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di Sandra Figliuolo

Fa piacere scoprire che ci sia voluto un naufragio con vittime facoltose - comunque extracomunitarie, ma non africane - per portare l'Ordine nazionale dei giornalisti e anche l'Assostampa Sicilia ad accorgersi che la legge Cartabia ha praticamente reso impossibile fare giornalismo, ovvero fornire un'informazione accurata e completa ai cittadini, come prevede la Costituzione.

Chi parla oggi non ha detto però una parola per due anni, cioè da quando arrivano comunicati stampa (non notizie riservate) senza i nomi degli arrestati, senza il luogo in cui sono avvenuti i fatti ed altri elementi essenziali di una notizia, e per giunta quasi sempre a settimane di distanza dai fatti stessi.

Non ha fiatato quando quei poveri quattro cronisti ancora rimasti in circolazione e che quotidianamente - non solo quando c'è la grande tragedia internazionale - cercano di verificare banalmente una rapina, un tentativo di omicidio, una violenza sessuale, il naufragio di altri stranieri (disperati che aspirano ad una vita migliore, non magnati in vacanza) o un qualsiasi fatto di cronaca e devono fare invece i conti con muri di gomma basati su argomenti insensati.
Non ha avuto nulla da ridire quando altrove si è subito messo in evidenza, invece, che la direttiva europea sulla presunzione d'innocenza non ha un solo punto in comune con la legge partorita dall'Italia, la Cartabia appunto, per recepirla.

Anzi è addirittura in palese contrasto con essa, visto che la premessa dell'Europa è comunque quella di SALVAGUARDARE SEMPRE LA LIBERTA' DI STAMPA E IL DIRITTO ALL'INFORMAZIONE, e rimarca pure che in quei Paesi dove già esistono delle norme sul tema, non c'è proprio nulla da aggiungere: l'Italia la presunzione d'innocenza ce l'ha nella Costituzione, tra i suoi principi fondamentali, ed è anche un dovere deontologico di chi esercita la professione giornalistica. Ma non bastava. Noi, in Italia, siamo arrivati all'assurdità di doverla "rafforzare" e in un modo molto semplice: impedendo di fatto a magistrati ed appartenenti alle forze dell'ordine di parlare con i cronisti. Mentre in Ungheria continuano a portare gli imputati in catene e al guinzaglio nelle aule di giustizia.

Nessuno si è accorto che era altrettanto in contrasto con le leggi disporre che l'unica persona a cui è concesso emanare un comunicato stampa in ambito giudiziario è il procuratore della Repubblica, che non è un giornalista (e infatti poi dai comunicati si vede) e che praticamente finisce per esercitare abusivamente la professione quando sottoscrive un documento di quel tipo. E' un paradosso per dire come è stata scritta la Cartabia...

Non serve mica essere esperti di diritto per capire che la presunzione d'innocenza non c'entra nulla con il negare informazioni essenziali sui fatti di cronaca e a maggior ragione quando, come nel caso del veliero affondato, al momento neppure c'è un indagato. Bastava leggerla questa famigerata legge, due anni fa, per capirne chiaramente le reali finalità.
Sono felice che qualcuno lo abbia scoperto oggi, forse perché per la prima volta si è alzato dalla sedia e ha avuto l'ardire di fare una domanda, trovandosi però una porta chiusa in faccia, mentre gli altri le prendono da mesi e mesi queste porte in faccia. E, al di là di tutto, sono comunque quasi sempre riusciti a portare la notizia a casa, stringendo i denti e senza frignare. A differenza sua.

L'attacco frontale al procuratore capo di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, è stato utilissimo ed ha portato ad un grandissimo risultato: sabato alle 10 ci sarà una conferenza stampa. In cui non si dirà, come è ovvio, assolutamente nulla, essendoci indagini - peraltro molto complesse - in corso.
Ma veramente chi ha contestato al magistrato di non ricorrere agli unici strumenti che la Cartabia gli consente di utilizzare per comunicare con la stampa - comunicati stampa e conferenza stampa appunto - pensa di andare a sedersi lì e di avere una risposta alle sue domande? Crede davvero che davanti alle telecamere di tutto il mondo il procuratore dica il nome di eventuali indagati e descriva con cura e dettagli la dinamica del naufragio, per cui serviranno chissà quali assurde perizie?
Evidentemente ha dimenticato - perché forse non c'era - quando solo pochi mesi fa si è recitato lo stesso copione, sempre con la Procura di Termini, e mentre si era tutti nella caserma dei carabinieri di Bagheria per scoprire i contorni della strage di Altavilla - un atroce triplice omicidio - non solo non si è scoperto proprio nulla, ma nel frattempo, da Palermo, la Procura dei minorenni arrestava la figlia di uno degli indagati?

Tutto questo mi rende meno felice perché vuole dire che, mentre si pretende di "fare giornalismo", non si ha idea di cosa sia un'inchiesta giudiziaria e di cosa prevede il codice in relazione alle indagini preliminari. E alla fine neanche della nostra professione, che certamente non deve basarsi su comunicati e conferenze stampa, ma su una ricerca costante di informazione, che vanno oltre le veline. Ma certo questo è molto faticoso e distingue un cronista da un passacarte.

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