di Peppino Mirabito
La Festività di San Bartolomeo del 5 marzo
Molti disconoscono che, dietro l'istituzione della festività di San Bartolomeo del 5 marzo c'è una particolare protezione del glorioso Apostolo da un importante evento sismico, di cui, una Chiesetta (San Bartolomeo a Monte Gallina) per volontà del Vescovo del tempo, ancora oggi ne custodisce e tramanda la memoria.
Anche se il terremoto del 5 Marzo del 1823 non è uno dei terremoti più gravi che si sia verificato in Sicilia, la scelta di illustrarne sinteticamente gli effetti è derivata da alcune sue caratteristiche che consentono di richiamare l'attenzione su aspetti specifici meritevoli di riguardo; tra questi vale ricordare lo sviluppo asimmetrico, l'ampia estensione della zona gravemente colpita e l'apparente anomalia di alcuni effetti in settori periferici rispetto all'area mesosismica.
La scossa principale (intensità massima pari al X grado MCS) si verificò nel tardo pomeriggio del 5 Marzo e fu preceduta da alcuni eventi precursori di minore intensità registrati a metà del precedente mese di Febbraio e nel primo pomeriggio dello stesso 5 Marzo.
Il quadro temporale che si riferisce alle repliche non è del tutto chiaro, ma sembra che una diffusa sismicità si sia protratta fino a tutto il mese di Agosto.
L'area maggiormente colpita dal terremoto comprende il tratto di costa tra Capo d'Orlando e Capo Calavà e, nell'entroterra, i centri abitati di Patti e di Naso; quest'ultimo è certamente quello che ha subito i maggiori danni. L'epicentro del terremoto è da porsi in mare, come confermato anche dall'onda di marea che colpì un esteso tratto di costa.
Il campo macrosismico, nel suo insieme, mostra uno spiccato allungamento in direzione parallela all'andamento della costa, ma risulta interessante notare come gli effetti si smorzino rapidamente ad oriente dell'epicentro mentre tendono ad estendersi in direzione occidentale.
Pur in un siffatto contesto di spiccata asimmetria del campo macrosismico, risulta comunque singolare la constatazione degli effetti a Palermo, ad una distanza di circa 100 Km dall'epicentro, dove fu registrato il crollo totale di numerosi edifici, la morte di 19 persone ed il grave ferimento di altre 25.
La maggior parte dei ricercatori che si è occupata dello studio di questo terremoto è concorde nell'attribuire la cause di questa spiccata anomalia, che ha riguardato l'abitato di Palermo, a fattori di natura topografica e geologica che hanno prodotto la locale esaltazione degli effetti. Un ulteriore e rilevante aspetto che ha contribuito ad aggravare i danni osservati a Palermo è rappresentato dal fatto che molti edifici in quella città erano stati già gravemente danneggiati dal terremoto del 1726 (durante il quale morirono circa 400 persone) che ne aveva pertanto compromesso le caratteristiche di resistenza.
Il palermitano Carlo Maria Lenzi, vescovo di Lipari dal 1818 al 1825, lesse come segno provvidenziale, dovuto all'intercessione di San Bartolomeo, il non aver subito alcun danno dal rilevante terremoto, il territorio delle Isole Eolie.
Ecco perché istituì la festa del 5 marzo che, dall'anno successivo, cioè dal 1824, fu solennemente celebrata.
Il Vescovo Lenzi "affidò" alla piccola Chiesetta di San Bartolomeo a Monte Gallina, di mantenere desta, lungo i secoli, la memoria di quanto accaduto e, ai contadini abitanti in quella contrada, il compito di attendere con zelo alla cura dei festeggiamenti.
Nella festa del “5 marzo”, si ricorda anche un avvenimento prodigioso avvenuto in tempo di carestia nel 1672.
Lo storico Pietro Campis fa riferimento ad un vascello francese diretto a Messina con un carico di grano che, a causa di una tempesta, dovette approdare a Lipari lasciando a terra, senza pretesa di pagamento, il suo carico.
Mons. Re, richiamando questo dato provvidenziale, il 23 agosto 1930 inaugurò un prezioso reliquiario avente forma di un’artistica navicella, atto a contenere un “frammento di pelle” del glorioso Apostolo.
Infine, in questo giorno si fa memoria che nel 1915, prima che la Processione con il Simulacro Argenteo raggiungesse di ritorno la Cattedrale, crollarono alcune mura dell'attuale via del Concordato e seppellirono tre ragazzi (Giovanni Lampo di anni 10, Angelo Candela di anni 13 e Pasqualino Flauti di anni 10).
Se, l’accensione delle candele attorno al Simulacro (spentesi all’incrocio con via Maurolico), non avesse consentito quella “necessaria” piccola sosta, i morti sarebbero stati molti .
Anche quest’anno, oltre che le Sante Messe in Cattedrale, una celebrazione presso la piccola Chiesetta di Monte, Venerdì 5 marzo 2021 alle ore 16,00.
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