Eventi e Comunicazioni

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Dettagli...

 

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di Roberto Piemonte

Lipari, pescatore afflitto con l'amico gabbiano...consolatore!

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Egr. Direttore,

in questi giorni leggo nel suo Notiziario vari interventi, che esordiscono:

In attesa del “Between the wrinkles of an unexpected glacier – Lipari discovering white pumice quarries”, per quanto riguarda la riqualificazione dell'areapomicifera......

e per l'Area Marina Protetta:

The Aeolian Islands Preservation Fund - News Letter

The Aeolian Islands Preservation Fund (AIPF) helps preserve the exceptional beauty and natural value of the Aeolian Islands. The AIPF raises money from people from all around the world who care about the future of the Aeolian Islands. We support environmental, artisanal, and sustainable initiatives, carried out by local, Italian or international organisations. The AIPF is an initiative started by friends of the islands, who want to give this fragile ecosystem the protection it deserves....................................

fermo restando la valenza mondiale della lingua inglese, mi sorge un dubbio; ma no che rischiamo di diventare una colonia del Regno Unito post brexit ???

di questi tempi non si sa mai

per le questioni che ci riguardano da vicino, molto vicino, l'uso corrente della nostra lingua, la lingua italiana, non sarebbe male affinché tutti, nel leggere, possano ben comprendere quanto viene scritto.

Grazie per lo spazio

 

L'INTERVENTO

di Angelo Sidoti

La traduzione del “solo titolo” del prossimo Workshop del Politecnico di Milano: “Nei solchi di un ghiacciaio inatteso – Riscoprire le cave di pomice di Lipari”. Mentre il testo del comunicato era rigorosamente in lingua italiana. In questo secondo evento siamo “obbligati” ad utilizzare la lingua straniera come mezzo di comunicazione in quanto la platea degli studenti sarà costituita per ben il 60% da ragazzi stranieri. Non dimentichiamoci, infine, che per la realizzazione di questa iniziativa bisogna attrarre “interesse e risorse” anche di soggetti esteri tenuto conto che le Isole Eolie rientrano tra i 51 siti italiani della WHL Unesco.

Il taglio

Brexit, un taglio alla lingua: "Con il Regno Unito fuori, l’Unione europea non parlerà più inglese"

La commissione per gli Affari costituzionali a Bruxelles: "Ogni Paese ha un idioma ufficiale, l'Irlanda il gaelico"

 
 

27 ottobre 2016

La prima ministra inglese Theresa May. La Ue non userà più la lingua anglosassone nei documenti ufficiali LONDRA. È la lingua franca dell'Europa, oltre che del mondo intero. Ma quando la Gran Bretagna uscirà dall'Unione Europea, l'inglese potrebbe scomparire come lingua della Ue. L'avvertimento non è uno scherzo: viene da Danuta Hubner, presidente della commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo, di cui è deputata in rappresentanza della Polonia. È vero che i popoli dell'Unione, nei corridoi di Bruxelles e di Strasburgo così come in qualunque altro luogo si incontrino, per comprendersi continueranno probabilmente a comunicare nel linguaggio di Shakespeare - o per meglio dire in "broken English", l'inglese sgrammaticato di chi lo mastica come seconda lingua, come ironizzò una volta il principe Carlo d'Inghilterra: l'idioma globale, dal web alla scienza, dalla finanza al turismo, è quello. Ma l'Unione Europea ha attualmente 24 lingue, afferma la presidente Hubner, tra cui l'inglese perché la Gran Bretagna lo identifica come propria lingua ufficiale: per cui, nel momento in cui la Gran Bretagna esce dalla Ue, è inevitabile che esca almeno ufficialmente anche l'inglese.Qualche avvisaglia che corresse rischi simili era trapelata nei giorni scorsi, quando è girata voce che il capo negoziatore prescelto da Bruxelles per la trattativa con il Regno Unito su Brexit, l'ex ministro degli Esteri francese Michel Barnier, preferirebbe utilizzare la propria lingua madre nelle discussioni e nei documenti ufficiali, sebbene parli perfettamente l'inglese. Theresa May ha reagito con sdegno, non prendendo nemmeno in considerazione l'ipotesi. Invece adesso ritorna fuori. Magari non si parlerà francese nel negoziato su Brexit. Ma si potrebbe non parlare più inglese nella Ue, perlomeno a livello ufficiale."Abbiamo una norma in base alla quale ogni Paese membro della Ue ha diritto di scegliere una lingua ufficiale", ha detto la presidente degli Affari costituzionali dell'Unione. "Gli irlandesi hanno scelto il gaelico. Malta il maltese. Soltanto la Gran Bretagna ha scelto l'inglese. Perciò, se nella Ue non ci sarà più la Gran Bretagna, non ci sarà più neanche l'inglese". Elementare, Watson, potrebbe commentare qualcuno, in qualunque lingua. Forse nel commento della deputata polacca c'è un pizzico di animosità: l'eccesso di immigrati dalla Ue, in particolare polacchi, è in testa alle ragioni che hanno spinto gli inglesi a votare per Brexit. Ma in teoria il ragionamento tiene. Hubner riconosce che l'inglese è "la lingua dominante" fra i funzionari dell'Unione, aggiungendo tuttavia che per cambiare la regola "una lingua a Paese" serve un voto unanime di tutti i Paesi membri. Anche questa, come molte norme Ue, è interpretabile: Irlanda e Malta scelsero gaelico e maltese perché l'inglese, quando entrarono nella Ue, era già una sua lingua ufficiale, per la Gran Bretagna. In futuro, non è escluso che si opti per permettere più di una lingua a Paese, e allora l'inglese, uscito dalla porta, potrebbe rientrare dalla finestra. Ma la Commissione europea ha già cominciato a usare di più francese e tedesco nelle sue comunicazioni con l'esterno, riporta il Wall Street Journal.Non per questo l'inglese subirà un declino analogo a quello della sterlina, ma non c'è dubbio che sia un altro effetto di Brexit.

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