di Alessio Ribaudo
E poi un giorno decidi di scalare Iddu. A 16 anni del resto sarebbe stato troppo facile e i pensieri quando andavamo a Stromboli da ragazzi erano ben altri. Per arrampicarsi su Iddu è obbligatorio essere accompagnati da guide autorizzate. Un rapido consulto con Bartolino Leone, collega e ras delle Eolie e la scelta va su Mario Zaia, detto Zazà. Le guide, nei giorni precedenti, erano state chiare:" Non è una passeggiata, è un'arrampicata dura, bisogna essere preparati". Il motivo è semplice. I sentieri sono piste sabbia vulcanica, i piedi affondano e la fatica è notevole.
Stromboli del resto non è Formentera (per fortuna) e un'isola dove il tempo è scandito da esplosioni, boati, pietre incandescenti che ruzzolano lungo la sciara del fuoco e si spengono in mare in un moto perpetuo. Sotto Iddu anche gli amori sono esplosivi come quello fra Rossellini e la Bergman. Iddu è emozione, natura selvaggia, capperi che si inerpicano lungo sentieri, profumi di gelsomini, spiagge di sabbia nera ma i colori esplosivi delle mattonelle stefanesi. Iddu è pericoloso e non si può proprio salire senza guida, caschetto, scarponi, torcia, cambi di tshirt e acqua. Tanta. Arrampicarsi da zero a 924 metri fino al Pizzo sopra la Fossa è uno spettacolo perché vedi tante formichine in fila indiana che salgono e scendono per ammirare le viscere della Terra esplodere.
Mentre pensi a tutto questo, ti appare questo signore dal fisico minuto e nervoso. Si chiama Mario Zaìa ma per tutti è Zazà. Le altre guide gli parlano con rispetto perché è lui il decano. Conosce ogni respiro di Iddu. Lui che, ironia della sorte, è nato liparoto ed è diventato strombolano per selta. Zazà ha la barba brizzolata e incolta come il grande scrittore Mauro Corona. Il suo viso è nero come le pietre di Stromboli. Ogni ruga è profonda come pozzi. Come pozzi potrebbero essere le storie che potrebbe raccontare. Del resto, da 30 anni cinque volte a settimana compie questa scalata: 3,5 ore- 4 in media (2 ore per scendere).
"La gente sale con me perché sono attratti dal pericolo, hanno voglia di adrenalina, di batticuore, di quasi erotico ma alcuni poi si fanno prendere dalla paura, scendono anche se il mio compito è quello di portare tutti in cima in sicurezza". Zazà trasuda amore per Stromboli e durante l'arrampicata, fra un "cumpari" rivolto ai bimbi e un "amunì" per incitare chi vorrebbe mollare, ha la lingua tagliente come l'ossidiana. Riprende i padri che non tengono d'occhio i figli e i mariti che non aiutano le mogli. S'incazza e come s'incazza se qualcuno fa scivolare una pietra di sotto.
Mostra come fossero diamanti i fiori dei capperi e i cucunci. S'incazza e come s'incazza se qualcuno non segue i sentieri sabbiosi "perché alla prima pioggia poi franano". S'incazza e come s'incazza se le mogli si attardano a scattare selfie con i mariti e lascivamente fanno cadere dei fazzoletti per terra. Ecco Mario Zazà è il mio siciliano ideale: innamorato della sua terra e pronto a difenderla anche a costo di sembrare sgarbato!
E poi premi il tasto pausa, fermi un attimo quella vorticosa "strummula" (trottola) che è la vita e ti fermi a guardare Gaetano "u vichingu", pescatore di Stromboli. Capisci che è uno degli uomini più ricchi del mondo perché vive in un grande oblò aperto fra il mare più blu del mondo, il nero della sabbia e il cielo che Iddu colora di rosso con i suoi scoppi infuocati. Allora pensi che, ironia della sorte, "strummulu" (da cui anche forse Stromboli) in siciliano significa trottola... L'unica accettabile.