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Nella Legge di bilancio 2020 pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 30 Dicembre 2019 fra i vari provvedimenti approvati c'è anche l'istituzione di un fondo per gli investimenti nelle isole minori. Si tratta in totale di 41,5 milioni di euro nel triennio 2020-2022 che serviranno per finanziare progetti infrastrutturali.

All'articolo 553 della Legge di bilancio 2020, ovvero la Legge del 27 dicembre 2019, n. 160, approvata dal parlamento italiano, infatti si legge: “È istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, per il successivo trasferimento al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, il Fondo per gli investimenti nelle isole minori, con una dotazione di 14,5 milioni di euro per l’anno 2020, di 14 milioni di euro per l’anno 2021 e di 13 milioni di euro per l’anno 2022. Il Fondo è destinato a finanziare progetti di sviluppo infrastrutturale o di riqualificazione del territorio di comuni ricompresi nell’ambito delle predette isole, di cui all’allegato A annesso alla legge 28 dicembre 2001, n. 448. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, previo parere della Conferenza unificata, sono stabiliti i criteri e le modalità di erogazione delle predette risorse. Il Fondo è ripartito tra i comuni destinatari con decreto del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previo parere favorevole della Conferenza unificata”.(quinewselba.it)

MA DALL'ISOLA D'ELBA PARTE LA PROTESTA

di Insabbiata la legge salva Isole Minori. Non siamo cittadini italiani di Serie B.
di Romano Bartoloni

Grido di dolore di fine d’anno lanciato al Quirinale per lo stato di trascuratezza, di abbandono e di indifferenza verso le sorti di una popolazione elbana fiera di storia, di mestieri e di tradizioni. Schietta e determinata una intraprendente signora di Capoliveri, Roberta Madioni, si è appellata al presidente Mattarella con lettera pubblica diffusa dalla stampa locale per rompere il silenzio e l’oblio sulla vita grama di un’economia di sopravvivenza e senza prospettive per i giovani in “un luogo incantevole ma ahimè molto penalizzante per chi ci vive e con molte limitazioni di crescita culturale e professionale”.

Gli elbani, come tutti gli abitanti delle isole minori (74 le marine e 22 le lacustri e lagunari) non sono cittadini italiani di serie b. Sono tali e quali ai loro connazionali della terraferma con diritti identitari, civili e sociali paritari e costituzionalmente garantiti, ma nei fatti sono meno uguali degli altri perché diversamente dagli altri soffrono degli svantaggi della insularità con un peso insopportabile di disagi, disservizi, letargo invernale, collegamenti marittimi a singhiozzo, caro costo delle merci via mare, insomma sfavorevoli condizioni di vita e alla mercé delle invasioni turistiche mordi e fuggi. Il sistema Nazione non li avvicina come dovrebbe nello spirito della solidarietà nazionale, non li frequenta come se vivessero all’estero lontani mille miglia, anzi li discrimina praticamente dal resto del Paese tagliando le già magre risorse disponibili e riducendo la presenza territoriale dei suoi servizi. Persino una proposta di legge per la loro tutela e pari dignità è insabbiata da quasi un anno alla Camera dei deputati.

Incredibili e paradossali le vicende di questo ddl sulle isole minori, approvato dal Senato il 17 ottobre 2018 e subito inviato alla Camera dove si è arenato il 13 marzo dello scorso anno dopo un paio di audizioni di una mezza oretta ciascuna fra l’altro con l’Ancim, l’associazione Comuni delle isole minori presso la quale sono rappresentati anche i Sindaci elbani e che ha portato una serie di emendamenti. Forse è rimasta al palo perché abbonda di promesse impegnative da mantenere a cominciare da efficienti trasporti marittimi peraltro in mani private. Il provvedimento prevede uno stanziamento triennale di 120 milioni per assicurare all’universo isolano misure di sviluppo e di valorizzazione in tutti i campi (mobilità, sanità, scuola, giustizia, servizi pubblici ecc.) “al fine di superare il gap della insularità, di rafforzare la cosiddetta continuità territoriale, e di garantire la parità di condizione e di qualità della vita con i connazionali nel rispetto dell’art.3 della Costituzione”.(tenews.it)

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