di Giampiero Di Marco*
*Già primario del reparto di ginecologia ed ostetricia dell'ospedale di Lipari
----Il Togo è un stretto budello che è a confine con il Ghana da un parte, il Benin dall'altra e il Burkina Faso in alto. Ex colonia della Germania, passò alla Francia dopo la seconda guerra mondiale, che poi la lasciò indipendente negli anni settanta. Di tutto ciò conserva tre capitali, Togoville la ex capitale francese, Lomè l'attuale e Sotouboua la ex capitale della colonia tedesca. Arrivarci non è stato facile, se non vuoi Air France, occorre un aereo della Royal Air Maroc, per Casablanca, con cambio e altro aereo per Cotonou, via Lomè. Già all'arrivo ti accorgi della miseria di questo paese, fuori dalle rotte turistiche, infatti all'aereoporto non ti attende la solita folla di neri che aspettano l'occasione per offrirti i loro servizi, dai taxi alle camere d'albergo e che stanno svegli anche tutta la notte in attesa. Dal punto di vista sanitario la situazione non è poi così disastrosa, hanno un'aspettativa di vita di circa 60 anni, e l'AIDS, non supera il 5 per cento, meno quasi che da noi, sempre se le statistiche ufficiali siano corrette. Però non mancano le malattie infettive, dalla malaria alle varie infezioni dovute alla contaminazione per le fogne che mancano, tifo, paratifo, salmonella, epatite e via dicendo. E naturalmente tutto quello che è legato alla alimentazione sbagliata, diabete, colesterolemie , e oggi infarti, ipertensione. Problemi comunque affrontabili, se il paese potesse avere un numero di medici sufficienti. Qui qualcuno che studia all'estero in Francia o in Canada, non torna più, un po' di medici locali si trovano quasi tutti nella capitale Lomè, una grande città di 1 milione di abitanti, mentre il resto della popolazione che complessivamente è di 4 e mezzo è sparsa per tutto il territorio nazionale. L'ambulatorio della ong italiana dove mi appoggio si trova in un sobborgo della capitale, a Kegè dove si trova lo stadio e appena si sparge la notizia nel quartiere che sono arrivati medici italiani, perché non sempre ci sono, si fa la fila dalla mattina con gente che attende pazientemente di essere visitata. Questa ong ha quasi finito di costruire anche un altro poliambulatorio nella vecchia capitale francese Togoville, sulle sponde del lago e lì si farà non appena possibile anche della piccola chirurgia, dalla oculistica alla otorino e a quella ostetrica e chirurgica. Ma anche questo poliambulatorio di Lomè è molto utile alla popolazione, inoltre la presenza fa crescere anche di qualità il servizio di infermieri e medici scalzi, cioè diplomati locali che lavorano presso il centro. Si lavora con ritmi asfissianti per il caldo opprimente, ci sono solo dei ventilatori, che non ti portano granchè di beneficio oltre a procurarti dolori da raffreddamento. Ma così si va avanti, interruzione per il pranzo cucinato da una donna di qui sui carboni, pietanze africane, zuppe con verdure e pesce seccato al sole, condite con pima, peperoncino piccantissimo, che è quello della Nigeria, e riso, couscous, e poi frutta, papaya, mango, ananas, banane, che è inutile che vi racconto perché tanto il sapore della frutta maturata al punto giusto è un'altra cosa. Si cerca di riposare dopo il pranzo e poi ricomincia la carica fino ad esaurimento della fila, domani si ricomincia daccapo. La squadra che è con me è composta da una dentista, una cardiologa, una ragazza fresca di laurea che vuole fare malattie infettive, una infermiera ungherese di origine ma che lavora in Italia, e un oculista. Dopo quindici giorni arriverà un'altra squadra, io ho scelto di stare un mese intero di fila. Ho già fatto una gita nel nord del paese circa 400 km di strade dissestate e sterrate, una vera avventura africana, dormendo in albergo certamente non a cinque stelle, e mangiando dove capita. Siamo andati a vedere un sito protetto dall'Unesco, un villaggio fortificato dove ancora vivono fuori quasi dalla civiltà un gruppo di persone. Il capo però aveva una bella radio portatile e si divertiva ad ascoltarla. Era molto bello e fuori del tempo il villaggio di casette e capanne costruite attorno a una serie di baobab, di cui uno molto grande dove probabilmente la tribù si riunisce per mangiare, o decidere insieme qualcosa. Animali ci sono ma nei parchi. Fuori se li sono mangiati tutti. Qui mangiano qualsiasi cosa, la mia bella infermierina che mi assiste, mi parla leccandosi le labbra di come è buono il cane, il gatto che si mangia se vuoi diventare intelligente, e anche il ratto. Questo soprattutto nei villaggi interni, a Lomè anche se non si vede un cane in giro, non credo, c'è anche un bel porto commerciale, e la pesca è molto fruttuosa, ho fatto una zuppa con due grosse ombrine per quasi 7 kili. Poi ci sono tonni, bonito, dorados, aragoste e mazzancolli.
Insomma questa è l'Africa nera, non quella delle cartoline di Malindi o del Sudafrica.