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di Angelo Pajno

VETRI COLORATI E FRAMMENTI DI SPECCHIO. ANNO DOMINI 1492 DOCET!
Ancora una volta leggiamo della volontà di taluni di colonizzare i mari eoliani nel segno della sacra tutela del prezioso, liquido, elemento.
Incontri con le popolazioni indigene(?) si susseguono in un’opera di proselitismo alla causa che pare non incontrare ostacoli se non fosse che i partecipanti sono, sostanzialmente, sempre gli stessi, e cioè gli aspiranti colonizzatori…. senza però gli aspiranti colonizzandi!
Tradotto in vernacolo potrebbe dirsi… “iddu sa’ sona e iddu sa’ scuta”.

Con l’avvento della bella stagione ecco calare al sud plurinsulare l’armata degli ambientalisti duri e puri che nel nome del “in hoc signo vinces” arringano la (presunta) plebe residente sulle magnificenze di un territorio senza mare e senza terra, rectius: con il mare che ci concederanno di fruire e dei campi che ci consentiranno di coltivare.
Ora, se taluno ha la passione di curare le tartarughe continui pure a farlo essendo tale impegno senz’altro meritorio.
Se talaltro, parimenti, ama ergersi a gendarme della normativa sulla pesca segnalando coloro i quali agiscono di frodo continui pure a farlo ( anche se, rammento a me stesso, un tal compito spetta istituzionalmente al personale della Guardia Costiera che, sostenuta dalla fiscalità generale, e quindi anche dal sottoscritto – peraltro già orgoglioso ufficiale di quel Corpo – lo svolge in maniera egregia) ma non si lamenti se qualche esagitato, a ragione o meno non discuto, rischia talvolta di cambiar loro i connotati.

Ma ciò detto, non si vede il nesso tra tali iniziative e la bramosia di istituire divieti e limitazioni che investono principalmente i residenti, e cioè coloro che si sentono i titolari legittimi della fruizione del loro mare e delle loro terre.
Vedo già l’accigliarsi del probo ambientalista a tale affermazione: “ignorante plebeo, il mare ed il territorio appartengono all’umanità tutta e nell’ambito di tale, divino, disegno tu rivesti solo il ruolo di fastidioso granello di sabbia che rischia di bloccare l’ingranaggio e che mal non sarebbe -se solo si potesse- aspirar via con la scopa elettrica” (naturalmente alimentata ad energia solare, n.d.r.).

Vedi, caro amico ambientalista (o presunto tale), se solo la tua arrogante saccenza non ti avesse impedito di ascoltare chi non la pensa come te, non certo sui principi ( ti stupirà, ma quelli sono comuni), ma sugli strumenti per raggiungere il fine (una effettiva tutela dell’ambiente terraqueo) nel pieno rispetto di chi vive, lavora ed opera in queste isole per 365 giorni l’anno, forse si sarebbe potuto trovare un punto d’intesa.
Ma niet!
Tu, plebeo eoliano, devi solo e sempre genufletterti al superiore pensiero ambientalista, ovviamente depositario del Verbo Supremo.
In sintesi: o con me o contro di me!
Tertium non datur.

Temo però che il (presunto) plebeo eoliano, angosciato da problemi di ben altra levatura afferenti la propria sopravvivenza su questi sette scogli (sanità, trasporti, servizi pubblici, lavoro, portualità ed altre bazzecole del genere) non abbia più soverchia voglia di starti a sentire e ti invita a cercare altri lidi per dare sfogo alla tua bulimia vincolistica.
Son finiti tempi in cui bastava regalare vetro colorato e frammenti di specchio per prendere per i fondelli le autoctone genti per poi sfilargli via da sotto il deretano il loro territorio e portarli all’estinzione.
La storia insegna, ed il 1492 anche, nonostante in quel caso si parlasse di “colombi”, generalmente segno di pace.

*Associazione Eolie Mare Libero - che non vuol dire privo di tutela

Lipari, che pulizia al cimitero...

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