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di Francesco Coscione

Si passa centinaia di volte in un luogo e forse mai, specialmente per gli itinerari conosciuti, ci si sofferma a guardare e a pensare. Non ne abbiamo il tempo. Ma è veramente così? O non vogliamo pensare e ci fa comodo vivere nel nostro piccolo mondo mentale? Ma lasciamo stare le speculazioni filosofiche. La ex stazione di servizio Esso è stata magistralmente trasformata in un angolo molto bello e piacevole con il lavoro dell' Inter Club di Lipari. Questa è la riprova che si può fare e che ci sono idee e buona volontà. Purtroppo queste iniziative rimangono sempre pochi fatti isolati, sia da parte dei privati che da parte delle Amministrazioni del nostro Comune. Tale atteggiamento è trasversale e quindi non riferito solo a chi attualmente ci amministra.

Chi mi ha letto nel passato ricorda che ho detto queste cose molti anni orsono. Il fatto di non praticare attività politica attiva, non solo non mi toglie il diritto di critica (costruttiva ed educata!), ma anzi mi libera da ogni legame dandomi quella libertà di parola e opinione che è il nucleo fondamentale della dialettica sociale e politica. Facciamo un esempio: pensate di arrivare in una attività ricettiva qualunque e trovare muri scorticati, erbacce, muffa, spazzatura trabordante, lenzuola ingiallite, bagni inesistenti e via così. Sono certo che scapperemmo tutti a gambe levate e non lo consigleremmo mai agli amici. Il fatto che quella struttura abbia il più bel panorama del mondo non cambierebbe la nostra opinione.

A Lipari abbiamo strutture alberghiere e ricettive bellissime e curate, panorami mozzafiato, un mare cristallino, itinerari da favola, accoglienza calorosa e amichevole ma nel mezzo nulla. A parte le condizioni drammatiche delle strade alle quali ormai ci siamo assuefatti, le erbacce infestano tutto (anche cigli stradali di parti del centro e limitrofi, cestini stracolmi, spazzatura per strada al mattino in attesa della raccolta, traffico da metropoli nell'ora di punta con parcheggi selvaggi ovunque e si potrebbe continuare. E' necessario un cambio totale di mentalità da parte di amministratori e cittadini.

Chi arriva vede tutto questo e lo dice e loscrive nelle recensioni. Non si tratta di trovare colpevoli, attività ultimamente molto in voga in coloro che non avendo pensiero si accodano a quello degli altri, ma di "fare". Ogni amministratore afferma, probabilmente con ragione, che un giorno avremo strutture portuali e viabilità come a Dubai e in Giappone ma... nel frattempo?Ultimo pensiero. Arrivare a Lipari costa molto in tempo e denaro. Smettiamo di pensare che siamo i migliori del mondo o rimarremo da soli a dircelo.
Non mi pare che Narciso abbia fatto una bella fine.

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1) Sono stato contattato riguardo alla lettera che ho scritto per sensibilizzare sull'ufficio postale di Pianoconte. La persona che mi ha parlato mi ha assicurato che sono stati già visionati tre luoghi da poter adibire ad ufficio. La decisione finale spetterà alla direzione generale di Palermo. Nel frattempo fino ad ottobre è stato prorogato il contratto e, nelle more dell'adeguamento dei locali, l'ufficio sarà posizionato in un container. Vi è stato un interessamento attivo di tutta l'amministrazione comunale, di alcuni consiglieri e di una persona di Pianoconte, che non vuole essere menzionata, alla quale va la mia particolare gratitudine per la modestia di lavorare spesso nell'ombra ma con importanti e positivi risultati nel sociale e nella solidarietà. In una società dove tutti suonano le trombe per niente c'è anche chi fa tanto senza cercare ringraziamenti.

2) Il contratto di locazione per l'ufficio postale di Pianoconte è praticamente scaduto. Pare che si stiano cercando nuovi locali, senza successo per vari motivi. Le Poste avrebbero proposto un container che non è stato accettato (?). Quell'ufficio serve le frazioni di Pianoconte e Quattropani e, spesso, anche clienti di Lipari che se ne servono, per abbreviare le file. Il bancomat è già stato chiuso da settimane. Mi sembra logico che tutti, amministrazione comunale, cittadini e tutti coloro che pensano sia un servizio utile, possano fare sentire la loro voce in modo civile.

Io sono un sognatore. Immagino una società utopistica dove si amano e si accudiscono i genitori anche se non ne siamo gli eredi, dove amiamo e collaboriamo con la Chiesa anche se il Parroco non è simpatico, dove chi non viene eletto offre collaborazione a chi amministra per amore alle persone e al territorio. Ma questi sono i miei sogni. L'ufficio postale sarà chiuso e forse tutti ne avremo un po' di responsabilità.

NOTIZIARIOEOLIE.IT

Conoscete il "PRINCIPIO DELLA RANA BOLLITA"? No? Bene alla fine troverete il link.
Intanto vorrei far presente che da qualche tempo, tra l'assoluta indifferenza generale, lo sportello bancomat dell' Ufficio Postale di Pianoconte è stato disattivato e chiuso, a tempo indeterminato, con un pannello metallico.

Vorrei ricordare che quello sportello serve un'utenza di quasi duemila abitanti (Pianoconte, Quattropani e zone limitrofe) e che è uno degli unici tre esistenti nell'isola (quello posto all'interno dell'Ufficio di Lipari funziona soltanto durante gli orari di apertura dello stesso). Ritengo che sia dovere, quantomeno morale, dell' Amministrazione Comunale e dei Consiglieri, farsi portavoce presso la direzione delle Posta per il ripristino dello stesso al più presto.

Se si fosse guastato lo sportello bancomat di Piazza Cairoli a Messina pensate che avrebbero fatto la stessa cosa? Certo noi a Lipari abbiamo i conti correnti gratuiti alle Poste e non paghiamo tasse quindi niente pretese! Il mio pensiero è che questi siano i prodromi della chiusura dell'ufficio più volte tentata dalla direzione postale.

Leggetevi il link sotto e ditemi se anche voi cominciate a sentire un certo... calore.
https://www.tragicomico.it/il-principio-della-rana-bollita-noam-chomsky/

Lipari, il ricordo di Antonino Criscillo

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di Marilena Maffei  

Con la morte di Antonino Criscillo scompare un altro tassello della vita eoliana del Novecento. L’avevo incontrato oltre dieci anni fa, quando era già anziano, grazie alla mediazione e all’amicizia della nipote Maria. Antonino mi aveva narrato alcune storie della sua famiglia, mi aveva parlato del padre che a soli quattordici anni era partito da Ginostra per andare negli Stati Uniti, poi si era trasferito in Argentina e infine si era stabilito in Nuova Zelanda.

Un emigrato come tanti nelle Eolie, aveva detto Antonino, e che come tanti la moglie l’aveva voluta scegliere nel suo paese d’origine: Ginostra appunto. Dopo la nascita del terzo figlio era però voluto tornare in Oceania dove poi era morto quando non aveva ancora cinquant’anni.
Soprattutto però Antonino mi aveva raccontato della madre. Era orgoglioso di quello che lei aveva fatto durante la prima guerra mondiale per fare arrivare con regolarità la posta da Ginostra a Stromboli, come si legge nel brano che segue:

“A Ginostra non c’era il medico e non c’era nemmeno la nave! La nave non c’era e c’era un servizio [postale] che c’è stato specialmente durante la guerra del ’15-18, e l’incarico di raccogliere la posta e di fare il procaccia con Stromboli l’aveva mio nonno.
E io ricordo che nella casa di mio nonno c’era proprio la buca [della posta] sul fianco della casa che dava sulla strada, che poi era un piccolo stipetto con la chiave però di sopra aveva la pensilina per la posta. E allora mio nonno prendeva questa posta, la metteva in un sacchetto e quattro di loro, della famiglia, marito e moglie sempre presenti e poi due figli, quand’era buon tempo con la loro barca [chiamata] Roma dovevano andare a Stromboli a portare il plico della posta.
E dovevano andare di buon mattino perché la nave andava via e lui poi alle dieci già doveva essere all’ufficio postale [di Ginostra].

Quando questo non era possibile perché il mare era mosso, allora mio nonno doveva andare a piedi. Ma non andava! Ha scelto mia mamma che era la più intelligente e la più capace, - per cui mia mamma quando lo raccontava si esaltava dicendo che lei era una persona speciale -, perché doveva fare un sentiero, sai, terribile! Io l’ho fatto […], era un tragitto che a piedi durava tre ore con il mare mosso […].
E sua mamma come faceva? Lungo la spiaggia, sugli scogli. Saltare scoglio scoglio scoglio scoglio scoglio e quando il mare minacciava doveva andare su in alto, fare qualche girata sulla montagna. Ma proprio posti rischiossimi! A me per esempio se arrivava un’ondata e mi portava via nessuno mi avrebbe più ritrovato […].
Mia mamma faceva questo lavoro, l’ha fatto per tutto il periodo della guerra, dal ’15 al ’18.

Quanti anni aveva? Mia mamma era giovanissima, non era ancora sposata, era agilissima, si sentiva un’autorità! E diciamo che nel fare questo lavoro - arrivando a Stromboli c’era più cultura: c’era l’ufficio postale, c’era il direttore, c’era il maresciallo dei carabinieri, c’era il maresciallo della Marina perché Stromboli era una specie di piattaforma [militare], c’erano i semafori, c’era la Finanza, i carabinieri, c’era tanto personale militare - lei vedendo e parlando si era erudita, diceva lei no?” (da “La maga e il velo.

Incantesimi, riti e poteri del mondo magico eoliano”, 2021, Roma, CISU, p.161)
Così raccontava Antonino Criscillo una mattina del 22 agosto 2011 nella sua casa di Lipari sulla piazza di Marina Corta. Gli ridevano gli occhi mentre mi spiegava che la madre era talmente agile e veloce che riusciva a percorrere il lungo e pericoloso cammino da Ginostra a Stromboli in un tempo brevissimo, soltanto un’ora e mezza. Mentre lui per coprire quel tragitto accidentato e impervio impiegava ben tre ore, il doppio del tempo!

Mi è rimasta nella mente la sua ammirazione per la madre, che traboccava anche dietro a quel fare un po’ canzonatorio con cui, si rammentava, le rispondeva quando lei con grande fierezza raccontava ciò che era riuscita a fare in quegli anni difficili della guerra. Sono trascorsi più di cento anni da quegli eventi di una storia minore che tuttavia rende unico un territorio.

Non dimenticherò Antonino Criscillo che ha voluto condividere con me i suoi ricordi.

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di Gianni Iacolino

L'ho conosciuto una notte di febbraio del 1972 a Stromboli. Un forte vento sferzava l'isola ed il vulcano ,per non essere da meno,ci metteva di suo qualche tremore così da far vibrare più forte i vetri delle imposte. La tempesta perfetta. Non capivo bene se fossi stato svegliato da questa baraonda di rumori o se si fosse trattato del bussare alla porta da parte di qualcuno. Non esisteva a Stromboli il campanello elettrico , eravamo al tempo del lume a petrolio e delle lampade a gas . Decido di andare alla porta e mi si presenta, anzi mi acceca con la sua potente torcia a batteria un omone che entra quasi prepotentemente, seguito da una signora tedesca ed il suo bambino bisognoso di cure.

Venivano da Ginostra con la barca in una notte da incubo. Si presenta con fare minaccioso : . Avevo attrezzato il mio ambulatorio di medico condotto di tutti quei presidi indispensabili in un'isola e nel giro di alcune ore , alle prime luci dell'alba, il ragazzino aveva superato la crisi e tutto volgeva per il meglio. Criscillo era molto più disteso e cominciò a mostrare quel lato simpatico e generoso del suo carattere. Ebbe inizio cosi un'amicizia sincera con qualche frequentazione estiva nella sua bella dimora affacciata sul mare.. Era intanto convolato a nozze con la professoressa Giovanna La Cava , abbandonando di colpo le sue abitudini da scapolone , decidendo di vivere a Lipari, anzi a Marina Corta, con Ginostra sempre nel cuore.

Ossessionato dalla paura delle malattie, visse da malato per spegnersi da sano e fu sempre lo stesso uomo da giovane e da anziano : caparbio, genuino e verace. Così voglio ricordarlo cocciuto e simpaticone, minaccioso come quella notte di cinquantuno anni fa ed affettuoso ospite nel suo rifugio sotto il vulcano.

Mi rivolgo all' Amministrazione Comunale nella persona del Sindaco, dell' Assessore al ramo e dell'Ufficio Preposto. Alla inesistente provincia di Messina oggi chiamata in modo altisonante e vuoto Città Metropolitana, al Comandante della Polizia Municipale di questo Comune.

Questi tombini si trovano nella curva ad U in località Tufo e nel rettilineo di Pianoconte subito prima dei cassonetti della nettezza urbana, lato destro. La mia gamba ci entra dentro quasi fino al ginocchio, non sono segnalati, non sono protetti e costituiscono GRAVISSIMO PERICOLO PER LA CIRCOLAZIONE DI OGNI MEZZO !!! La mia tristezza non è che la ditta che ha svolto i lavori li abbia lasciati così, considerando che in questa sfortunata nazione nessuno è responsabile di nulla ma del fatto che E' MAI POSSIBILE CHE NESSUNO VEDA NIENTE???

Passano di li assessori, consiglieri, impiegati, ex assessori ed ex consiglieri, privati cittadini. IN QUESTO DISEREDATO E ABBANDONATO PAESE NESSUNO VEDE NULLA? Nessuno è capace di prendere la ditta che ha eseguito da pochi giorni i lavori lasciando questo scempio e COSTRINGERLA A METTERE IN SICUREZZA TUTTO QUESTO??? STANNO SPENDENDO I NOSTRI SOLDI IN QUEI TOMBINI!!! SVEGLIATEVI DAL TORPORE EOLIANI !!!

Ma perchè mi accaloro? Non interessa a nessuno, ci sveglieremo solo quando un nostro parente ci finisce dentro e forse ci rimette la vita, poi tutti a suonare trombe. VERGOGNA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Per mia fortuna e salute guardo circa un'ora di televisione all'anno ormai da molti anni, costretto quando capita che sia accesa a casa di qualcuno e, per educazione, non gli chiedo di spegnerla. I canali televisivi sono ormai asserviti al padrone delle testate o al governo del momento, ma questo si sapeva, niente di nuovo sotto il sole. Adesso il popolo bue deve cibarsi del mangime preconfezionato per l'oblio, deve ridere, distrarsi e, soprattutto, non pensare. Già il pensiero... questo disperso.

Da un paio di giorni tutti i programmi contenitore, i talk show pieni di esperti che, fino a qualche giorno fa, blateravano indignandosi per ore sul morto del giorno, sulla vecchietta truffata, sulla Lollobrigida con un inviato sul luogo del delitto, uno dalla questura, uno dalla casa della nonna, uno da dove ha vissuto in gioventù tutti profumatamente pagati da noi, hanno magicamente cambiato palinsesto. Adesso c'è una tragedia vera con migliaia di morti, con centinaia di migliaia di esseri umani al freddo, alla fame e alle epidemie. Adesso ci sono i bambini sotto le macerie che urlano e muoiono senza poter fare nulla. Avete capito di cosa sto parlando? Mi pare di no. Ve lo dico io: adesso c'è San Remo. Palinsesti Rai pieni di San Remo, via i morti, gli affamati, i bambini sotto le macerie.

Adesso siamo felici e, per esserlo completamente, stasera a San Remo ci sarà il nostro Presidente Mattarella a sostituire Zelenzky per fare ascolto. Oggi Amadeus era emozionato con la lacrimuccia nell'annunciarlo. Si emozionerà anche stasera quando con una nauseante ipocrisia ricorderanno i morti del terremoto in Turchia. Lacrime di coccodrillo. Siccome non cado nella trappola del tipo: si doveva fermare il festival? Si doveva avere solidarietà sincera e non quella vergognosa e perversa che non abbiamo! Sarà la vecchiaia ma questi fatti non li sopporto più. Cosa posso fare?

Intanto indignarmi! Intanto dirlo, pensare, uscire dalla massa di questo popolo col cervello atrofico e, soprattutto, pagare novanta euro l'anno di una tassa camuffata da canone televisivo per sopportare tutto questo.
Quando finirà San Remo ci occuperemo del terremoto, adesso non possiamo!
Viva l'Italia, viva Sanremo, viva Mattarella.

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