di Lino Natoli
Leggo molteplici interventi che fanno notare come il regolamento per il cosiddetto "contributo di sbarco" presenti contraddizioni, difficoltà interpretative e lacune che, tra l'altro, lo rendono soggetto a possibili ricorsi in sede amministrativa.
Sono già intervenuto sulla questione: non è tassando chi decide di venire in vacanza alle Eolie che si risolvono i problemi, ma queste sono scelte politiche, tra l'altro mi pare condivise da tutti gli aspiranti alla carica di sindaco. Continuo a pensare che ci siano altre forme più accettabili di tassazione per i turisti, ma non posso pretendere di sottoporre a sforzi eccessivi chi si sta impegnando nel proporre agli elettori progetti di sviluppo radioso per le nostre isole.
Mi permetto, tuttavia, di sottolineare come quel regolamento, ed invito tutti a leggerlo, sia inaccettabile, oltre che nel contenuto, nella forma. Siccome chi paga ha il diritto di sapere e capire cosa e perché sta pagando, sarebbe stato opportuno scriverlo in maniera adeguata, disciplinando meglio i modi di pagamento ed individuando finalità indubitabili, così da poter pagare una volta e con la certezza poi di avere in cambio servizi coerenti ai motivi per i quali l'introduzione della tassa è stata chiesta in sede legislativa. Per essere più chiari, non vorrei che finisse in salsicciata.
Quanto alla forma, il regolamento adottato presenta un testo, poi emendato con pezzetti di carta scritti a mano, talvolta con strafalcioni ortografici, correzioni e cancellature. Non mi pare che un provvedimento così importante, tra l'altro destinato anche a soggetti stranieri i quali hanno anche loro il diritto alla chiarezza, possa essere presentato in quella forma. Sarebbe stato un gesto quantomeno gentile nei confronti dei contribuenti, scriverlo in maniera conveniente. Ma anche la gentilezza prevede una certa competenza.
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