominciando probabilmente col battesimo nel Giordano e poi il ritiro di 40 giorni nel deserto per meditare, la chiamata degli apostoli e dei discepoli, l’annunzio del Regno di Dio fino alla grande sfida col Signore di questo mondo - Lucifero, Satana, l’Avversario – che ha inizio la domenica delle palme e si combatterà lungo i 200 metri della via crucis che porta dal Pretorio fino al Calvario, alla croce, allo scontro-confronto col Padre da cui si sente abbandonato.
Abbandonato proprio nel momento in cui ha portato a termine il suo compito dimostrando che l’uomo con tutte le sue fragilità, quell’uomo che ha disobbedito nel giardino terrestre e che si è dimostrato inaffidabile il mille occasioni, quell’uomo di dura cervice che risponde a Dio che con Mosé gli da la legge adorando il vitello d’oro, quell’uomo può raggiungere però anche le vette sublimi di una solidarietà con gli altri fino alla sofferenza più tormentosa e quindi alla morte ignominiosa. Questo Cristo sulla croce chiede al Padre, non pietà ma giustizia. “Si parlerà del Signore alla generazione che viene;/ annunceranno la sua giustizia;/ al popolo che nascerà diranno:/ ‘Ecco l’opera del Signore?”(Salmo 22 31,32).
Gesù sulla croce aspetta che il Padre sigilli la nuova alleanza che lui ha annunziato e riscatti l’umanità dal peccato donandole la vita eterna vissuta in un Regno che non è più solo il Paradiso ma una realtà in cui sono assunti anche i valori e le grandi opere di solidarietà vissute e realizzate dall’uomo nella storia, purificati e trasfigurati. Questo aspetta Gesù sulla croce ma sa anche perché il Padre ritarda, perché prende tempo. Perché il Padre vuole che l’uomo aderisca liberamente al nuovo patto senza essere violentato a farlo. E la manifestazione del Figlio che scende dal Cielo circondato dagli angeli e che Gesù ha evocato dinnanzi a Natanaele, avrebbe l’effetto di privare l’uomo di ogni autonomia, di ogni libertà. E questo il Padre non può accettarlo perché vanificherebbe il progetto alla radice.
Quello che sortisce dal dramma della Croce è sotto i nostri occhi. Gesù risorge ma è un evento discreto, nel cuore della notte senza i cieli aperti e gli angeli che salgono e scendono intorno a lui. Gesù risorge e si fa strada fra le guardie addormentate che si lasceranno pagare per dire che di notte sono venuti i discepoli a liberarlo. Gesù risorge e compare alla Maddalena per prima e poi anche agli apostoli nel cenacolo. Ma sono sempre comparse discrete che hanno la funzione di convincere i discepoli della resurrezione, da renderli tanto convinti che andranno tutti incontro al martirio.
Un discorso a parte sono i vangeli dell’infanzia presenti in Matteo e Luca per i quali è impossibile sostenerne il valore storico visto le molte contraddizioni con i Vangeli ma anche fra di loro. Hanno invece un grande valore teologico perché sono coerenti con i Vangeli proprio dal punto di vista della “spogliazione totale”. Ed è proprio grazie a questi vangeli dell’infanzia che il Natale è il grande momento liturgico in cui il cristiano è chiamato a contemplare l’incarnazione del Verbo in Gesù per elevare l’uomo ad essere “simile a Dio”, ed a considerare il grande amore di Dio che accetta di svuotare se stesso per realizzare questo progetto. Il progetto di cui il bambino nella mangiatoia, posto al centro del Presepe, è simbolo.
Venerdì 17 febbraio alle 18,20 nella Chiesa di San Pietro ci sarà il secondo incontro del ciclo "Sulla religione LIBERAMENTE". Dopo il primo incontro in cui è stata tracciata una panoramica della storia della Salvezza, l'incontro di Venerdì cercherà di approfondire la figura di Gesù a partire dalla consapevolezza della propria divinità che è un tema molto controverso ed a proposito del quale conosceremo la posizione del Catechismo della Chiesa, quella di Pio XII nella Mistici Corporis, quella di Giovanni Paolo II, ed infine quella dei teologi della Kenosi (spogliazione) che partono dalla frase di Paolo nella lettera agli Efesini dove afferma che Gesù spogliò se stesso e divenne simile agli uomini.
Una attenzione particolare sarà dedicata ai vangeli dell'infanzia e si cercherà di chiarire il loro significato teologico. Così anche si cercherà di capire che cosa abbia voluto dire Gesù sulla croce con la recita del Salmo "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato" e se vi è stato veramente un abbandono ed in cosa è consistito.